Il decano delle magliette blu: Sergio, prezioso factotum
A 82 anni è ancora attivissimo per il Festivaletteratura. Parente del regista Monicelli, ora è responsabile della cambusa
Maria Antonietta FilippiniMANTOVA. Sergio Monicelli, 82 anni portati benissimo, è il volontario senior, in maglietta blu come i sedicenni.
Come ha cominciato, vent’anni fa?
Mi chiamò Paolo Polettini, dicendo che stavano per fare il Festivaletteratura e serviva uno come me.
Cioè?
Perché so fare un po’ di tutto, come artigiano. I miei venivano da Ostiglia, il mio bisnonno era fratello di Tomaso Monicelli, il papà del regista Mario. Sono cresciuto alla Mantovanella, dove i miei genitori facevano gli ortolani. Io ho imparato ad aggiustare le radio e poi i televisori, poi ho imparato l’informatica e ho trovato lavoro al Cite. Con il Festivaletteratura faccio proprio di tutto. Ho anche accompagnato Ceronetti in auto a Lugano. Data l’età sapevo che è bene fare tante soste e non l’avrei messo in imbarazzo.
Festivaletteratura 2016, la parata dei volontari colora di blu la città per il ventennale
Il primo incarico quale fu?
La sede nel 1997 era alla Cervetta, sul soppalco. Vidi un caos di fili per terra, c’era da inciampare. Comprai la canalina, la feci passare attorno ai muri e feci arrivare a ogni tavolo una scatola con tutte le prese. Ma i fili del telefono entravano dalle finestre. Andai a controllare in piazza Erbe, proprio di fronte vidi che c’era un armadio della Sip e sotto un pozzetto un tubo che passava sotto la strada. Chiamai il tecnico della Sip, non c’era ancora la Telecom, e lo convinsi a portare i fili di là e organizzare un armadio.
Altri ricordi con i grandi autori del festival?
Beh, io sono responsabile del magazzino e della cambusa. Ci sono sponsor che ci regalano vini di grande qualità. Quando venne Nadine Gordimer, la scrittrice premio Nobel, le ho fatto assaggiare la Corvina di Luciano Piona. Il giorno dopo mi ha chiesto se poteva berlo di nuovo. Poi sentii che David Grossman aveva visto il libretto del Festivaletteratura a casa di un altro scrittore a New York. Gli chiese notizie e tanto gli piacque l’idea di un pubblico che paga il biglietto per ascoltare uno scrittore che volle venire anche lui.
Quanto tempo è impegnato?
Tutto l’anno, aggiusto anche le biciclette dopo ogni festival.
Vuole dare un 10 a qualche membro del comitato?
Lo darei a Gioia Polettini, la zia di Paolo: all’inizio è stata lei a tenere i conti e far partire il festival. Aveva lavorato alla Total all’Anconetta ed è bravissima. Una volontaria doc.
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