
Via libera alle coltivazioni transgeniche. Dopo un lungo negoziato in "trilogo" con il consiglio Ue e la commissione europea, la nuova direttiva ha finito con l'accogliere molte delle richieste che lo stesso Europarlamento aveva approvato nella sua prima lettura, e che hanno rafforzato le posizioni dei paesi tradizionalmente contrari agli ogm. Una delle sue conseguenze più importanti, tuttavia, sarà quella di rendere più facile l'autorizzazione a livello comunitario e dunque il via libera alle coltivazioni transgeniche nei paesi membri che lo desiderano. E' soprattutto per questa ragione che si sono opposti al testo i Verdi e gli eurodeputati del M5s.
"Il punto di novità europeo sugli Ogm è molto importante e si iscrive tra i successi del semestre di presidenza italiana Ue, non era scontato che andasse a finire così - ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina - . L'Italia fa bene a lavorare oltre il tema 'Ogm si - ogm No', confermando la non coltivazione perchè il nostro modello agroalimentare ha bisogno di posizionarsi sulla distintività".
Più libertà per gli Stati. Con le nuove norme, gli Stati membri contrari alla coltivazione di un nuovo ogm sul loro territorio potranno segnalare la propria opposizione già durante la fase di autorizzazione comunitaria, chiedendo di modificarne il campo di applicazione geografico. Gli stati membri potranno anche decretare un divieto nazionale di coltivazione dopo che l'autorizzazione comunitaria è stata approvata, entro 10 anni (e non due come prevedeva la commissione nella proposta originaria). Un'altra novità è che gli Stati potranno proibire la coltivazione non solo di un singolo ogm, ma anche di anche di un gruppo di ogm con caratteristiche comuni.
Cade l'obbligo per i paesi membri (inizialmente previsto nella "posizione comune" del consiglio Ue) di negoziare direttamente con le società biotech, informandole della loro eventuale intenzione di vietare gli ogm da loro prodotti. Su questo punto, continuerà a essere la commissione europea a fare da tramite. E comunque se un paese ue vorrà vietare una coltivazione transgenica, potrà farlo in ogni caso, anche se la società produttrice degli ogm si oppone.
Motivazione dei divieti nazionali. I divieti nazionali potranno essere motivati con ragioni socio-economiche, di politica agricola, di interesse pubblico, di uso dei suoli, di pianificazione urbana o territoriale, per evitare la contaminazione di altri prodotti ("coesistenza"), o anche per ragioni di politica ambientale; a condizione, tuttavia, in quest'ultimo caso, che le valutazioni addotte non si oppongano, ma siano "distinte e complementari", rispetto alla valutazione di rischio ambientale, che compete alla sola all'autorità europea di sicurezza alimentare (Efsa).
Zone transfrontaliere. Nelle zone transfrontaliere, i paesi che coltivano ogm dovranno adottare misure obbligatorie di "coesistenza", con limiti di vario tipo, barriere fisiche e altri accorgimenti per impedire la contaminazione transgenica delle colture tradizionali o biologiche oltre confine, a meno che non vi siano barriere naturali come tratti di mare o montagne. Le misure di coesistenza saranno concordate fra i due paesi interessati.
Spagna, unico paese che coltiva ogm. La Spagna è oggi l'unico paese dell'Ue che coltiva un ogm (il mais Monsanto 810) su un'estensione significativa (116.000 ettari). Altri paesi con coltivazioni dello stesso Ogm sono il Portogallo (9.000 Ettari), la Romania (217 ettari) e la Sloavacchia (189 ettari).