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Tardigradi, super resistenti ma non abbastanza per sopravvivere al clima che cambia

I microscopici invertebrati lunghi al massimo un millimetro possono resistere a condizioni estreme, come bombardamenti di raggi gamma e persino nello spazio. Ma il climate change rappresenta una sfida anche per loro. A sostenerlo è uno studio italiano

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Il tardigrado
Il tardigrado 
SONO diventati delle star, anche per il loro aspetto buffo che nasconde un talento unico: sono gli animali più resistenti che possiamo trovare sulla Terra, qualcuno li definisce 'highlander' perché possono cavarsela in situazioni che ucciderebbero qualsiasi altro animale. I tardigradi vivono dappertutto, dal nostro giardino ai ghiacci in Antartide, sotto un bombardamento di radiazioni, nel vuoto dello spazio. Ma alcuni ricercatori italiani hanno scoperto che, anche per loro, i cambiamenti climatici potrebbero rappresentare una sfida di sopravvivenza.

Nel laboratorio di "Evolutionary zoology" dell'Università di Modena e Reggio Emilia, c’è un piccolo allevamento di tardigradi. Sono animaletti che possono misurare al massimo un millimetro e vivono in ambienti umidi. Ne esistono oltre un migliaio di specie, quelli arrivati in Emilia vengono dall'Antartide, non a caso uno dei luoghi più sensibili al climate change. Sono stati raccolti da Roberto Guidetti, professore associato di Scienze della vita, durante una spedizione nel 2010 finanziata dal Miur. Guidetti e i colleghi hanno messo a dura prova questi esserini in laboratorio: "Abbiamo stressato questa specie per capire il grado di resistenza a ipotetici scenari futuri, connessi ai cambiamenti climatici – racconta Tiziana Altiero, ricercatrice del dipartimento Educazione e Scienze umane – i tardigradi sono molto resistenti a bombardamenti di radiazioni e all'aumento delle temperature. La specie studiata da noi, che si è adattata a vivere in un ambiente estremo come l'Antartide, può resistere fino a 33 gradi centigradi".

Le difficoltà arrivano quando alterazioni di temperatura e radiazioni avvengono insieme. Lo studio, pubblicato sul Journal of experimental Biology, firmato da Guidetti e Altiero, assieme a Ilaria Giovannini e Lorena Rebecchi del dipartimento di Scienze della vita, mostra che la resistenza dei cosiddetti 'orsetti d’acqua', sottoposti all'azione simultanea del bombardamento ultravioletto e dell'aumento di calore, viene compromessa: "Abbiamo simulato una modificazione del loro habitat: l’aumento della temperatura e di radiazioni, causate dal buco nell'ozono. Uno scenario possibile dovuto ai cambiamenti climatici in atto – continua Altiero – e riscontrato che la loro resistenza cala".

A venire alterate sono soprattutto le capacità di riproduzione e malformazioni: "Allevando questa particolare specie abbiamo osservato che non esistono maschi – sottolinea la ricercatrice – ma solo femmine che si riproducono per partenogenesi, senza fecondazione. Per questo anche un solo esemplare, isolato, è in grado di colonizzare da solo un habitat". Malformazioni e difficoltà a riprodursi che vengono trasmesse anche alle generazioni successive.

La forza dei tardigradi è quella di essersi saputi adattare a condizioni estreme entrando in una sorta di letargo. Congelandosi assieme all’habitat in cui vivono oppure essiccandosi quando l’acqua viene a mancare. Alcune specie possono resistere così per decine di anni. Per questo vengono chiamati 'highlander', in realtà il loro ciclo vitale attivo è molto più breve: "Quelli antartici vivono Tre o quattro mesi 'in attività', specie delle zone temperate fino a due anni e mezzo. Grazie alla criobiosi o alla anidrobiosi, resistendo al congelamento o alla mancanza di acqua".

Gli effetti che stiamo osservando sul clima però mettono alla prova anche le capacità sovrumane di organismi capaci di sopravvivere alla 'fine del mondo'. Un altro campanello d’allarme per l'uomo, la cui resilienza di certo non è paragonabile alla loro: "Se i cambiamenti climatici saranno graduali potrebbero avere il tempo di adattarsi a un habitat modificato" conclude Autiero. Ma se l'impatto dell'uomo sull'ecosistema non si attenuerà l'ipotesi, specificata nello studio, è che in Antartide, possano addirittura estinguersi.