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Caso Palazzi, le minoranze insistono:«Vicenda non limpida»

Forza Italia, Lega e M5S replicano al sindaco: felici per lui, ma ci sono punti oscuri. Forattini (Pd): un grazie alla Procura, però ci interroghiamo sul modo di indagare

di Nicola Corradini
2 minuti di lettura

MANTOVA. Nessuna scusa. Felici per il sindaco, per la sua innocenza e per la serenità personale raggiunta, certo. Ma le minoranze non ci stanno a passare per inquisitori visionari che hanno strumentalizzato qualche messaggino pruriginoso. Da Fi a Lega a M5S tutta questa storia «non è limpida» e comunque «un sindaco non dovrebbe mettersi in condizioni che lo espongono al rischio di ricatti». Il sindaco pretende delle scuse per le dichiarazioni più pesanti dei giorni scorsi. Che però non arrivano.

«Nonostante Mattia Palazzi ci attribuisca responsabilità politiche che non abbiamo - commenta una nota del gruppo consiliare di Forza Italia - siamo contenti per la sua persona e per tutta la città. Rimane il fatto che tutta questa vicenda non è certo limpida e mescolare la vita privata con la cosa pubblica è molto rischioso. Non abbiamo mai strumentalizzato l’evidente situazione di difficoltà di Palazzi e nessuno di Fi ne ha mai chiesto le dimissioni. Siamo stati garantisti e lo saremo ancora per la questione, ancora aperta, dell’abuso d’ufficio. Attenderemo la conclusione delle indagini per comprendere se vi siano responsabilità dirette del primo cittadino nella gestione dei contributi assegnati alle associazioni culturali».

La capogruppo della Lega, Alessandra Cappellari, si limita a spiegare che «come non siamo saliti sul carro di chi gioiva per quanto accaduto, così oggi allo stesso modo non partecipiamo a questi trionfalismi per una vicenda che comunque ha lasciato e lascia tutt’ora perplessità sia nei cittadini che nella parte politica». «Siamo umanamente contenti che il sindaco sia stato scagionato - osserva Michele Annaloro capogruppo di M5S - Ma invito il sindaco a non porsi lui nel ruolo di chi strumentalizza la vicenda. Resta in piedi l’ambientazione di questa vicenda, che va al di là dei messaggi taroccati. Una vicenda interna al Pd. Ribadisco: un sindaco non deve mettersi in situazioni fosche che lo espongono a possibili ricatti». E poi c’è Luca de Marchi, che aveva chiesto le dimissioni di Palazzi. «Io mi fido della procura e delle forze dell’ordine - dice - e aspetto l’esito delle indagini sui contributi alle associazioni culturali».

Ma naturalmente ci sono commenti di diverso taglio. Gilberto Sogliani, presidente dei Moderati di centro (già Cattolici moderati) argomenta che «a differenza di quanto è sostenuto dalla coordinatrice provinciale di Fi, Anna Lisa Baroni, il consigliere Longfils è stato solo accecato dalla volontà di far dimettere il sindaco». E aggiunge: «In questa vicenda non ci sono né vincitori né vinti in quanto grazie all’operato di queste due signore è solo emerso un aspetto del mondo femminile alquanto squallido e materialista». Il capogruppo di Si, Fausto Banzi, dice che «abbiamo sempre confidato nell’onestà del sindaco. Dispiace vedere come con poco, volontariamente o no (sarà la magistratura a verificarlo), si possa screditare un sindaco, che rappresenta un’istituzione e la collettività».

In casa Pd si passa al contrattacco. «Abbiamo assistito ad un tentativo maldestro e malevolo di infangare l’onorabilità e distruggere la credibilità del Sindaco Palazzi - si legge in una nota del Pd comunale . Tentativo respinto dalla città . È stata inoltre posta in piena evidenza l’insipienza politica di alcuni esponenti di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle, incapaci di sostenere una reale dialettica politica».

La segretaria provinciale, Antonella Forattini, dice che non ha mai avuto dubbi sull’innocenza di Palazzi. «Il proscioglimento da un’accusa così grave, in così poco tempo, ci porta a ringraziare la Procura. Eventi tanto sconcertanti e ambigui interrogano tuttavia ognuno di noi sulle modalità in cui si effettuano le indagini. La pressione mediatica che in tali occasioni si determina può compromettere facilmente la vita di ogni innocente».
 

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