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Fukushima, il piano del Giappone per sversare acqua radioattiva in mare

Tokyo, lo stoccaggio di acqua radioattiva
Tokyo, lo stoccaggio di acqua radioattiva (reuters)
Attualmente ci sono circa 1,23 milioni di tonnellate di acque trattate in circa mille cisterne. Il timore è che continuando a questo ritmo si esaurisca lo spazio entro ottobre 2022
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L'acqua contaminata e radioattiva del disastro nucleare della centrale di Fukushima avvenuto nel 2011 potrebbe essere riversata in mare, nell'oceano Pacifico. Il governo giapponese starebbe seriamente pensando a questa soluzione per risolvere il problema dell'acqua contaminata usata per raffreddare gli impianti danneggiati nella catastrofe: dal 2022 circa 1,23 milioni di tonnellate di liquido potrebbero dunque essere rilasciate in mare. Ad anticiparlo sono le agenzie di stampa nipponiche, specificando però che la decisione definitiva potrebbe arrivare entro fine mese. 

Lo smaltimento. Da nove anni il Giappone si interroga su come smaltire queste acque contaminate oggi presenti in 1.044 serbatoi. Fra le ipotesi quelle di usare l'evaporazione in atmosfera o il trasporto in altri appositi serbatoi e container, ma anche quello appunto di riversare i liquidi nell'oceano Pacifico. Una decisione, quest'ultima, fortemente contestata da pescatori, cittadini e ambientalisti. In particolare i pescatori temono per un crollo della domanda dei prodotti ittici pescati nella regione e per forti ripercussioni sugli ecosistemi marini.
(ansa)

Lo sversamento nel 2022. Un'apposita commissione dovrà valutare gli impatti e resta il fatto che l'eventuale immissione dell'acqua radioattiva in mare dovrà ottenere l'ok dell'Autorità nazionale di regolamentazione del nucleare (Nra). Tutte operazioni che fissano l'ipotetico sversamento a non prima del 2022. Va detto, come precisato dai media nipponici, che l'acqua usata per raffreddare gli impianti è filtrata utilizzando un sistema di trattamento dei liquidi (Alps) che sarebbe in grado di estrarre 62 dei 63 elementi radioattivi presenti tranne il trizio, isotopo radioattivo dell'idrogeno.

I timori per l'ecosistema. Tutto il processo di un eventuale sversamento, secondo i media, potrebbe necessitare anche di una decina di anni. Un lunghissimo passaggio che spaventa i pescatori che da quasi un decennio stanno lottando per ricostruire la reputazione dell'industria della pesca in quel Giappone che nel marzo 2011 fu sconvolto dal terremoto. Un sisma di magnitudo 9 (e successivo tsunami) che provocò l'incidente che portò al surriscaldamento del combustibile nucleare, seguito dalla fusione del nocciolo, da esplosioni di idrogeno e successive emissioni di radiazioni.
 
La radioattività. Insieme a pescatori e ambientalisti anche la Corea del Sud, che importa diverse tonnellate di pesce dal Giappone, si è detta preoccupata per l'idea delle acque contaminate riversate nel Pacifico. Preoccupa in particolare la presenza del trizio, isotopo radioattivo dell'idrogeno dannoso per l'uomo in dosi molto elevate, anche se chiaramente l'acqua di Fukushima sarà diluita e filtrata prima di essere rilasciata, in modo che diventi almeno 40 volte meno concentrata. Questa operazione potrebbe però richiedere ben più dei dieci anni previsti per l'intero progetto di rilascio delle acque.