Mantova, a palazzo Te omaggio al mito di Venere con un doppio evento espositivo
In primavera l’anteprima e in autunno la grande mostra nell’ala napoleonica. ll direttore Baia Curioni: un segno di rinascita in un anno in cui la città riparte
GILBERTO SCUDERIMANTOVA. I dettagli sono da definire. Si sa però che nel 2021 Palazzo Te dedicherà al mito di Venere un ricco programma di iniziative. Una scelta perfetta per i tempi che corrono e benaugurante. Solo per fare un esempio, Venere che nasce dalle acque - nel quadro di Sandro Botticelli, nelle “Stanze” di Angelo Poliziano e nel sonetto “A Zacinto” di Ugo Foscolo - è certamente una simbologia di rinascita, con l’Italia che insieme al mondo esce dall’incubo della pandemia.
«Il progetto esplora il mito di Venere nella sua capacità di rappresentare il senso della rinascita dall’antichità alla modernità, in un anno in cui la città riparte», dice Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te che ha presentato il programma di massima, che prevede due “solo exhibition” nel periodo primaverile e una grande mostra autunnale di respiro internazionale destinata a rilanciare il Palazzo al più ampio pubblico dopo i lunghi mesi di emergenza sanitaria non ancora conclusa.
Due “solo exhibition” significa, in primavera, non una mostra completa, ma l’esposizione di un’opera o di una coppia di opere (non sappiamo ancora quali saranno). Della mostra del prossimo autunno, probabilmente in ottobre, si conosce invece già il titolo, Venere: natura, ombra e bellezza che sarà nell’ala napoleonica del Palazzo, per la quale sarà fatta richiesta di uso temporaneo corredata dal dettagliato progetto di allestimento.
In altre parole, si conosce il contenitore ma non ancora il contenuto. Per quanto riguarda il titolo della mostra d’autunno, il richiamo alla bellezza è chiaro: il nome di Venere significa bellezza e grazia (venusto e venustà sono le parole derivate). Venere è il simbolo stesso della bellezza. Se poi pensiamo che Enea è figlio di Venere, il gioco è fatto: tutto riconduce a Virgilio, che era uno dei nostri.
Per la natura e l’ombra, Baia Curioni illumina: «Il mito di Venere - dice - possiede una molteplicità di piani di lettura che si estendono dalla natura sorgiva alla bellezza, passando anche per l’ombra, per lo sconosciuto e il terribile».
Come mai il mito di Venere? «Il programma espositivo che Fondazione Palazzo Te ha ideato per il 2021 - risponde il direttore - mira a completare la riflessione sul femminile avviata con la mostra sulla “Annunciazione Tiziano/Gerhard Richter. Il Cielo sulla Terra”, proseguita con l’arte erotica di Giulio Romano nella mostra “Arte e Desiderio”, e si riapre nel 2021 partendo dal lavoro di Aby Warburg sulla potenza attuale del mito e delle sue forme, trattata dallo studioso nelle tavole di Mnemosyne». Warburg (1866-1929) fondò a Londra l’istituto che porta il suo nome, di cui Ernst Gombrich fu direttore dal 1959 al 1976. E Gombrich, nel 1933, su Palazzo Te discusse la sua tesi di laurea, a Vienna. —
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