Al Conservatorio medaglie d’onore ricordando don Berselli
Mantovani deportati nel lager: domani la consegna dei riconoscimenti ai familiari
Gilberto ScuderiMANTOVA. Oggi, venerdì 25 gennaio, in piazza Sordello le celebrazioni dell’Istituto “Luisa Levi”: i musicisti suonavano e i bimbi camminavano sui piatti – ognuno con sopra scritto un nome – simbolo della dignità umana calpestata.
Domani, sabato, alle 10.30 al Campiani, 9 medaglie d’onore verranno consegnate ai familiari di mantovani deportati nel lager nazisti: tra questi don Costante Berselli, scomparso a 82 anni nel 1994. A ritirare la medaglia saranno le nipoti Maria Grazia e Gabriela Risi. Su iniziativa di don Berselli il 7 luglio 1944 si costituì a Mantova il Comitato di liberazione nazionale, in via Corte (via Rubens) dove nei locali della Curia, e poi nella chiesa di San Gervasio e Protasio, don Costante e don Aldo Porcelli con una radio clandestina trasmettevano al comando alleato di Bari notizie sugli spostamenti dei tedeschi. Scoperti, Porcelli riuscì a fuggire in bici a Brescia e poi in Svizzera, mentre Berselli fu preso e deportato a Dachau.
Là nessuno ingrassava, il menu era di sole verze, e non appena si sentiva sovrappeso Berselli – lo racconta la nipote Maria Grazia – per dimagrire tornava alla dieta Dachau. La nipote ricorda le amarezze dello zio, nei primi anni ’50 accusato in quanto economo della Curia di un ammanco di cassa. Fu riconosciuto innocente 40 anni dopo, ma la ferita non si rimarginò mai.
«Fu sacerdote fino in fondo, celebrava la messa dalle Ancelle di via Dugoni, ma tagliò i ponti con la Curia» prosegue la nipote. Emblema della cultura e della storia mantovana del ‘900, Berselli nel 1945 fondo il settimanale “la Cittadella” che diresse fino al 1955. Nel 1966 diede vita con Giuseppe Amadei alla rivista “Civiltà mantovana”. Dal 1968 al 1978 diresse a Roma il settimanale radiofonico “Mondo cattolico”. Negli anni ‘80 collaborò alla “Gazzetta”, dal 1981 con pseudonimo “Il pievano” firmò per una decina d’anni una rubrica in cui proponeva passi del Vangelo. Berselli scrisse e curò molti libri. Tra questi, nel 1963 in prima edizione poi più volte ristampata, “Cucina mantovana di principi e di popolo”, contenente “L’arte di ben cucinare”, edito a Mantova nel 1662, di Bartolomeo Stefani, cuoco ducale dei Gonzaga.
Don Berselli firmò la cura del libro con uno pseudonimo: Gino Brunetti, il suo nome di battaglia da partigiano. Le altre medaglie saranno consegnate ai familiari di Umberto Ferrari, Valter Galli, Angiolino Ghizzi, Francesco Gozzi, Mario Guerra, Annibale Lipreri, Mario Nuvoloni e Silvio Seguri.
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