Successo e applausi al Bibiena per l’Orchestra barocca Zefiro
Diretta da Alfredo Bernardini. Conclusa la stagione di "Tempo d'orchestra"
Andrea ZaniboniIl genio, la fantasia, l’intelligenza speculativa e la immensa cultura storica di Bach, trovano uno dei suoi più convincenti ed esaltanti esempi nella raccolta, oggi giustamente famosissima dei cosiddetti “Concerti Brandeburghesi”: 6 meravigliosi Concerti per “plusieurs instruments”, dedicati a suo tempo (era il secondo decennio del Settecento) al Margravio di Brandeburgo; e che sono gioia ed ammirazione incondizionata per il pubblico ed anche per chi si incarica di eseguirli, ben sapendo di trovarsi di fronte ad un compito di alta difficoltà.
Prevedibile insomma la bella cornice di ascoltatori che ha accolto la proposta di questi capolavori a conclusione della stagione di “Tempo d’orchestra”: una impegnativa, lunga integrale realizzata sabato e poi replicata anche ieri sera al teatro del Bibiena con le forze dell’Orchestra barocca Zefiro diretta da Alfredo Bernardini.
Zefiro, fondato trent’anni fa a Mantova è un complesso ad organico variabile che qui ha avuto innumerevoli occasioni (essendo fra l’altro per qualche anno titolare di una propria stagione di concerti) per farsi apprezzare, in un percorso di indubbia qualità e di crescente respiro internazionale, sancito da premi e riconoscimenti.
Ci si attendeva dunque molto da questa realizzazione, che poteva fra gli altri contare su alcuni contributi di eccellente livello come quelli del violinista britannico Huw Daniel, del trombettista Gabriele Cassone, del cembalista Francesco Corti, del violoncellista Gaetano Nasillo, dei fratelli mantovani Grazzi (all’oboe e al fagotto) e dello stesso Bernardini, che è l’anima colta di Zefiro e che in questa occasione si divideva tra l’oboe e qualche intervento direttoriale.
E molto in effetti si è avuto da questo Bach che rapisce attenzione e che si offre con una varietà impressionante di spunti in un tessuto tanto immediatamente comprensibile all’ascolto, quanto di finissima e complessa lavorazione: così che trovare un equilibrio fra incisività e trasparenza, stile e comunicativa, varietà ed unità diventa un obbiettivo tutt’altro che scontato.
Fra le pagine a nostro avviso meglio delineate diremmo il Terzo, il Quarto, Quinto, ma bene e talora benissimo anche altrove, con una efficienza generale molto elevata ed una spinta propensione virtuosistica, con tempi sovente rapidissimi, peraltro incorsa la sera di sabato in qualche imprecisione evidente ed in qualche passaggio scomposto. Ma il clima, avviato non alla perfezione dal Concerto n.1 in fa maggiore vagamente disordinato, ha trovato sul percorso sempre maggiore chiarezza ed una partecipazione collettiva sempre più concentrata convincendo alla fine il pubblico ad un applauso lungo, caloroso e meritatissimo. Un epilogo di alto profilo per la stagione mantovana, che ha già dato il suo arrivederci al prossimo ottobre. —
Andrea Zaniboni
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