Tra i tesori della reggia: primi visitatori alla mostra dedicata alle nuove acquisizioni
Un viaggio tra arazzi, dipinti e sculture nelle sale a pianterreno del Castello fino all'11 marzo
GILBERTO SCUDERI
In tre stanze al pianterreno del Castello di San Giorgio si è aperta mercoledì 17 febbraio la mostra sulle nuove acquisizioni del museo di Palazzo Ducale. Resterà aperta fino all’11 marzo, la visita è gratis ogni mercoledì e giovedì, basta prenotarsi telefonando allo 0376 352100.
Nel percorso seguiamo la guida (del personale del Ducale) e apprendiamo alcuni particolari extra: per esempio che il disegno “Padre Eterno con la croce tra gli angeli”, della fine del ’500, autore Anton Maria Viani, è stato ceduto allo Stato italiano dal proprietario (ora ex) come pagamento delle imposte. Verrebbe quasi da dire che chi ha in casa qualche capolavoro, quando compila la dichiarazione dei redditi potrebbe allegare un disegno di Giulio Romano (andrebbero bene anche Leonardo e Raffaello) e si metterebbe in regola con l’ufficio Entrate.
Osserviamo il disegno di Girolamo Brusaferro, del 1726-1728, che raffigura San Giovanni della Croce in adorazione della Trinità: è davvero grazioso e in basso a destra c’è il profilo di Mantova visto oggi potremmo dire da Campo Canoa. Brusaferro, veneziano, risulta non essere mai venuto a Mantova. Ma allora come ha fatto? La risposta è che ha copiato lo skyline da Francesco Borgani, pittore nato a Pomponesco nel 1557 circa.
Una delle tre sale con le nuove acquisizioni è dedicata a cinque artisti contemporanei: uno, Aldo Grazzi, nato nel 1954, è anche lui di Pomponesco. Un altro artista mantovano, Paolo Cavinato, del 1975, è di Gazoldo degli Ippoliti.
Gli altri tre, anzi le altre tre perché sono tutte donne, sono Paola Pezzi (bresciana), Anna Di Prospero (romana, che espone una foto della sala di Manto, che è al Ducale al piano di sopra) e Nargess Hashemi, di Teheran, iraniana. Torniamo all’antico. Il disegnino del satiro che trascina l’asino di Sileno (di Giovanni Battista Bertani, prima metà degli anni ’60 del ’500) è splendido: sembra una tavola di Milo Manara dell’Asino d’oro di Lucio Apuleio, anche se non c’entra niente, se non per l’asino.
Tra le opere esposte: il grande dipinto “Nettuno sui cavalli marini” di Francesco Maria Raineri detto lo Schivenoglia (del 1745 circa): noi lo vediamo dritto in piedi, ma la guida dice che era destinato a stare in alto, al centro di un soffitto forse di palazzo Sordi o di palazzo Arrigoni (per noi è meglio così, evitiamo il torcicollo).
Accanto c’è la pala d’altare di Siro Baroni “Madonna col Bambino con sei santi cappuccini” del 1764. Giri lo sguardo e trovi la sculturina di un santo: è di fine ’300 ed è stata ritrovata nel 1985 murata in un edificio rurale in una corte di Villa Saviola. Lì che ti guarda - opera di Bernardino Germani del 1522 - c’è il busto in marmo di Battista Spagnoli, occhi grandi e acquosi e il naso un po’ rovinato: la guida ci dice che è stato per lungo tempo all’aperto, nel giardino di villa Cavriani a Volta Mantovana, le intemperie gli hanno danneggiato la “cartilagine”. Entriamo nella sala del Sole, dove c’è il grande arazzo “Venere spiata da un satiro con i puttini” eseguito a Mantova nel 1539-1540 dal fiammingo Nicola Karcher su disegno di Giulio Romano. Lo consigliamo.
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