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Anticapitalista e contro tutti: Scalarini in punta di matita

Dai giornali locali all’Avanti!, l’arte corrosiva di un mantovano irregolare

Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Parliamo di Giuseppe Scalarini, nato a Mantova il 29 gennaio 1873, quindi sono 150 anni. Le sue armi erano la matita, la penna e l’inchiostro. Era anticapitalista e antimilitarista. Altri tempi, altre lotte politiche e sociali, altre vignette contro guerrafondai, squali della finanza, poi squadristi e quant’altro, sempre brutta gente: Scalarini li prese di mira tutti.

Lunga storia, iniziata sui giornali locali come “La Provincia di Mantova”, “Merlin Cocai” e “La Terra”, o di più ampio respiro come “La Rassegna” di Roma, la “Scena illustrata” di Firenze o i “Fliegende Blätter” di Monaco di Baviera, e poi il quotidiano socialista “Avanti!”. Lunga storia. Terminati nel 1888 gli studi tecnici, a 18 anni Scalarini si impiegò alla Direzione delle Ferrovie di Firenze. Ma il richiamo dell’arte era più forte dei binari: nel 1892 partì per Parigi, a quel tempo capitale mondiale della cultura. Tornato in Italia, prese servizio nel 1894 al Catasto di Mantova e – dopo la leva militare – nel 1896 in quello di Udine, dove rimase quattro mesi.

Tornò a Mantova e continuò a disegnare, firmandosi con la caratteristica scala seguita da “rini”. Finita nel 1918 la Grande Guerra, ecco addensarsi nuvole nere. Scalarini venne aggredito a Gavirate da una squadraccia fascista: olio di ricino e manganello. Ovvio che rompeva l’anima a chi comandava e quando piombò sull’Italia la dittatura, furono altri guai. Correva l’anno 1926: il 31 ottobre il quotidiano socialista “Avanti!” fu soppresso e il giorno dopo, a Milano, i fascisti mandarono Scalarini all’ospedale con commozione cerebrale e frattura della mandibola.

Appena dimesso, fu subito arrestato e incarcerato a San Vittore, quindi spedito al confino, prima a Lampedusa e poi a Ustica fino al 1929. Triste esperienza, che con animo delicato seppe trasformare in un libro intitolato “Le mie isole”: bellissimo, è stato edito da Franco Angeli nel 1992. Dal 1929 Scalarini fu sottoposto libertà vigilata, con divieto di scrivere e disegnare. Aggirò l’ostacolo firmando e illustrando col nome della figlia, Virginia Scalarini Chiabov, un libro per bambini intitolato “Le avventure di Miglio”, pubblicato dall’editore Vallardi nel 1933. In quel periodo scrisse anche “Matusalino”, storia di una vita alla rovescia: il protagonista nasce vecchio e con gli anni torna in fasce (è inedito).

Sempre senza firmarsi, dal 1932 Scalarini pubblicò suoi lavori sul “Corriere dei piccoli” e dal 1934 sulla “Domenica del Corriere”. Nel 1940, l’Italia era già in guerra, Scalarini, sessantasettenne, fu di nuovo arrestato a Gavirate e inviato al confino in provincia di Chieti. Rilasciato dopo cinque mesi, tornò in famiglia a Milano, sempre sotto sorveglianza. Poi altre vicissitudini. Dopo la fine della guerra riprese a lavorare per il quotidiano “Avanti!” ma non assiduamente. Morì a Milano il 30 dicembre 1948. È sepolto al Campo K del Cimitero di Lambrate, tomba 9-9A.

Nel 2013 l’editore Il Cartiglio Mantovano ha pubblicato il volume “A Giuseppe Scalarini. L’infinito viaggio di una matita al chinino”, a cura di Monica Bianchi, con scritti della stessa Bianchi e di David Messina, Renzo Margonari, Renzo Magossi, Luigi Cavazzoli, Giancarlo Ciaramelli, Vlamidiro Bertazzoni, Sergio Genovesi, Roberto Albanese, Luigi Gualtieri, Virginia Scalarini e Danilo Soragna.

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