La lectio magistralis che ha raccontato le nuove tendenze di Shanghai
A Mantovarchitettura approda la nuova architettura cinese con “Neri & Hu Design and Research Office
Federico Bucci*
Una delle esperienze più emozionanti dell’arrivo a Shanghai, megalopoli cinese con una popolazione di circa trenta milioni di abitanti, è quella dell’architettura.
Dopo le prime prove edilizie che ricalcavano i modelli meno qualificati della modernità occidentale, costruite per soddisfare le sole esigenze quantitative richieste da un’economia in accelerata espansione, il panorama della nuova architettura cinese ha tracciato diversi e più interessanti percorsi.
Tra questi indirizzi recenti, ancora poco esplorati dalla critica, possiamo cogliere un atteggiamento più consapevole e rispettoso della storia urbana, un ascolto della tradizione architettonica e delle sue forme tipologiche e tecnologiche filtrate da una calibrata modernità.
Protagonisti di questa rivoluzione silenziosa sono quei giovani architetti cinesi, d’età compresa tra i trenta e i cinquant’anni, che dopo aver compiuto gli studi nel proprio paese, spesso completati da significativi perfezionamenti svolti in Europa o negli Stati Uniti, hanno deciso di approfittare delle molte opportunità offerte dal “comunismo di mercato” per sperimentare una dimensione alternativa all’immagine, caotica e priva di identità, dell’architettura contemporanea in Cina.
Così, negli scambi svolti prima della pandemia tra la Cattedra Unesco del Polo di Mantova e le università cinesi, ho incontrato numerose realtà professionali fatte da gruppi di architetti indipendenti che, per la diffusa committenza prodotta dagli effetti dello sviluppo economico, promuovono la ricerca di un linguaggio attento ad interpretare le antiche tradizioni dell’abitare di ogni specifico ambiente, sia nel campo delle tecniche e dei materiali, sia per l’organizzazione stessa degli spazi, definiti dalle relazioni con la società e il paesaggio.
Shanghai, in questo senso, è un centro molto attivo, anche per la presenza di scuole di architettura, come quella della Tongji University, che hanno significativamente rinnovato le offerte formative rivolte ai propri studenti con importanti investimenti destinati agli scambi internazionali.
Nella metropoli che rappresenta in modo più spettacolare gli sviluppi della “economia di mercato socialista con caratteristiche cinesi”, ha la sua base Neri & Hu Design and Research Office, lo studio fondato nel 2004 da Lyndon Neri, nato nelle Filippine nel 1965, e Rossana Hu, nata a Taiwan nel 1968.
La coppia di architetti, dopo il periodo di formazione trascorso negli Stati Uniti, con master in architettura conseguiti rispettivamente presso le università di Harvard e Princeton, ha sviluppato la propria attività in Cina e in Europa, seguendo un raffinato approccio legato all'espressione poetica dei materiali che coinvolge il disegno degli edifici, degli allestimenti interni e dei prodotti per l'arredamento.
Tra le opere più stimolanti che ho avuto occasione di visitare, c’è una piccola cappella a Suzhou, la cittadina alle spalle di Shanghai rinomata per i suoi ponti e giardini classici.
Qui Lyndon Neri e Rossana Hu hanno disegnato uno spazio sacro a servizio della comunità cittadina. Un cubo bianco poggia su un basamento percorribile di mattoni grigi e la sua pelle architettonica è un velo, composto da sottili elementi metallici verticali posti in parallelo. Così, il rivestimento si offre al paesaggio e all’ambiente interno come un tessuto, in un gioco di trasparenze e di memorie storiche.
Il 21 maggio Neri & Hu hanno tenuto un’attesissima lezione in occasione dei festival di Mantovarchitettura. Si è trattato di una lezione aperta a tutti che ha così rinnovato gli storici legami culturali tra il Politecnico e le università cinesi.
*Prorettore del Polo di Mantova del Politecnico di Milano
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