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Mezzo secolo di bolle, Mattia Vezzola e la sua passione per l’effervescenza

Il percorso di formazione del produttore di spumante l’ha visto anche passare da Mantova, nel collegio di Palidano dove ha frequentato l’istituto agrario

Luca Ghirardini
2 minuti di lettura

Mezzo secolo di bollicine. Con tanto amore. È dal 1973 che Mattia Vezzola produce vino spumante col metodo classico, un percorso personale e professionale che lo ha portato a essere scelto per cinque volte come miglior enologo italiano, a realizzare i prodotti di uno dei marchi più noti della Franciacorta come Bellavista, a rilevare l’impresa di famiglia, la Costaripa di Moniga del Garda, con la quale aveva mosso i primi passi.

Un percorso che nel periodo della formazione ha parlato anche mantovano, visto che per tre anni ha vissuto in collegio a Palidano di Gonzaga, frequentandone l’Istituto agrario, perfezionandosi poi con il diploma in enologia a Conegliano. Il ricordo è ancora vivo: «Ho trovato un’accoglienza straordinaria - racconta -, una cucina più che straordinaria, una capacità di esercitare l’amicizia che mi porto ancora dentro: è stata la base della mia crescita».

Un percorso, il suo, segnato anche da incontri importanti: Vezzola è dotato di naturale empatia, ama parlare con le persone e dalle persone riesce ad attingere sempre nuove informazioni per completare il proprio bagaglio culturale e di esperienze. Ecco, allora, Louis Roederer, che gli insegna il valore dell’umiltà; Remi Krug, che lo porta con sé per un prezioso esercizio di cuvée; Vittorio Moretti, che nel 1981 gli chiede (frase non insolita tra gli imprenditori di quegli anni) di fare del Bellavista un Franciacorta che possa competere coi migliori Champagne, avviando così una collaborazione finita solo nel 2021; con Sergio Manetti, di Montevertine, che a tutti i costi vuole vendergli il suo stand al Vinitaly, e all’obiezione che in quel momento non poteva permetterselo, risponde che avrebbe potuto pagare nel tempo, ma che gli avrebbe portato fortuna; con Luciano Pavarotti, col quale collabora per tutti e 10 i Pavarotti&Friends; con Gualtiero Marchesi, un rapporto fatto di letteratura, arte, musica e cucina, che sfocia nell’Ottantesimato, un vino per gli 80 anni dello chef; con Cristiaan Barnard, il cardiochirurgo sudafricano autore del primo trapianto di cuore, che gli chiede di realizzare un vino da vendere per regalare ai bimbi cardiopatici un futuro, operazione che porta a raccogliere 140 milioni di lire e a fare operare due piccoli. E tanti altri.

Per celebrare i 50 anni di bollicine, le bottiglie in vendita quest’anno di Mattia Vezzola porteranno il logo “50 anni che le amo” e ha preso il via giovedì una serie di eventi, con il seminario “50 anni di stile Mattia Vezzola” assieme al professor Davide Gaeta e all’agronomo Marco Simonit. Con i nuovi, importanti investimenti, Vezzola ha diviso anche a livello di cantina la linea Costaripa - con vini fermi e una spiccata specializzazione per i rosè (non va dimenticata la figura del senatore Pompeo Molmenti, che qui nel 1896 creò il primo rosè da viticoltura dedicata) - dalle bollicine che portano il suo nome. Una linea che comprende Brut, Brut Rosé, Créant, Grande Annata Brut e Grande Annata Rosé, tutti provenienti da vigne di Chardonnay e Pinot nero allevate in Valtènesi e sulle Morene esterne del Lago di Garda in zone pedecollinari. La vendemmia è rigorosamente manuale con selezione in pianta, pigiatura del grappolo intero con esclusivo utilizzo del mosto fiore. Parte dei mosti fermenta in piccole botti di rovere bianco, frutto delle sue esperienze francesi, al fine di donare alle cuvée lunghezza, persistenza e longevità. Ogni cuvée rappresenta l’unione di almeno 40 diversi vini al fine di mantenere ogni anno oltre alla costanza qualitativa anche il medesimo stile e profilo sensoriale. E proprio alla filosofia della Cuvée, una “squadra” di vini che lavora per ottenere il migliore risultato dopo un sapiente assemblaggio, Vezzola ha dedicato una parte del suo intervento. «L’effervescenza è sempre stata considerata una futilità nel mondo dell’enologia - ha spiegato -, al contrario, io la considero una cosa molto seria, complessa e affascinante».

La separazione delle due linee è nata nel 2014: «Un momento molto importante per me - rileva Vezzola -: per la prima volta ritorno in possesso del nome e cognome del capostipite della mia famiglia, che ha fondato questa piccola realtà a Moniga nel 1928».

Le celebrazioni continueranno lunedì con un evento in cantina, che vedrà una forte collaborazione mantovana: ad accogliere gli invitati ci saranno anche lo chef Faruk “Fabio” Neziri del Gelso Nero di Castellucchio con un servizio di ostriche, il salame di Paolo Brunetti di Piubega, i macaron con l’asolana Zuccherissima di Damiano Fornari.

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