«Cosa significa lavorare con Elon Musk? Grosso modo dare il 200 per cento, sette giorni su sette. Si impara molto, ma lo si può fare per un tempo limitato». Paolo Cerruti, in collegamento video da Stoccolma, riassume così i suoi sei anni passati ai vertici di Tesla. Originario di Torino, 50 anni, ha trascorso la vita fuori dall’Italia: studi a Parigi, poi a lavorare fra Inghilterra, Francia, India e Giappone nella Nissan guidata da Carlos Ghosn, fino alla California e alla Tesla.
Oggi è in Scandinavia, dove ha cofondato nel 2016 la Northvolt, la prima produzione europea di batterie per uso domestico, industriale e ovviamente per la nuova mobilità elettrica. «Una startup anomala», come la definisce lui, visti i tre miliardi di euro di finanziamenti arrivati fra gli altri da Goldman Sachs, Bmw, Volkswagen, Banca europea degli investimenti e da privati come Daniel Ek, il “padre” di Spotify. Ma con un futuro ad alta sostenibilità ambientale che sembra assicurato: ha commesse che nel complesso ammontano a 12 miliardi di euro. Un centro di ricerca e sviluppo che sforna prototipi vicino a Stoccolma, una prima fabbrica tra i fiordi 700 chilometri più a nord che comincerà a produrre nel 2021 le batterie più “green” del pianeta ed una seconda in Germania. Con l’obiettivo di rompere l’attuale oligopolio delle compagnie giapponesi, cinesi e sudcoreane.
«È cominciato tutto da una considerazione fatta con Peter Carlsson, uno dei quattro fondatori di Northvolt, quando eravamo in Tesla», continua Cerruti. «Pianificando la produzione della Model 3, capimmo che per cominciare a generare profitti avremmo dovuto venderne mezzo milione l’anno. In quel periodo la potenza che serviva a muovere un tale numero di macchine era in totale quella generata da tutte le batterie a litio prodotte nel 2013. Alla mobilità elettrica servivano nuove fabbriche e l’Europa, abbiamo scoperto, era il posto migliore per metterle in piedi».
Scelta dettata dal calcolo quindi più che dalla sola anagrfica dei fondatori. Nel processo di decarbonizzazione siamo avanti a Stati Uniti e Asia. Questo significa che da noi il mercato delle batterie, nel 2019 valeva 35 miliardi dollari e ma arriverà a 137 miliardi in sette anni (PrNewswire), è più maturo. In secondo luogo, costruirle è un processo altamente automatizzato che richiede relativamente poca manodopera molto specializzata che costa qui come altrove. Ultimo, la Svezia in quanto ad energie rinnovabili ha raggiunto gli obiettivi europei per il 2030 due anni fa e quella che viene fornita all’industria ha un prezzo sensibilmente inferiore rispetto ad altri Paesi come l’Italia.
Il mondo strategico delle batterie è in poche mani. Quelle al litio nascono nell’elettronica di consumo grazie alla Sony. Poi è arrivata la Panasonic che è oggi alleata con Tesla, e la Sanyo, seguite dalle sudcoreane Lg e Samsung e infine dalla cinese Catl. Northvolt vorrebbe farsi largo con una propria produzione basata su principi diversi e il fatto che usi energia rinnovabile per le sue fabbriche, dunque con un impatto molto più basso, è solo un aspetto.
L’altro, fondamentale, sono i materiali. Fra i metalli usati nelle batterie ci sono il nichel e il litio. Il primo, di qualità, non è facile da avere e rischia di sparire presto. Viene da Canada, Australia, Indonesia, Asia del sudest. Il litio è invece sia australiano sia sudamericano, dove però viene estratto con effetti devastanti per l’ambiente.
«Abbiamo fatto un lavoro minuzioso sulle materie prime così da assicurarci quel che ci serve e non dover dipendere da altri», spiega il manager italiano. «E siamo i primi ad avere un approccio integrato: puntando alla sostenibilità più elevata nel male necessario delle miniere, intendiamo riciclare completamente quel che produciamo così da doverne estrarre il meno possibile ed abbattere allo stesso tempo la volatilità dei materiali».
Approccio molto europeo che, se si dovesse dimostrare vincente sul piano strategico ed economico, potrebbe rappresentare una svolta in questo settore. Lo capiremo nel 2021 quando la prima fabbrica di Norhvolt inizierà a fare sul serio.
Northvolt: "Ora diamo la scossa a Elon Musk"
di Jaime D'Alessandro
Incontro con Paolo Cerruti, cofondatore della compagnia svedese e con un lungo passato alla Tesla, che ha già raccolto in Svezia un fiume di denaro per le sue superbatterie. Ecco come sta nascendo la prima azienda completamente europea che vuol dare fino da torcere ai colossi americani e asiatici