Campiani, il Conservatorio di Mantova festeggia i suoi cinquant’anni
A fine 2022 la ricorrenza: fu nel 1972 il passaggio da Istituto Comunale di Musica a Conservatorio statale. Fermi: «Oggi abbiamo iscritti da tutto il mondo»
Gloria De Vincenzi
Un nuovo corso per docenti di “musica elettronica” è pronto a partire: è la novità che arricchisce il portfolio di proposte accademiche del Conservatorio di Mantova. Una novità che segna l’evoluzione dei primi 50 anni del Campiani, che si celebrano proprio adesso, a fine 2022. Risale infatti al 1972 il passaggio da “Istituto Comunale di Musica” a “Conservatorio statale”.
«Una tappa importante per noi - spiega il presidente Giordano Fermi, dalla sede di via Conciliazione, ripercorrendo la storia del Conservatorio cittadino che ha radici lontane, quasi 250 anni. Oggi ha 350 allievi, età dai 10 ai 40 anni, corsi dedicati a ogni tipo di strumento musicale - Gli iscritti provengono da tutto il mondo - continua Fermi - dall’America alla Cina a tutta Europa. L’iter universitario è concluso e gli studi sono articolati nel triennio e nel biennio di secondo livello. Il concorso per docenti nel settore elettronico è in atto ed è una delle novità con cui ampliamo la nostra offerta didattica che comprende già numerosi generi, incluso il jazz».
Presidente da un anno e mezzo su indicazione ministeriale, il maestro Fermi ha traghettato il Conservatorio verso il riconoscimento di autonomia, ne è stato docente e poi direttore per quasi tre lustri, “costruttore” del Museo della musica ospitato tra le campate dell’antica chiesa del Convento di suore di Clausura di Santa Maria della Misericordia dell’Ordine di San Barnaba, costruito nel 1497, epoca di Isabella d’Este, che oggi ospita l’ultima sede del Conservatorio.
Oggi la chiesa pubblica ospita il museo, quella di clausura è diventata l’auditorium, gli spazi del chiostro e del convento ospitano le attività musicali ma un tempo, con la dominazione francese e l’abolizione degli ordini religiosi disposta da Napoleone, divenne caserma militare: «E poi sede di varie scuole - racconta Fermi- è stato in qualità di insegnante che ho potuto, con sorpresa, constatare la bellezza di questo luogo, che dall’esterno non si lascia riconoscere».
Il grande cavallo di Troia in legno realizzato per l’Aeneis messo in scena nel 1981 ne è l’elemento più scenografico ma il “Museo della musica” del Conservatorio di via Conciliazione raccoglie numerose “perle” che raccontano il legame di Mantova con la “quarta arte”.
La scultura che porta la firma di Ferruccio Bolognesi, scenografo per le opere di Monteverdi dirette dal maestro Claudio Gallico, è abbinata a due suoi sgargianti bozzetti per costumi. Nelle teche in vetro altre rarità: due esempi della liuteria mantovana dell’800 - contrabbasso e violoncello di Donelli - e un pezzo di storia, quello delle leggi razziali, raccontato da un violino: «Fu del mantovano Giuseppe Sacerdoti, primo violino e docente alla Fenice di Venezia - spiega Fermi -. Nel ’38 ricevette la lettera di licenziamento sia dall’orchestra che dal conservatorio: non fecero in tempo a deportarlo in un lager perché lui non resistette al dolore e si suicidò».
Una “tromba barocca” arzigogolata riproduce quella utilizzata da Monteverdi nella celebre “Toccata” per ottoni dell'Orfeo (che risuona come colonna sonora della linea telefonica del Conservatorio). Le curiosità del museo proseguono con un busto in bronzo del compositore Aldo Ottolenghi, che fu anche critico musicale per la Gazzetta di Mantova.
E poi le medaglie del Conservatorio donate dal professor Alessandro Dal Prato e altro ancora. Il museo è aperto al pubblico, visita gratuita ma con prenotazione (0376 0376 324636).
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