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Trump: "La Nasa era morta, l'ho resuscitata". E l’ex astronauta Kelly lo zittisce con un tweet

La risposta del pioniere che ha trascorso un anno nello spazio: "I grandi leader si prendono le colpe e distribuiscono i meriti". Anche la moglie (ex dipendente della Nasa) richiama il presidente all’umiltà. La moglie, Amiko Kelly, che ha lavorato alla Nasa, è altrettanto caustica: "Mio marito era nello spazio per un anno nel suo quarto volo quando sei sceso dalle scale mobili e hai annunciato la tua presidenza. La mia carriera alla Nasa è stata esaltante. Ma la cosa più importante che ho imparato è stata l'umiltà"

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Scott Kelly
Scott Kelly 
Nel periodo in cui gli astronauti sono in servizio è molto difficile che qualcuno di loro prenda posizioni pubbliche che in qualche modo coinvolgano la politica. Figuriamoci criticare o "blastare" sui social network il "commander in chief", il capo della Casa Bianca. Le cose sembrano cambiare dopo il ritiro. Alcuni si candidano alle elezioni e, in generale, c'è più libertà di espressione una volta slegati dai lacciuoli dell'appartenenza a un corpo istituzionale. L'ormai ex astronauta Scott Kelly, famoso per aver trascorso quasi un anno ininterrottamente nello spazio, ha fatto proprio così, ha risposto a muso duro a un tweet del presidente Donald Trump, che si arrogava i meriti di aver risollevato una Nasa a suo dire "morta".
 

"La Nasa era chiusa e morta fino a che non l'ho rimessa in moto io. Ora è il più vivace luogo di questo genere sul Pianeta... E ora ad affiancarla abbiamo la Space Force. Abbiamo ottenuto più di qualsiasi altra Amministrazione nei primi 3 anni e mezzo. Scusate ma questo non succede con "Sleepy Joe", ha scritto Trump su Twitter. "Sleepy Joe" (Joe addormentato) è il nomignolo che il presidente degli Stati Uniti, e candidato alla rielezione col partito Repubblicano a novembre, ha affibbiato al suo avversario, il democratico Joe Biden. La replica di Kelly è arrivata con un altro tweet che, come la punta di una lama, concentra in poco spazio tutta la sua forza: "I grandi leader si prendono le colpe e distribuiscono i meriti".
 

Ci mette il carico da 90 anche la moglie di Kelly, Amiko. Anche lei ha lavorato per la Nasa nel settore "Public affairs". Il suo è un altro attacco frontale: "Mio marito era nello spazio per un anno nel suo quarto volo spaziale quando tu sei sceso dalla scala mobile annunciando la tua presidenza (la candidatura ndr). Ho lavorato io stessa alla Nasa ed è stato incredibile. La mia carriera lì: esaltante. La cosa più preziosa che ho imparato: l'umiltà".
 

 
Pochi giorni fa Scott aveva criticato la scelta di costituire una "Space force" a stelle e strisce: "Non mi è chiaro quale sia lo scopo di questo nuovo settore dell'esercito - ha detto durante una intervista alla Msnbc - che si rivelerà incredibilmente dispendioso. E la mia grande preoccupazione è che, sai, lo spazio è stato per noi un posto in cui lavorare in maniera pacifica. E, beh, cambiare questa cosa senza una ragione chiara a questo punto è, come è ho detto, difficile da capire".
 
Come contesto, bisogna sottolineare che la famiglia Kelly è molto impegnata in politica. Scott Kelly è celebre in tutto il mondo per essere stato l'astronauta che, assieme al collega russo Mikhail Kornienko, ha trascorso quasi un anno ininterrottamente nello spazio a bordo della Iss per studiare gli effetti della lunga permanenza in assenza di peso. Il suo gemello, Mark Kelly, anche lui ex astronauta, si è sottoposto contemporaneamente agli stessi test per verificare le differenze su due persone dallo stesso patrimonio genetico.
 

 E, per così dire, tornati sulla Terra, Mark e Scott hanno mostrato anche altre affinità, questa volta politiche. Mark Kelly è sposato con Gabrielle Giffords, che era stata eletta con i democratici nel 2007 in Arizona al Congresso degli Stati Uniti. Molto impegnata a favore del controllo e della regolamentazione per la detenzione di armi, nel 2011 fu vittima di un attentato a Tucson nel quale fu ferita alla testa.
 

''L'America ripiomba nelle tenebre''


 Ora è il marito Mark a continuare la sua battaglia. Mark Kelly è infatti candidato alle elezioni speciali per il Senato in Arizona del novembre 2020, per il seggio che fu di John McCain.
 

Eredità e meriti di Trump

Chi conosce lo spazio sa che i successi sono frutto di molti anni di lavoro. L'uscita di Trump era accompagnata dalla notizia del test, riuscito, della compagnia di Elon Musk, Space X, che ha fatto decollare per la prima volta, per alcuni secondi, la Starship. È la nave spaziale che, nei progetti del tycoon, dovrebbe un giorno trasportare gli uomini su Marte. Quindi si tratta un successo privato. Non si può comunque ignorare il fatto che per la Nasa (e Musk) siano mesi esaltanti. Dopo il lancio della missione Mars 2020 con il rover Perseverance diretto verso Marte e la riuscita della missione Demo 2 da parte sempre di SpaceX, con il primo trasporto di astronauti americani, decollati dalla Florida per la prima volta dopo nove anni, verso la Stazione spaziale internazionale, e rientrati dopo due mesi, il presidente prova a prendersi tutto.
 
Traguardi di programmi che però hanno preso il via molto tempo prima della sua elezione, concepiti durante l'amministrazione Obama se non ancora prima. Merito di Trump (e del nuovo amministratore Nasa, Jim Bridenstine) di aver continuato sul solco già tracciato, portando all'operatività del Commercial Crew program ma anche dando maggiore impulso all'iniziativa privata oltre l'atmosfera.

Marte impossibile, Luna difficile

All'inizio della sua presidenza Trump ha dovuto prendere atto che nemmeno durante un suo (eventuale) secondo mandato potrà vedere un uomo camminare su Marte. Quindi ha puntato tutto sulla Luna. A un primo progetto, ideato durante il governo del suo predecessore, quello del Lunar Gateway, una stazione spaziale in orbita lunare, ha affiancato il programma Artemis. Vuole essere il presidente che ha fatto sbarcare di nuovo l'uomo (e la prima donna) sulla superficie del nostro satellite naturale. Entro il 2024 (l'orizzonte è sempre quello di un suo secondo mandato). Ma le cose non sono così semplici. A luglio, il Congresso ha infatti negato l'aumento di fondi richiesto dalla presidenza, tre miliardi, concedendo all'Agenzia spaziale americana per il 2021 lo stesso budget del 2020. Un braccio di ferro che potrebbe concludersi solo a novembre con l'elezione di un nuovo presidente o una maggioranza più favorevole a Trump se riuscirà nell'intento di essere riconfermato. Traguardo che, stando agli ultimi sondaggi, sembra molto più lontano della Luna.