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L’amante mantovana di Giosuè Carducci: l’amore e la poesia ai tempi della difterite

Il poeta dedicò a Carolina Cristofori Piva numerosi versi. Si conobbero a Bologna nel 1872 ed ebbero anche un figlio

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MANTOVA. L’amore ai tempi della difterite. Sposato lui e sposata lei: Giosuè Carducci e Carolina Cristofori, nata a Mantova nel 1837, coniugata Piva. Dapprima, nelle rime che il poeta le dedicò, Carolina era «Lina, brumaio morbido inclina, ne l’aer gelido monta la sera: e a me ne l’anima fiorisce, o Lina, la primavera».

È la prima delle tre Primavere elleniche, la Eolia, cui seguiranno la Dorica - «O dolce Signora, io v’amo» - e l’Alessandrina «fra i sospir trepidi su i cari labri».

Primavere tutte e tre nel 1872, nella raccolta “Rime nuove”.

Poi, cambiando stagione, il vate trasformò la sua musa da Lina in Lidia nell’ode barbara d’autunno, ma scritta in giugno, intitolata “Alla stazione”: mentre «fischia la vaporiera», Lidia ha il «viso dolce di pallor roseo».

Era il 1875 e a Bologna, dove Carducci viveva, proprio in giugno (il mese, quattro anni prima, della pargoletta mano e del verde melograno del “Pianto antico” per la morte del figlio Dante) imperversava la difterite, facendo strage dei più piccoli.

Gli amici perdevano i figlioli.

Due giorni dopo avere scritto l’ode ferroviaria dedicata a Carolina-Lidia, Carducci ne sfoderò un’altra, sempre barbara, sull’epidemia difterica: il titolo inequivocabile è “Mors”, in cui si «diffonde lugubre silenzio». Carducci sottopose la poesia al giudizio di Carolina, severa. Il poeta tornò sui versi correggendoli nei due anni successivi, prima della pubblicazione. Da thanatos passiamo a eros. Carducci - extra cattedra ritirato in casa, dove tuttalpiù si faceva una briscola con gli amici - conobbe Carolina a Bologna, tramite un’amica di lei, nel 1872. Lui aveva 37 anni e Carolina 35. Lei gli spedì lettere di ammirazione... L’ambiente era quello degli intellettuali e dell’emancipazione femminile, vissuta in libertà. Si intrecciavano fugaci relazioni, si accendevano gelosie. Nel 1872 Carducci andò a trovarla tre volte a Milano, dove lei abitava.

Carolina era sposata dal 1862 con l’ex colonnello e poi generale di brigata garibaldino Domenico Piva, di Rovigo, che nel 1860 aveva partecipato alla spedizione dei Mille.

Avevano già tre figli: Guido, nato nel 1864, Edoardo nel 1868 e Abele nato a Mantova nel 1869. Nell’estate 1872 Giosuè e Carolina trascorsero insieme alcuni giorni felici. In luglio risalirono l’Adda in barca dalle parti di Lodi.

Poi andarono a Brescia dove Carolina depose un fascio di fiori ai piedi del monumento alla Vittoria alata. Due momenti che Carducci trasformò poeticamente nelle odi barbare “Su l’Adda” e “Alla Vittoria”.

Nel 1873 Carolina dà alla luce Gino, figlio naturale di Carducci, registrato Piva all’anagrafe come figlio del marito di Carolina. La paternità di Carducci è stata dimostrata dal critico letterario Guido Davico Bonino nel libro “Il leone e la pantera”, edito nel 2010, sulle lettere d’amore di Carducci a Lidia-Carolina dal 1872 al 1878.

A Bologna la pantera Carolina aveva intrattenuto una relazione col poeta Enrico Panzacchi e il leone Giosuè era gelosissimo. L'amore di Carolina e Giosuè affievolì col passare degli anni, restarono amici.

Carolina ebbe altri due figli dal marito: Vittorio nel 1875 e Lydia nel 1877 (diventerà poetessa, morirà giovane nel 1898). Nel 1880 Carducci compose un’ode per la morte del primogenito di Carolina, Guido. Carolina Cristofori morì nel 1881, Giosuè Carducci e Domenico Piva nel 1907 entrambi.

Che ne fu del figlio di Carducci? Gino Piva intraprese la carriera di giornalista, abbracciò le idee socialiste e visse fino al 1946.

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