
Il grande recupero
«Nel solo mese di maggio abbiamo recuperato tutto il terreno perduto a marzo ed aprile, quando le vendite si erano azzerate a causa della chiusura dei negozi — racconta Massimo Panzeri, ad di Atala, il leader di mercato in Italia nell’elettrico — E, tenendo conto degli ordinativi che abbiamo già raccolto, possiamo dire che l’intero 2020 mostrerà una significativa crescita». A trainare i conti del gruppo di Monza, e più in generale quelli di tutto il settore, sono le vendite delle e-bike, la cui tecnologia ha fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni e il cui prezzo è diventato accessibile a molte tasche.
Intere fasce di popolazione si sono avvicinate alle bici, consentendo così l’apertura di nuovi mercati. Basti pensare agli anziani che possono fare del cicloturismo anche se la loro forma fisica non è più quella di quando erano giovani, oppure ai lavoratori che usano la bicicletta per il tragitto casa-ufficio, dove non vogliono (e non possono) arrivare grondanti di sudore. I dati parlano chiaro: negli ultimi anni le vendite di biciclette muscolari hanno avuto un andamento sostanzialmente invariato, con numerose stagioni archiviate con un bilancio negativo, mentre quelle elettriche stanno crescendo ormai da molto tempo a tassi superiori al 10%. Un trend che l’emergenza Covid 19 rafforzerà sicuramente. La bicicletta consente infatti di muoversi in città garantendo velocità e distanziamento, cosa che i trasporti pubblici e l’auto privata non sono più in grado di fare. Con l’arrivo dell’estate, poi, è probabile che un numero crescente di italiani decida di organizzare una vacanza in bici, un’ottima alternativa ai difficoltosi viaggi all’estero e, per di più, low cost.
Compratori maturi
«C’è stato un risveglio generalizzato su tutte le fasce di prodotto, con un focus particolare sull’elettrico — prosegue Panzeri — L’atteggiamento degli italiani verso gli spostamenti in bicicletta stia cambiando. In questo mese e mezzo il prezzo medio del venduto è notevolmente cresciuto e i compratori guardano molto al contenuto e poco alla moda. Vogliono motori efficienti e montano spesso il portapacchi. Nonostante siamo ancora lontani anni luce da Paesi come Germania e Olanda, stiamo però andando in quella direzione. Un primo importante banco di prova ci sarà in autunno quando il meteo peggiorerà e si vedrà quanta è veramente la determinazione nell’usare la bici come mezzo di trasporto».
Un contributo decisivo alla mobilità sostenibile deve arrivare dallo Stato, non nella forma di un incentivo ma sul fronte delle infrastrutture. Alle città servono piste ciclabili e parcheggi sicuri per le due ruote. Sotto questo punto di vista il Belpaese è molto indietro, anche a causa della conformazione delle sue città e del territorio ma qualcosa sta cambiando. «In molte città le amministrazioni comunali si stanno muovendo e lo stanno facendo nel modo giusto — dice il numero uno di Atala, che è anche vicepresidente di Conebi (Confederation of the european bicycle industry), l’associazione europei dei produttori di biciclette — Non basta infatti tracciare una linea in terra ma bisogna ripensare la circolazione per garantire la sicurezza ai ciclisti».
Se tutto funzionerà a beneficiarne non saranno solo il traffico delle città e la salute, ma anche l’economia dell’intero Paese. Secondo Isnart-Legambiente la cosiddetta bike economy, che include non solo la vendita di bicicletta ma tutti l’attività economica collegata, valeva già 6 miliardi di euro nel 2018. E ora non può che crescere.