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Bici e rinnovabili. Lavoro, web, rifiuti:
Oltre la crisi, l'Italia è in chiaroscuro

Il rapporto di Legambiente del 2013 fotografa un paese dove gli elementi positivi cercano di farsi strada tra quelli di segno opposto. Dove si convive con disoccupazione, troppe auto, pochi utenti internet e discariche piene a dispetto del riciclo e dell'ambiente. "L'unica via d'uscita è la green economy"  di ANTONIO CIANCIULLO

2 minuti di lettura
ROMA - Pochi occupati (4 giovani su 5 a spasso) e molte macchine (più di 600 per 1.000 abitanti). Pochi utenti internet (1 adulto su 3 è fuori dal web) e molti rifiuti in discarica (quasi la metà degli urbani). Pochi investimenti in istruzione (20% di giovani laureati) e molte infrazioni alle leggi sull'ambiente (33 mila). La fotografia del nostro paese contenuta nel rapporto di Legambiente L'Italia oltre la crisi. Ambiente Italia 2013: idee di futuro a confronto è un chiaroscuro in cui gli scuri pesano molto. Ma nell'affresco ci sono anche zone illuminate dalla speranza. Nel 2011, per la prima volta, le vendite di biciclette hanno superato in Italia le immatricolazioni di auto. La quota energetica da fonti rinnovabili in 10 anni è quasi raddoppiata e vale il 28% della produzione elettrica. I Comuni ricicloni sono diventati 1.300.

"Oggi c'è una sola ricetta per uscire dalla crisi, ed è quella di una green economy che incrocia le domande e i problemi dei territori, che risponde ai ritardi del paese e alle paure del futuro rimettendo al centro la bellezza italiana e l'innovazione tecnologica", commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, lanciando una proposta in 5 punti: fiscalità verde per premiare il lavoro e scoraggiare gli inquinatori; lotta alle ecomafie; più investimenti; premiare l'autoproduzione energetica da rinnovabili e la riqualificazione del patrimonio edilizio; mettere al centro le città.
Un cambio di passo senza il quale sembra difficile uscire dalla palude di una crisi sempre più attanagliante. Tra il 2008 e il 2011 il tasso di occupazione dei giovani è sceso dal 24% al 19%. Siamo a un valore tra i più bassi nell'Unione europea (la media è oltre il 33%), con  un altissimo livello di giovani che non lavorano, non studiano e non si collocano come disoccupati in cerca di impiego: 20% contro una media Ue del 13% (12% in Portogallo, 17% in Grecia, 18% in Spagna).

Va male anche il gap tra uomini e donne nell'accesso al lavoro (il tasso di occupazione femminile è il 70% di quello maschile) e al reddito (quello femminile è il 54% di quello maschile). E lo Stato continua a spendere molto per i disastri prodotti da alluvioni e frane (un milione al giorno negli ultimi tre anni per coprire parte dei danni) e poco per la prevenzione (negli ultimi 10 anni solo 2 miliardi di euro sono stati effettivamente erogati per attuare gli interventi previsti dai piani di assetto idrogeologico redatti dalle autorità di bacino).

Pesante infine anche la difficoltà nella lotta contro l'inquinamento che minaccia la nostra salute. Nel periodo 1990-2010 le polveri sottili si sono ridotte su scala europea del 26% e in Italia solo del 17% (inoltre sono cresciute nel 2010 rispetto al 2009 sia nella Ue sia in Italia). La riduzione delle emissioni di metalli pesanti, in alcuni casi altamente tossici e cancerogeni, in Italia è stata più bassa rispetto alla media europea. E anche per gli inquinanti organici persistenti, come i pcb e le diossine, le riduzioni ottenute in Italia sono state meno ampie rispetto alla media europea.