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L'Ue accusa: "Italia indietro su smog e acque reflue"

Nel mirino dell'esecutivo di Bruxelles anche le zone speciali Natura 2000. Ma nel documento biennale pubblicato dalla Commissione europea ci sono anche casi di eccellenza

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BRUXELLES - Gestione delle acque reflue al Sud, inquinamento atmosferico al Nord e lacune nel processo di designazione dei siti "Natura 2000": sono questi tre dei principali fronti aperti tra l'Italia e Bruxelles in materia ambientale. E' quanto emerge dal rapporto sull'attuazione delle politiche ambientali pubblicato oggi dalla Commissione europea. Si tratta, sottolinea l'esecutivo Ue, di problemi la cui soluzione è resa più difficile da "conflitti di sovrapposizione" tra amministrazioni locali e quella centrale. Il documento, pubblicato con cadenza biennale dalla Commissione, annovera però anche alcuni punti di eccellenza italiani come gli approcci innovativi nei progetti Life e gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes) sviluppati da Istat e Cnel.

Restano invece i problemi su rifiuti, acque reflue, smog nei centri urbani e designazione delle Zone Speciali di Conservazione previste dalla Direttiva Habitat. "Il riesame dell'attuazione delle politiche ambientali - spiega il commissario Ue all'ambiente Karmenu Vella - è parte della nostra risposta ai cittadini, che chiedono all'Ue di accertarsi che le norme ambientali siano applicate correttamente applicate nei loro Paesi".

Le infrazioni sulle politiche ambientali costano già molto all'Italia e potrebbero costare ancora di più. Finora la mancata conformità agli elevati standard Ue in materia di protezione degli ecosistemi ha drenato 141 milioni di euro dalle casse dello Stato per le discariche abusive e 85 milioni per l'emergenza rifiuti in Campania. Nonostante in anni recenti l'Italia sia riuscita a ridurre in maniera sensibile le infrazioni, sulle politiche ambientali ne restano 16 (erano 22 nel 2014), con alcuni casi particolarmente difficili da risolvere in tempi brevi.

Ecco una panoramica del contenzioso aperto che potrebbe sfociare in nuove sanzioni.

Rifiuti. Oltre alla Campania e alle discariche abusive, dal 2011 l'Italia è sotto procedura di infrazione anche per le discariche che avrebbero dovuto essere chiuse entro il 16 luglio 2009 e dal 2015 per i ritardi nell'adozione dei piani regionali di gestione dei rifiuti. A queste si è aggiunta, nel 2009, l'infrazione per la mancata valutazione di impatto ambientale sulla messa in sicurezza di una parte dell'ex Acna di Cengio.
Acque reflue. Sono tre le procedure aperte, la più avanzata delle quali è quella sui centri urbani con più di 15.000 abitanti. Le altre riguardano, rispettivamente, agglomerati da oltre 10.000 abitanti che riversano le acque reflue in aree sensibili dal punto di vista della protezione ambientale, e centri con più di 2.000 abitanti.
Qualità dell'aria e inquinamento. Sono ancora in corso una procedura di infrazione per l'Ilva di Taranto, una per inadempienze sulla direttiva per l'inquinamento acustico e due per lo smog in città. In particolare, ci si attende che le due infrazioni, una sul superamento dei valori limite di PM10, e l'altra sui livelli di biossido di azoto (NO2) possano entrare nella seconda fase, quella del parere motivato, già nelle prossime settimane.
Tutela della Natura. L'Italia deve completare la designazione delle Zone Speciali di Conservazione previste dalla Direttiva Habitat.