Se riportassimo al Gradaro il monumento di Longino? Oggi è chiuso al Ducale
La colonna cinquecentesca segnava il punto in cui il centurione fu martirizzato. Si ergeva infatti fra via Cappadocia e quel vicolo Colonna che è una conferma
Il comitato dell’Associazione Mantova Carolingia ci invia questo contributo storico che è anche una proposta moderna all’amministrazione comunale.
MANTOVA. La consultazione e lo studio cartografico delle antiche mappe della città e in particolare della zona del Gradaro (dal Bertazzolo, 1628; al Raineri, 1831) hanno consentito di individuare la collocazione originaria della Colonna votiva di San Longino che dal Cinquecento fino alla seconda metà dell’Ottocento era collocata a circa 70 metri dal sagrato della chiesa di Santa Maria del Gradaro.
DALLA CONTRADA DELLA NAVE
Si tratta di un monumento da tempo dimenticato ma fondamentale per la storia di Mantova, rimosso dal sito originario posto tra la via Cappadocia e l’ex vicolo Colonna (già contrada della Nave) nel 1868/1870 a seguito dell’acquisizione da parte del Comune di Mantova e fatto traslare prima nel Cortile del palazzo Accademico e quindi in quello di Santa Croce in Palazzo Ducale il 6 aprile 1915.
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CON LA BASE ROMANA
Il monumento fu voluto, al tempo della Dieta di Mantova, da lui indetta (27 maggio 1459 - 19 gennaio 1460), il Papa Pio II Enea Piccolomini nel luogo del martirio di San Longino nel quartiere Cappadocia (la via Cappadocia attraversava fino al 1900 l’area delle ex ceramiche dal sagrato del Gradaro fino a via Santa Marta, come si evince dalle mappe citate).
Era costituito, per un’altezza complessiva di circa 4 metri, da un basamento in porfido (un masso erratico di epoca romana, forse il contrappeso di un telaio) sormontato da una colonna in marmo rosso di Verona e da una croce in ferro.
Il complesso monastico del Gradaro possiede di per sé una valenza storica, artistica, culturale e, naturalmente, religiosa, di fondamentale importanza.
Il nome “Gradaro” potrebbe infatti essere riconducibile alla parola latina “cretarium” (cumulo di creta) che descriverebbe la particolare caratteristica del terreno dove sorse l’originaria sede di culto oppure alla grata in ferro che, secondo la leggenda, sarebbe stata posta sporgente sul terreno affinché il luogo del martirio fosse riconoscibile e rispettato.
IL FATIDICO 2 DICEMBRE DEL 37
La tradizione vuole che il luogo dove sorge la chiesa sia lo stesso dove fu martirizzato San Longino, il centurione romano che secondo la tradizione colpì il costato di Cristo facendo zampillare del sangue che gli risanò gli occhi malati aprendoli alla fede.
Raccolto il sangue raggrumatosi ai piedi della croce giunse in terra mantovana e nascose la reliquia nel luogo più segreto dell’ospedale per i pellegrini in cui aveva trovato albergo.
Il 2 dicembre del 37 Longino subì il martirio e fu sepolto vicino all’ospizio ch’era stato il suo primo rifugio.
I secoli passarono sul silenzio della reliquia fino all’804, quando, secondo la tradizione, Sant’Andrea, apparso ad un suo devoto, indicò nell’orto dell’ospedale di Santa Maddalena (dove oggi sorge la basilica di Sant’Andrea), il luogo in cui si trovava la cassetta occultata da Longino.
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LA cassetta E LE OSSA
Accanto alla reliquia si trovarono pure le ossa del martire, oggi custodite in un’urna conservata nella basilica, nella terza delle cappelle maggiori, a destra, e recante l’iscrizione:
LONGINI EIVU QVI LATUS CHRISTI PERCVUSSIT OSSA (Ossa di Longino, colui che colpì il costato di Cristo). Quando Carlo Magno seppe di tanto rinvenimento invitò il papa Leone III a recarsi a Mantova per accertare la veridicità della scoperta.
Il pontefice rilasciò un documento di autenticità della reliquia (che andò perduto in un incendio nel 1370), ne dispose l’ostensione ad ogni festa dell’Ascensione ed ebbe in dono una porzione di quel terriccio del Calvario per l’imperatore, il quale lo fece collocare nella “Cappella Reale” di Parigi.
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il ricordo del ritrovamento
Un’epigrafe, murata a destra dell’ingresso secondario alla basilica di Sant’Andrea, prospiciente piazza Leon Battista Alberti, ricorda il ritrovamento del sangue di Cristo, avvenuto al tempo di quel papa e di quel sovrano: SACRI CRVORIS HIC INVENTIONE FACTA SVB LEONE PP III ET CARVLO MAGNO (Del Sacro Sangue qui avvenuto il ritrovamento al tempo del papa Leone III e di Carlo Magno). L’Associazione “Mantova Carolingia” già nel 2009 fece apporre una lastra dedicatoria esplicativa in piazza Leon Battista Alberti.
Longino, primo apostolo dei mantovani, fu elevato all’onore degli altari il 2 dicembre 1340 da un consesso di vescovi, autorizzati da papa Innocenzo VI, e iscritto nel catalogo dei Màrtiri.
il progetto dell’associazione
Il monumento rimase in loco fino a quando si dovette lasciare spazio al nuovo insediamento industriale. «Si trova ancora depositato nel cortile ducale, ma – spiega l’architetto Claudio Bondioli Bettinelli, coordinatore dell’Associazione – sarebbe di notevole interesse la sua ricollocazione, come da proposta-progetto dell’architetto Roberto Soggia, nel luogo originario, così come avvenuto, per esempio, con il monumento ai Martiri di Belfiore.
Chiediamo che l’amministrazione comunale accolga e faccia sua questa nostra proposta, condivisa anche da altre associazioni come Gli Amici dei Musei Mantovani e di palazzo Te, con Italo Scaietta».
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rintocchi della campana
Sarebbe altresì interessante per i cittadini una felice riappropriazione di una consuetudine antica se, a partire dal giorno in cui verranno restituite all’antica collocazione colonna e iscrizione, si riprendesse la tradizione di suonare, ogni 2 dicembre, la Longina, una piccola campana di Sant’Andrea. Non si sa se esista ancora o se sia scomparsa come la famosa “campana delle otto finestre”, costruita PROPRIIS MANIBVS da Guido Gonzaga IN HONOREM PRETIOSI SANGVINIS CHRISTI, al tempo del marchese di Mantova Gianfrancesco Gonzaga (1º giugno 1395 – Mantova, 24 settembre 1444) primo marchese di Mantova, nell’anno MCCCCXLIV.
Ma a dare i rintocchi per celebrare il nuovo avvenimento basterebbe il minore dei bronzi tuttora esistenti nella cella campanaria di Sant’Andrea che diverrebbe la novella Longina.
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