Abbiamo smesso di muoverci e la natura ha ripreso il suo spazio, molto più velocemente di quel che era lecito aspettarsi. La fotografia che emerge dall’analisi delle immagini satellitari nel progetto Earth Data Covid-19 della Nasa sembrano dimostrare questo: sono bastate alcune settimane di lockdown perché l’inquinamento atmosferico diminuisse di un terzo e la qualità dell'acqua e dell’aria migliorasse di oltre il 40 per cento.
Fenicotteri in Albania, procioni nel Central Park di New York e cervi a spasso nei sobborghi di Londra. L'effetto del lockdown nelle aree urbane ha mostrato la capacità della natura di riprendersi i suoi spazi nell'arco di poche settimane. Le immagini satellitari Nasa del progetto Earth Data Covid-19 confermano: l'inquinamento atmosferico è diminuito di un terzo e la qualità dell'acqua e dell’aria è migliorata di oltre il 40%. E le città hanno riscoperto una fauna che viveva ai margini. Leggi l'articoloGiro del mondo durante il lockdown
(foto: Getty Images)
“Abbiamo guardato diverse aree per poi concentrarci su alcune città come San Francisco e New York”, racconta Nima Pahlevan, ricercatore iraniano d’adozione americana del Goddard Space Flight Center della Nasa che ha osservato in particolare all'impatto della pandemia sulla qualità dell'acqua. “Solo a New York due milioni di pendolari hanno cessato di andare e venire da Manhattan durante il lockdown e i mutamenti sono stati evidenti, stando a quanto abbiamo rilevato in collaborazione con la Columbia University. La riduzione del traffico lungo il fiume Hudson ha permesso alle acque di tornare trasparenti. Non è un fattore univoco della loro qualità, ma certo è un’indicatore”.
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Nel caso del progetto Earth Data Covid-19 le istituzioni che hanno partecipato sono state ben sette, compresa l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e i primi risultati li ha presentati l'American Geophysical Union. Tutti hanno riscontrato effetti macroscopici in assenza della pressione esercitata dall’uomo sull’ambiente, anche se i risultati non sono univoci. "Abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per attribuire chiaramente il cambiamento ambientale all’emergenza Covid", ha affermato Timothy Newman, coordinatore del programma nazionale di osservazione terrestre per il Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs).
Ned Bair dell’Earth Research Institute presso l'Università della California di Santa Barbara, che studia i cambiamenti del bacino del fiume Indo, è riuscito a rilevare un grado maggiore di pulizia della neve come non si vedeva da venti anni. Essendo più riflettente, la neve si è sciolta con più lentezza evitando che una massa di acqua sufficiente a riempire per due volte il Lago Maggiore finisse nell’Indo.
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Anche Pahlevan ha usato le informazioni raccolte dei Landsat oltre a quelle dei Sentinel-2. I dati hanno mostrato un calo di torbidità dell’acqua superiore al 40% nel fiume Hudson. “Ma non durerà”, spiega lui stesso. “Se dovessimo tornare alla quotidianità che avevamo prima della pandemia tutto quel che abbiamo rilevato, ogni singolo miglioramento, nel giro di pochi mesi svanirebbe”. Alla stessa conclusione sono arrivati i ricercatori del Cnr sulle acque di Venezia.
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“Credo che arriveremo ad una analisi in tempo reale continua in dieci anni circa”, conclude il ricercatore del Goddard Space Flight Center della Nasa. “Quel che abbiamo fatto con questo progetto è solo un primo passo”.