
Per giungere alla scoperta, gli autori hanno analizzato diversi set di dati raccolti da Lhc (Large Hadron Collider, il grande acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, già celebre per l'identificazione sperimentale del bosone di Higgs), che già a giugno scorso avevano attirato l'interesse della comunità scientifica. Esaminando le tracce delle collisioni che avvengono nel "tubo" dell'acceleratore, i fisici avevano infatti notato la produzione di una nuova particella, mai osservata prima, un cosiddetto barione double charmed. Generato, per l'appunto, dalla fusione di tre quark con "sapori" - cioè caratteristiche - diversi. Due quark dal sapore charm e un quark up, per la precisione.
È proprio su questo processo che si sono concentrati Karliner e Rosner. In particolare, hanno notato che la fusione di quark charm e up richiede un'energia di circa 130 meV (l'elettronvolt, o eV, è un'unità di misura usata dai fisici delle particelle, definita come l'energia guadagnata da un elettrone che si muove nel vuoto tra due punti che abbiano una differenza di potenziale di un volt), e la produzione del barione double charmed rilascia un'energia di 142 meV, per un guadagno netto di circa 12 meV totali. Le cose cambiano, però, provando a ipotizzare cosa succede se si fondono insieme quark di altri tipi: stando ai calcoli degli autori del lavoro, infatti, mettere insieme quark di sapore bottom, più pesanti, porterebbe alla produzione di un barione più grande e libererebbe fino a 138 mEv. Niente male, se si tiene conto del fatto che i processi di fusione nucleare, quelli che fanno brillare le stelle ed esplodere le bombe a idrogeno, sprigionano tipicamente un'energia che si aggira intorno ai 18 meV.
La scoperta, com'è lecito aspettarsi, fa un po' paura: "L'entità dell'energia liberata nei processi di fusione dei quark", ha spiegato Kelter, "potrebbe effettivamente spaventare. Abbiamo deciso di pubblicare i dettagli della nostra scoperta solo perché siamo certi che non ci può essere alcuna applicazione militare". Sembra infattti ci sia da stare tranquilli: la "quarksplosion", come è stata definita, è un processo mai osservato sperimentalmente e soprattutto estremamente difficile da produrre. "Nell'articolo suggeriamo un possibile set-up sperimentale in cui il processo potrebbe avere luogo", scrivono ancora gli autori, "ma al momento il tempo di vita dei quark bottom e charm precludono qualsiasi applicazione pratica di tali reazioni". I quark pesanti, infatti, "vivono" appena un picosecondo, ovvero un milionesimo di milionesimo di secondo, dopodiché si trasformano in particelle più "innocue" e leggere. E per questo, secondo i ricercatori, non potranno mai essere stoccati né utilizzati in una reazione a catena come quella che avviene nelle bombe a idrogeno. Per fortuna.