Il ricordo di Franco Cesana, partigiano ebreo mantovano ucciso a 12 anni in un rastrellamento
Nato a Mantova, dove la famiglia abitò 10 anni, per poter combattere mentì sulla sua vera età
Monica TappaMANTOVA. Nome di battaglia: Balilla. Non ha nemmeno tredici anni Franco Cesana (ebreo, nato il 20 settembre 1931 a Mantova, dove la famiglia ha vissuto per una decina d’anni) quando decide di arruolarsi nella 2ª divisione Modena Montagna della Brigata Scarabelli come partigiano. Mente ai superiori sull’età, sguardo fiero, spalle dritte e viene accettato. Dura poco. Viene ucciso a Gombola (Polinago) il 14 settembre 1944. I 13 anni non li compirà mai. Restano, a ricordarlo, una foto, una pagella e una medaglia di bronzo al valor Militare, che gli viene conferita il 20 settembre 1955, con decreto del presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi.
«Adolescente pieno di slancio e di spirito patriottico, appena tredicenne si arruolava nelle formazioni partigiane della zona, segnalandosi per ardimento e sprezzo del pericolo in missioni di staffetta e in numerose azioni di guerra. Nel corso di un rastrellamento, si lanciava con decisione e coraggio contro un reparto avversario che cercava di infiltrarsi nello schieramento, ma colpito a morte cadeva da eroe, incitando i compagni a persistere nella lotta. Picciniera di Gombola, 14 settembre 1944» si legge nella motivazione.
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Ma chi era, Franco Cesana? Era un ragazzino vivace, intelligente, con madre veronese e padre veneziano. Una famiglia normale, benestante. Perde il papà Franco a otto anni e viene mandato all’Orfanotrofio Israelitico di Torino dopo essere stato escluso dalle scuole statali a causa delle disposizioni razziali fasciste e poi a Roma, dopo la chiusura del collegio torinese prima del 1943, l’anno in cui si ricongiunge alla famiglia, nei territori dell’Appennino modenese. Non certo una situazione semplice, per una famiglia ebrea. Infatti la famiglia viene sì accolta, ma è continuamente in fuga, di casolare in casolare. Chi protegge gli ebrei, si sa, è passibile di denuncia e la paura si mescola al desiderio di aiutare i Cesana. Quando uno dei fratelli, Lelio, si arruola nei Partigiani, Franco non ha dubbi e decide di seguirlo.
È piccolo e giovane. È felice. Scrive alla mamma, appena può, raccontandole la sua nuova vita: «Carissima mamma, dopo la mia scappata non ho potuto darti mie notizie per motivi che tu immagini. Ti do ora un dettagliato resoconto della mia avventura: partii cosi all’improvviso senza sapere io stesso che cosa stavo facendo. Camminai finché potevo poi mi fermai a dormire in un fienile in località Osteria Matteazzi. Al mattino svegliandomi con la fame ripresi a camminare in direzione di Gombola, sfamandomi con delle more. Arrivai a Gombola verso le 9 e di lì cercai i partigiani, deciso a entrare a far parte di una qualche formazione. Riuscii a trovare patrioti che mi insegnarono la strada per andare al Comando che si trovava a Maranello di Gombola. Andai alla detta località stanco morto, ma mi feci coraggio e mi presentai. Dopo un po’ mi si presentò, l’occasione di entrare a far parte della formazione Marcello. Sei contenta? Presentandomi a Marcello fui assunto e siccome ho studiato, fui dislocato al Comando e attualmente mi trovo stabile relati vamente sicuro in una località sopra Gombola. Cosi non devi impensierirti per me che sto da re. La salute è ottima solo un po’ precario il dormire. Per chiarire un increscioso incidente ti avverto che non ho detto quella cosa che mi hai fatto giurare. Così chiudo questa mia, raccomandandoti alto il morale che ormai abbiamo finito. Affettuosamente ti bacio e ti penso il tuo tesoro. Franco».
Il 14 settembre 1944 è a Pescarola, e decide di andare a trovare sua madre. Ed è proprio lì che cade in un’imboscata. Il corpo viene recapitato alla madre il 20 settembre, giorno del suo compleanno che mai venne festeggiato. Colpisce, nella zona, la tragica fine di questo ragazzino.
Sei mesi dopo, 5 febbraio 1945, a Prignano nasce un bambino nella famiglia Stefani, la mamma insiste per dargli quel nome, Franco, in memoria del piccolo caduto. Quel Franco Stefani è il fondatore e presidente del colosso industriale System.
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