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Lettera al bambino nella foto

Paolo Boldrini
1 minuto di lettura

Caro Aylan, non ci conosciamo, ma voglio dirti che in Italia si fa ancora un gran parlare di te, della tua morte e della fotografia del tuo cadavere sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. La tragica fine di un bambino di tre anni commuove a prescindere, figuriamoci in queste circostanze.

La Gazzetta di Mantova non ha pubblicato l’immagine che ha fatto il giro del mondo: si vede un corpicino di spalle, sulla spiaggia, maglietta rossa e pantaloni corti blu, accarezzato dalle onde di un mare che sembra provare pietà. Dopo la riunione abbiamo deciso di inserirne un’altra, per rispetto tuo e di tutte le vittime del naufragio. Non siamo sicuri di aver fatto la scelta giusta. Alcuni l’hanno pubblicata con motivazioni condivisibili, titoli efficaci. Cito due quotidiani di altri gruppi editoriali per non essere accusato di conflitto d’interessi: la Stampa (“La spiaggia su cui muore l’Europa”) e il Manifesto (“Niente asilo”). L’aspetto che mi lascia perplesso è che il dibattito foto sì, foto no ha messo in secondo piano la morte di un bambino siriano in fuga dalla città martire di Kobane, del fratellino, della madre e di altri cittadini del mondo. Vedi, caro Aylan, il problema è che non siete tutti uguali. Vent’anni fa, quando il dittatore iracheno Saddam Hussein invase il Kuwait ricco di pozzi petroliferi, la più grande potenza del mondo - gli Stati Uniti - senza pensarci due volte dichiarò guerra all’impostore chiamando a raccolta le altre potenze occidentali.

L’Italia obbedì senza fiatare, in nome dell’oro nero e dei confini violati. Ci fu anche una seconda puntata, per eliminare armi di distruzioni di massa che in Iraq, in realtà, non esistevano. Il rapporto era falso. In Siria, al contrario, i terroristi islamici sono liberi di massacrare donne e bambini, distruggere siti archeologici come Palmira, tagliare la testa agli studiosi senza che l’occidente batta ciglio. La comunità internazionale non si indigna per il sangue dei siriani. Caro Aylan, non c’è posto per te in Europa. Ecco cosa dice la fotografia che ha scosso Renzi, Cameron e la Merkel, fatto piangere tante mamme italiane. Non c’è posto per chi bussa alle nostre porte, attraversa i mari sulle zattere, invade il nostro territorio. In due parole, niente asilo.

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