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Castello di San Giorgio: riapre al pubblico la collezione Freddi

Palazzo Ducale: i capolavori tornano in mostra con un nuovo percorso

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Al Castello di San Giorgio riapre al pubblico la collezione di Romano Freddi. Il nuovo percorso della collezione - in comodato a Palazzo Ducale dal 2015 - presenta alcune modifiche rispetto al precedente.

Il “Matrimonio mistico di santa Caterina” e i frammenti di affreschi strappati nell’800 dalla cappella Bonacolsi (palazzo Bonacolsi) sono stati spostati nella cappella di Guastalla in Corte Vecchia.

«Il percorso - dice il direttore del museo Ducale Stefano L’Occaso - consente di apprezzare e conoscere una preziosa raccolta di materiali rinascimentali, che Romano e Raimonda Freddi hanno voluto destinare alla pubblica fruizione.

In coerenza, l’attigua sala delle Armi potrà a breve riaprire con monete, placchette, oggetti d’uso rinascimentale e anche con il prezioso arazzo di Giulio Romano, tessuto da Nicolas Karcher».

Uscendo dalla Camera degli sposi, il pubblico potrà proseguire nella sala di Mezzo, che accoglie sculture, maioliche e dipinti, ma anche due preziosi portagioie, cofanetti decorati con soggetti mitologici e classici, prevalentemente romani. Nella successiva sala delle Cappe sono esposti la tavola di Luca da Faenza e Luca Fiammingo su disegno di Giulio Romano intitolata “Giove, Nettuno e Plutone si spartiscono i tre regni”, il “Cristo alla Colonna” di ignoto pittore di scuola romagnola ma già riferito a Lorenzo Costa, e preziosi esemplari dalla raccolta di maioliche, tra cui un piatto istoriato del Maestro di Zenobia.

Da qui - non senza dare un’occhiata all’ambiente della Grotta di Isabella d’Este - si può proseguire sul ballatoio nel cortile del Castello e scendere al piano terra per proseguire il percorso in Corte Nuova. «Come amico di Romano e Raimonda Freddi e oggi presidente della Fondazione che porta il loro nome - dice Enzo Tonghini - rivolgo un sentito ringraziamento al personale di Palazzo Ducale per la preziosa opportunità di ospitare e rendere visibile alla collettività una parte importante delle opere della Fondazione».

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