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Quegli animali ammassati nei camion, portati a morire fuori dall'Europa

Secondo il report degli animalisti, fra il 2010 e il 2015 sono stati trasportati dai paesi dell'Ue (anche dall'Italia) in Turchia 900.000 pecore, 850.000 bovini e 5.000 capre, numeri cresciuti del 39% fra il 2014 e il 2015 e previsti in ulteriore aumento fin dai prossimi mesi

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A CENTINAIA di migliaia, viaggiano ammassati nei camion senza acqua né cibo, sostano all'interno dei trasporti giorni e settimane, una volta usciti dai confini europei, per andare incontro a macellazioni religiose che prevedono lo sgozzamento in pieno stato di coscienza: un'indagine di Eyes on Animals e TSB/Animal Welfare Foundation, col supporto di Compassion in World Farming, rivela le inaudite e illegali sofferenze degli animali allevati nel nostro Continente e venduti in Medio Oriente e Asia.
 
In 93 giorni di investigazione a Kapikule, frontiera con la Turchia, gli attivisti hanno prodotto un dossier di mille pagine dopo aver osservato il passaggio di 480 tir colmi di bovini, ovini e altre specie, ed essere riusciti a ispezionarne 352. Fra questi 247, il 70 per cento, contravvenivano appieno al Regolamento UE sul trasporto di animali vivi, indicato nel 2015 dalla Corte di Giustizia Europea come parametro da rispettare fino al luogo di destinazione, anche quando esso sia un paese extracomunitario.
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"Abbiamo riscontrato violazioni dei tempi di guida, piani di viaggio irrealistici, dichiarazioni false sulle pause per il riposo, temperature estreme, mancanza di riserve d'acqua e cibo, sovraccarico, spazio insufficiente persino per tenere la testa in postura normale costringendo a una posizione accucciata, assenza di lettiere, conducenti senza preparazione specifica: vere e proprie forme di tortura" denuncia Iris Baumgärtner, ispettrice di TSB|AWF. "Feriti, morenti, malati, partorienti questi animali sono lasciati al loro destino. Spesso i morti rimangono a bordo fino a destinazione."
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Il video realizzato dalle organizzazioni, che in coro chiedono all'Europa di imporre il rispetto della legge, fuga qualsiasi dubbio circa la spaventosa sofferenza degli animali, non ancora giunta al termine dopo tradotte che possono superare i quattromila chilometri. Non solo in Turchia infatti, ma persino in zone di conflitto come la Striscia di Gaza, gli sfortunati viaggiatori vengono consegnati a improvvisati macellai, che approntano mattanze indescrivibili. Stravolti, assetati, feriti, nel frattempo leccano disperati le sbarre alla vana ricerca di un ristoro.
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Secondo il report, fra il 2010 e il 2015 sono stati trasportati dall'Ue in Turchia 900.000 pecore, 850,000 bovini e 5.000 capre, numeri cresciuti del 39% fra il 2014 e il 2015 e previsti in ulteriore aumento fin dai prossimi mesi. "L'esportazione di animali vivi oltre i confini europei non solo comporta una violazione sistematica del Regolamento europeo sul trasporto, ma si fa beffe dell'Articolo 13 del Trattato di Lisbona, secondo cui i requisiti del benessere degli animali, riconosciuti esseri senzienti, devono essere tenuti in piena considerazione" ricorda la Baumgärtner.

Gli animali provengono perlopiù da Ungheria, Bulgaria, Francia, Estonia, Germania, ma pure dall'Italia. Sebbene in percentuale molto minore rispetto ad altri paesi, se ne contano oltre quattromila lo scorso anno, quadruplicati rispetto alla stagione precedente. E tutti e sei i carichi italiani fermati nel corso dell'indagine sono stati trovati in difetto per più di una ragione. "Chiediamo anche al nostro Governo di schierarsi in sede europea per porre fine a questo barbaro mercato" dice Annamaria Pisapia, direttore di CIWF Italia Onlus. "I cittadini possono unirsi alla nostra richiesta firmando una petizione, già sostenuta, nell'ottobre scorso, da numerosi parlamentari fra cui Cirinnà, Amati, Finocchiaro".

"La nostra investigazione prova  che non è stata adottata alcuna misura concreta per rendere sostenibili tali commerci", sottolinea Lesley Moffat, ispettrice di Eyes on Animals. "Non si tratta di eventi casuali relativi a singole aziende di trasporto, ma di violazioni continue che vedono l'UE distogliere lo sguardo da politiche di molti governi che svendono così i capi in esubero. Nessuno dei 13 Stati Membri da cui provengono gli animali ha le carte in regola, ma una volta varcato il confine, ecco che l'UE non è più competente in merito a controlli e sanzioni. Resta in disparte fingendo impotenza, ma in realtà, ed è quello che invochiamo, può fermare queste tratte".