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Ue, infrazioni all'Italia: lenta nelle scorie nucleari e troppi limiti per i test sugli animali

Avviate le procedure: la prima per irregolarità nell'attuazione della direttiva per il trattamento dei rifiuti radiottivi; la seconda per la protezione degli animali utilizzati a fine scientifici, che pone "limitazioni eccessive" al loro utilizzo penalizzando la ricerca in Italia

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BRUXELLES - Due nuove procedure d'infrazione dall'Unione Europea nei confronti dell'Italia. La prima riguarda la mancata trasmissione del programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi, la seconda punta l'indice contro le leggi, definite troppo stringenti, sulla sperimentazione animale. Queste le anomalie riscontrate a Bruxelles, che ora chiede interventi.

Nel primo dei due casi l'Italia è stata messa in mora per la tardiva comunicazione delle misure per l'attuazione della direttiva per il trattamento dei rifiuti radiottivi. Attese entro agosto 2015, queste spiegazioni sono state fornite solo a febbraio, ma mancano ancora la valutazione ambientale strategica (Vas), le considerazioni ambientali richieste prima dell'attuazione del piano di smaltimento dei rifiuti e la consultazione pubblica sui siti di stoccaggio. L'Italia, si apprende, è ora pronta a fornire ultieriori chiarimenti, nell'auspicio di poter chiudere immediatamente la procedura.

La seconda messa in mora riguarda la legge per la protezione degli animali utilizzati a fine scientifici, che a detta dell'Ue pone "limitazioni eccessive" al loro utilizzo penalizzando la ricerca in Italia. Le limitazioni, molto stringenti, sono state segnalate più volte alla Commissione dagli enti di ricerca italiani, che, a causa delle restrizioni della legge, sono penalizzati rispetto agli enti di ricerca basati in altri Stati membri, dove i limiti alla sperimentazione sugli animali sono più ampi. La politica finora ha evitato di risolvere la questione, che suscita reazioni forti in larga parte dell'opinione pubblica, ma ora sarà costretta a farlo, se vuole evitare le sanzioni europee.

Chiusa invece la procedura d'infrazione sulle buste di plastica non biodegradabili. Nel 2007 l'Italia aveva messo al bando gli shopper per motivi ambientali, in assenza però di un mercato di anologhe sporte biodegradabili. Nel frattempo l'Ue ha varato un nuova direttiva che va nella direzione della legislazione italiana.