Covid e inquinamento, l'esposizione alle polveri sottili aumenta il rischio di mortalità dell'11%
di Giacomo Talignani
Torino
Lo studio dell'italiana Francesca Dominici di Harvard rafforza la possibile correlazione fra inquinamento e letalità del virus. Secondo un'altra ricerca il 15% di tutti i decessi di Covid-19 nel mondo sono attribuibili all'aria inquinata
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Sempre più studi scientifici ci suggeriscono una forte correlazione fra Covid-19 e inquinamento dell'aria. Fin dalla prima ondata della scorsa primavera, alcuni studi effettuati anche in Italia per esempio relativi alla Pianura Padana e altre aree del Nord indicavano una possibile relazione fra letalità collegata al virus e inquinamento atmosferico. Nel frattempo decine di altri studi, dagli Stati Uniti alla Cina, hanno indagato come una pessima qualità dell'aria e lo smog possano avere importanti ricadute sulla pandemia in corso.
Ora una nuova ricerca dimostra come è sufficiente anche un leggero aumento delle concentrazioni di polveri sottili (Pm 2.5) per aumentare il rischio di mortalità per Covid-19 anche dell'11%. Su Science Avdance, lo studio coordinato dalla data scientist italiana ed esperta internazionale di statistica Francesca Dominici della Harvard University, di cui erano precedentemente usciti alcuni passaggi e ora pubblicato ufficialmente, racconta come dalla analisi dei dati di oltre 3 mila contee statunitensi sia stato possibile stabilire il fatto che un aumento di pochi microgrammi di polveri sottili per metro cubo d'aria possano portare ad un aumento della mortalità per coronavirus dell'11%. Una conclusione ottenuta confrontando i dati sulle concentrazioni giornaliere di Pm 2.5 e i tassi di mortalità in diverse zone degli Stati Uniti.
"Abbiamo guardato all’esposizione media alle Pm 2.5 negli ultimi 16 anni, trovando una correlazione tra aumento di inquinamento e maggiore mortalità per Covid-19 in una data zona ma i risultati sono simili anche quando abbiamo considerato l'aumento medio delle Pm 2.5 solo nell’ultimo anno" ha spiegato Dominici.
Per stabilire una relazione precisa di causa-effetto tra inquinamento e coronavirus serviranno altre ricerche, ma quella di Harvard fornisce già alcune importanti indicazioni, come il fatto per esempio che anche in aree prive di smog dove però si verifica un aumento di polveri sottili ci sia un maggiore rischio di mortalità per Covid.
Il nuovo studio tiene conto di diversi fattori, dalla densità di popolazione alle condizioni economiche, sino ai dati relativi a ricoveri e sistemi ospedalieri, e si è concentrato su oltre 115 mila decessi che si sono verificati sino a metà giugno. Come stabilito in più occasioni da medici e scienziati i cittadini che hanno respirato aria particolarmente inquinata possono contrarre malattie cardiache e polmonari: in caso di infezione da coronavirus aumenta dunque il rischio di mortalità in soggetti già malati.
Conoscere la relazione fra inquinamento e Covid-19, spiega Dominici, può portare per esempio all'aumento dell'assistenza sanitaria e della fornitura di dispositivi di protezione in aree particolarmente cariche di polveri sottili. "Ci sono molte prove scientifiche che ci fanno pensare che un virus che attacca i nostri polmoni e ti uccide con una polmonite virale potrebbe diventare più mortale se i tuoi polmoni sono compromessi perché stai respirando aria inquinata" sostiene l'italiana.
In un altro studio, pubblicato da un team internazionale su Cardiovascular Research, e che ha usato dati provenienti anche dal lavoro di Harvard, viene stimato che il 15% di tutti i decessi di Covid-19 in tutto il mondo siano attribuibili all'aria inquinata e esposizioni a lungo termine allo smog. Secondo i ricercatori equivale a 180mila decessi degli oltre 1,2 milioni di morti per coronavirus al mondo. Tra le stime effettuate viene suggerito che il 27% delle morti per coronavirus in Cina sia attribuibile alla correlazione con l'inquinamento atmosferico, il 26% in Germania, il 18% negli Stati Uniti e il 14% nel Regno Unito, anche se servono altri studi scientifici e dati per approfondire queste cifre.
Per Anna Hansell dell'Università di Leicester "è estremamente probabile che esista un legame tra inquinamento atmosferico e mortalità da Covid-19 ma è prematuro tentare di quantificarlo con precisione.Tuttavia, ci sono molte altre buone ragioni per agire ora per cercare di ridurre l'inquinamento atmosferico che l'Oms collega già a 7 milioni di morti all'anno in tutto il mondo".