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Pisanello, il tumulto del mondo conquista: già 11.400 visitatori per la mostra al Ducale di Mantova

Gli architetti Stefano Gorni Silvestrini e Diego Cisi di Archiplan Studio raccontano l’allestimento temporaneo della rassegna espositiva

Cristina del Piano
Aggiornato alle 3 minuti di lettura

Pisanello conquista. A due settimane dall’apertura a Palazzo Ducale, la prestigiosa rassegna pensata per i 50 anni dall’esposizione curata da Giovanni Paccagnini, ha richiamato già 11.400 visitatori (aperta fino all’8 gennaio).

Tra il pubblico anche studiosi arrivati dall’estero per ammirare una mostra senza dubbio significativa «perché - come spiega il direttore del museo Stefano L’Occaso, curatore della rassegna - consente ora una rilettura di questo straordinario ciclo cavalleresco di Pisanello grazie al riallestimento permanente della sala, che si avvale del supporto di progettazione del Politecnico di Milano (sede di Mantova) con la supervisione di Edoardo Souto de Moura, con una speciale pedana rialzata e un sistema di illuminazione che finalmente permette di apprezzare le qualità incredibili di dettaglio delle pitture dell’artista. Un intervento - spiega- non soltanto di carattere funzionale-estetico ma anche filologico perché abbiamo ripristinato la quota di pavimentazione originale che consente al tempo stesso di ristabilire il rapporto tra l’osservatore e il ciclo pittorico. Oltre a questo - aggiunge - abbiamo dei prestiti veramente eccezionali».

L'allestimento della mostra di Pisanello a Mantova

i capolavori

Come ad esempio la Madonna con il Bambino in gloria e i santi Antonio e Giorgio della National Gallery di Londra, i disegni del Museo del Louvre di Parigi o la Madonna della Quaglia, preziosa tavola arrivata dal museo di Castelvecchio. L’allestimento temporaneo di una mostra d’arte così importante - curato da Archiplan Studio - è stato il frutto di un’analisi e un confronto con i capolavori arrivati a Mantova e le suggestioni suscitate dalla ricorrenza della presentazione al mondo, nel 1972, del ciclo decorativo, una delle più importanti acquisizioni nel campo della storia dell’arte nel XX secolo.

L’allestimento temporaneo

«Il progetto è partito effettivamente dall’analisi dei materiali utilizzati per lo strappo - spiega l’architetto Stefano Gorni Silvestrini - e questa relazione con la ricorrenza ci ha permesso di selezionare per l’allestimento temporaneo materiali quali ad esempio il legno, la garza, il tessuto trattato come intonaco. Il nostro obiettivo era insomma riuscire a trovare la chiave espressiva per dare adeguata valorizzazione sia alle opere che al contenuto che Palazzo Ducale oggi ci offre. E ci ha fatto molto piacere ricevere, durante la conferenza stampa di presentazione, gli apprezzamenti del curatore del Dipartimento dei Disegni del Louvre e della direttrice dei musei civici di Verona».

i materiali

Una relazione tra il materiale e la mostra che si coglie anche attraverso la grafica progettuale: nei totem in plexiglas la parola scritta restituisce idealmente le fasi della scoperta. «I diversi strati di stampa - conferma l’architetto Gorni Silvestrini - intendono raccontare con i testi e queste suggestioni grafiche proprio la stratificazione dell’affresco e della sinopia».

Le sezioni

La rassegna è articolata in due sezioni: la prima interessa la sala del Pisanello che presenta una piccola architettura per la valorizzazione delle opere di scala ridotta mentre nell’attigua sala dei Papi, oltre alle foto storiche, è esposto anche un grande rullo che rimanda alle tecniche di rimozione degli affreschi. Responsabile unico del procedimento è stata l’architetto Verena Frignani di Palazzo Ducale che ha seguito il progetto, interfacciandosi con gli architetti e gestendo sia gli aspetti progettuali che l’esecuzione delle forniture. Difficile sicuramente ideare un intervento espositivo per una sala imponente come quella del Pisanello. «Effettivamente - spiega l’architetto Diego Cisi di Archiplan Studio - ci confrontavamo con un ambiente con delle costanti dimensionali importanti e, allo stesso tempo, avevamo la necessità di esporre degli oggetti di piccola dimensione come monete o disegni di formato contenuto. Così abbiamo pensato a questa struttura intermedia che consentisse appunto di costruire un rapporto tra il grande volume della sala e il piccolo oggetto. Una sorta di cornice capace in sostanza di enfatizzare e rafforzare l’identità dell’opera presentata».

La tecnologia

Arte, storia, ma anche tecnologia per rendere la narrazione sempre più coinvolgente. «Il racconto della scoperta effettuata da Giovanni Paccagnini oltre cinquant’anni fa - conferma il direttore L’Occaso - è un elemento fondamentale dell’esposizione che vuole essere anche celebrativa di questo straordinario ritrovamento. I visitatori potranno utilizzare un monitor con ricostruzione 3D di Matteo Morelli che ci restituisce la sala di Pisanello come era prima che il sovrintendente intervenisse scoprendo appunto le pitture del ciclo cavalleresco e un altro monitor con dei gigapixel, foto di Ghigo Roli, che ci consentono un ingrandimento eccezionale e quindi di apprezzare la qualità del dettaglio di Pisanello».

l’appartamento vedovile di Isabella

E la suggestione continua al piano terreno nell’appartamento vedovile di Isabella d’Este che accoglie la seconda sezione temporanea, sempre curata da Archiplan Studio. Qui il tema è il confronto tra le opere pittoriche di Pisanello e il contesto tardogotico anche del territorio mantovano. Le luci si abbassano e a stupire il visitatore è senza dubbio la scelta espositiva di rendere il Cristo morto di Jacopino da Tradate visibile solo in parte (arriva dalla chiesa di San Francesco a Casalmaggiore).

Il percorso

I pannelli in garza trasparente restituiscono infatti nella penombra la sagoma della scultura che il pubblico potrà ammirare nella sua grandiosità solo a fine percorso. «È un effetto sorpresa - conferma l’architetto Gorni Silvestrini - abbiamo pensato di dare valore all’ingresso proprio con questa preview dell’opera, uno spazio reso estremamente suggestivo. Si prosegue poi nella Sala delle Calendule dove l’obiettivo è stato quello di esaltare il rapporto tra la scuola di Pisanello e il contesto tardogotico in dialogo con i fregi dell’ambiente. Nella sala Imperiale si è approfondito invece il tema della scultura nella sua articolazione plastica completa con visioni passanti. Su ambo le parti della struttura espositiva è possibile ammirare i capolavori quindi anche posteriormente cogliendo cosi la ricchezza e finezza di particolari complessiva dell’opera. Nei due camerini - conclude l’architetto - protagonista è l’esaltazione della grande sapienza tecnica del Pisanello con il dipinto prestato dalla National Gallery e la Madonna della quaglia arrivata da Verona mentre a chiudere il percorso, come si diceva, è l’opera svelata ovvero la straordinaria scultura del Cristo realizzata da Jacopino da Tradate».

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