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Un gigantesco iceberg si è staccato dall'Antartide. Gli esperti: "E' normale"

Il blocco di ghiaccio di 315 miliardi di tonnellate, grande oltre 1.600 km², si è staccato dall'Amery. La glaciologa rassicura: "Fenomeno normale, non dovuto ai cambiamenti climatici. E' lo stato dell'Antartide a preoccupare"

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Un enorme iceberg di 315 miliardi di tonnellate e con una superficie di 1.636 chilometri quadrati (circa 50x30 km) si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Amery, in Antartide: è il più grande (quanto l'isola di Zanzibar) degli ultimi 50 anni. Il blocco di ghiaccio, nominato D28, è monitorato costantemente e nelle immagine satellitari messe a confronto, scattate il 20 e il 25 settembre, mostra di essersi distaccato progressivamente negli ultimi giorni.
Un distacco di iceberg così grande dall'Amery, la terza piattaforma di ghiaccio per estensione in Antartide, non accadeva dal 1963. Ma si tratta di un fenomeno da attribuire al normale formazione delle barriere di ghiaccio e che si è manifestato altre volte negli ultimi 60-70 anni, ci tengono a specificare gli esperti. "E' normale che le barriere perdano massa, perché ne acquisiscono altra continuamente." - spiega la professoressa Helen Fricker dello Scripps Institution of Oceanography presso l'Università della California San Diego.

"L'aumento di massa è dovuto alla neve che cade sul continente e ai ghiacciai che si muovono verso le rive. - chiarisce Fricker - È fondamentale ricordare che l'Antartide orientale è diversa dall'ovest del continente e dalla Groenlandia, che si stanno riscaldando ad alta velocità a causa dei cambiamenti climatici".

Nel 2002 gli studiosi avevano già previsto che il "loose tooth" (dente che cade, ndr), soprannome che si era aggiudicato D28, si sarebbe staccato tra il 2010 e il 2015. Nel caso dell'Amery i dati satellitari dagli anni '90 a oggi dimostrano che la piattaforma è sostanzialmente in equilibrio con l'ambiente circostante, nonostante si sia verificato un forte scioglimento della superficie. Tuttavia i ricercatori sottolineano che il distacco non sia dovuto ai cambiamenti in atto. "Se c'è molto di che preoccuparsi in Antartide, viceversa non c'è ancora alcun motivo di allarmarsi per l'Amery", conclude Fricker.