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Asola, quando i libri non sono minacciati dallo spettro degli e-book: «Da noi convivono»

Dario Bellini racconta l’avventura delle edizioni Gilgamesh. «Il nome? Viene da un ciclo epico di ambientazione sumerica»

GILBERTO SCUDERI
2 minuti di lettura

ASOLA. Libro di carta e ebook sono nemici? Per Dario Bellini no. Fondatore e direttore editoriale dal 2011 di Gilgamesh, casa editrice di Asola, scelse subito di fare uscire contemporaneamente i propri titoli in formato cartaceo e digitale nella convinzione, confermata, «che il libro elettronico non vampirizza né mai vampirizzerà quello cartaceo». Allo stesso modo la carta non è nemica del marmo: non valgono le parole dell’arcidiacono Claude Frollo (nel capolavoro di Victor Hugo “Nôtre-Dame de Paris”) che mentre con la mano sinistra accarezza il marmo della cattedrale (che per secoli aveva trasmesso gli insegnamenti evangelici attraverso i suoi dipinti e le sue sculture), stende la destra verso il libro stampato aperto sul suo tavolo: l’incunabolo che “ucciderà” il marmo. «Questo ucciderà quello» dice Frollo: «Ceci tuera cela». Romanzo, fiction. Un omicidio inesistente.

Il libro è assolto per non avere commesso il fatto. Così come oggi non c’è luogo a procedere contro l’ebook. «Esistono due pubblici distinti, quello del libro tradizionale e quello dell’ebook. Inoltre - dice Bellini - pare che l’ebook serva da volano per la vendita del cartaceo». La richiesta di ebook cresce, ma la carta va sempre alla grande. È certo che, quando parliamo di libro, non possiamo che riferirci a quello cartaceo. Tanto più che Bellini è nato e vive in un luogo che ha dato i natali a un suo illustre predecessore: «Andrea Torresano, nato ad Asola nel 1451 ed emigrato a Venezia per imparare il mestiere dello stampatore nel laboratorio del francese Nicolas Jenson, da cui acquistò la tipografia nel 1479, divenendo in seguito socio del grandissimo umanista ed editore Aldo Manuzio - Bellini è un fiume, esonda - che poi sposò Maria, la figlia del Torresano, quell’Aldo delle edizioni aldine, letteralmente l’inventore del libro tascabile come lo conosciamo oggi: prima di lui i libri erano giganteschi e difficilmente trasportabili».

Una pausa. «Tutto questo - continua imperterrito - per dirvi quanto io sia legato alla carta, alla stampa e al libro inteso come lo concepiamo oggi, nella sua forma “tascabile”. Ma per ragioni anagrafiche, ho 43 anni, sono anche figlio di una generazione sì analogica, legata ai modelli tradizionali di fruizione del sapere attraverso la scrittura e la lettura, in primis, ma anche un antesignano della generazione cosiddetta nativa digitale…». Bellini ha potuto coniugare il mondo antico con quello moderno e questo gli ha probabilmente concesso un vantaggio importante nell’evoluzione della sua professione.

«L’editore oggi ha l’obbligo di inventare e creare nuovi modelli di fruizione del libro, pur rimanendo nel solco della tradizione, una tradizione che Gilgamesh vuole conservare. I caratteri tipografici sono passati nei secoli da mobili a bit, ma la sostanza del loro messaggio non cambia», dice Bellini. Il nome Gilgamesh viene da un passato lontano. «A chi mi chiede perché abbia chiamato così la casa editrice, rispondo che mi sono voluto riferire alla nascita della letteratura, rappresentata dall’Epopea di Gilgamesh, un ciclo epico di ambientazione sumerica, scritto in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla, risalente a circa 4.500 anni fa, prima opera letteraria nella storia della civiltà umana, primo personaggio letterario mai concepito, Gilgamesh appunto».

E il Covid? «Quello che dispiace - risponde Bellini - è l’impossibilità di incontrare i lettori di persona, portare il libro e l’autore davanti ai loro occhi. Non è possibile organizzare fiere e questo incide sul fatturato dei piccoli editori, che non dispongono dei mezzi economici e dei canali pubblicitari appannaggio delle major». Evviva la carta, spezzando anche, con terminologia antica, una lancia a favore del web. «Se da una parte è vero che la presentazione fisica di un libro favorisce l’incontro, è altrettanto evidente che ne limita la diffusione spaziale. La socialità internautica, invece, dilata lo spazio e il tempo, permettendo una maggiore penetrazione e diffusione, a patto che si conoscano le regole del web e del web marketing» dice Bellini spezzando la lancia. «Ma - conclude - la carta e le sue stimolazioni continueranno a riempirci il cuore, la mente e i sensi».




 

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