Il ritardo degli autobus alla fermata, in molte città italiane è un radicato (e spesso ben motivato) luogo comune. Ma il ritardo dei bus elettrici, che faticano a farsi strada nel nostro trasporto pubblico, è un ormai dato di fatto: nel nostro Paese solo il 5,4% degli autobus in circolazione è a zero emissioni. Nel 2019 hanno fatto peggio di noi in Europa solo Grecia, Svizzera, Irlanda e Austria.
L’allarme arriva da uno studio condotto da Transport&Environment, ong ambientalista promotrice della campagna Clean Cities, a cui collabora anche Legambiente. Tra 17 Paesi europei presi in considerazione, spicca appunto il ritardo dell’Italia negli investimenti in mobilità elettrica, a maggior ragione se si pensa che il nostro Paese è uno dei maggiori acquirenti di autobus all’interno della Ue. Ma mentre la Germania ha deciso di destinare agli autobus elettrici l’80% degli investimenti nel settore, da noi si immatricolano poche decine di veicoli senza motore a combustione: nel 2019, per esempio, sono stati immatricolati appena 63 bus elettrici e a idrogeno su un totale di 4357 (di cui l’85% diesel).
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Ma quali sono le città italiane più virtuose? Chi guida la classifica del trasporto pubblico (su gomma) a emissioni zero? “Con numeri così piccoli non ha molto senso fare una graduatoria e assegnare medaglie”, risponde Andrea Poggio, responsabile mobilità per Legambiente. Tuttavia, secondo i dati dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) le città che hanno fatto più acquisti di bus elettrici nel 2019 sono Messina (16), Torino (13), Milano e Bergamo (per un totale di 15), Genova (10). “Ma le situazioni sono molto diverse”, avverte Poggio. “Mentre Milano, Torino, Bergamo e ora anche Cagliari hanno piani strutturati per raggiungere l’obiettivo di un trasporto pubblico cittadino a emissioni zero entro il 2030, Messina non risulta avere una strategia complessiva, e l’acquisto record del 2019 rischia di non avere un vero impatto sul territorio”.
Se si vuole comunque assegnare il titolo di città dai trasporti più sostenibili tutte le candidature convergono su Milano. “Come si evince dal nostro ultimo rapporto CittàMEZ- Mobilità a emissioni zero” (qui il .pdf), continua Poggio, “a farla primeggiare non sono i bus elettrici quanto il trasporto su rotaia: treni, tramvie e soprattutto metropolitana”. Il capoluogo lombardo precede Ferrara, Bologna, Torino, Firenze e Bergamo. Roma è al 39esimo posto, Viterbo il fanalino di coda.
Ma le graduatorie fotografano il passato. E il futuro? “La nostra sensazione è che il grave ritardo italiano nell’acquistare bus elettrici sia imputabile alla contrarietà delle aziende di trasporto pubblico, che preferiscono ancora investire sul diesel o al massimo su veicoli alimentati a metano, che è più pulito ma pur sempre un combustibile fossile e un gas a effetto serra. Nonostante il differenziale dei costi d’acquisto si sia ridotto moltissimo: un elettrico costa 400 mila euro contro i 250 mila di un diesel. Ma l’elettrico vince a mani basse sulle spese per carburante e manutenzione”.
Eppure Asstra, l’associazione che riunisce 141 aziende di trasporto pubblico, nei suoi documenti ufficiali sottolinea l’urgenza di un rinnovo del parco autobus italiano e di una rapida e transizione verso l’elettrico. In una relazione presentata nel settembre scorso al Parlamento dall’associazione presieduta da Andrea Gibelli, si legge: “Una nostra indagine ha rivelato come al primo semestre 2018 si sia raggiunta un’età media del parco autobus pari a 12,3 anni, ben al di sopra dell’età media dei principali paesi dell’Unione europea” (in Francia, Germania e Inghilterra è di circa 7 anni, ndr).
Una scelta tutto sommato obbligata… dall’Europa. Perché a partire da quest’anno, come previsto nella Cleanvehicle directive della Commissione di Bruxelles, il 22,5% degli ordinativi di bus urbani dovrà rispondere allo standard di zero emissioni. Anche per questo Asstra ha firmato pochi giorni fa un protocollo d’intesa con Enel X: l’obiettivo è appunto rendere più sostenibile il trasporto pubblico locale, contribuire a ridurre le emissioni delle linee urbane ed extraurbane e migliorare la qualità del servizio ai cittadini.
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Mentre da noi si tratta sui soldi del Recovery Plan e si firmano protocolli, altrove le imprese italiana contribuiscono alla decarbonizzazione del trasporto pubblico. La stessa Enel X ha siglato un accordo per fornire alla città di Bogotà altri 400 bus elettrici che andranno a sommarsi ai 500 già su strada, frutto di un accordo del 2019. “A stupire è proprio questo”, conclude Poggio. “Abbiamo aziende leader che stanno rivoluzionando metropoli straniere e che da noi fanno fatica a vincere una commessa”.