"Scienziati e foche insieme, per tracciare il cambiamento climatico anche là dove prima non si riusciva a farlo, ovvero sotto gli iceberg dell’Antartide in inverno". A dirlo è Yixi Zheng, ricercatrice in scienze ambientali presso la University of East Anglia, che ha pubblicato su Communications: Earth and Environment uno studio dove si mostra che le acque di scioglimento dei ghiacciai oggi facilitano la presenza di grandi aree d’acqua circondate dal ghiaccio, aumentando la probabilità di ulteriori scioglimenti. A permettere a Yixi Zheng queste misurazioni sono stati 'colleghi' molto particolari (e inconsapevoli): sette foche di Weddell e sette elefanti marini.
Perché coinvolgere questi animali?
"La regione antartica di nostro interesse - vicino al ghiacciaio Pine Island, nel mare di Amundsen – è coperta da mare ghiacciato per dieci mesi all’anno. Questo significa che i tradizionali sistemi di osservazione, come le navi, non possono accedere a quest’area. Tantomeno in inverno. Invece le foche sono abilissime nel trovare piccoli buchi nel ghiaccio. Quando guardiamo immagini satellitari di questa regione, anche quando tutto appare bloccato dal mare ghiacciato, possiamo vedere foche sotto il ghiaccio. Così abbiamo pensato di sfruttare questa loro capacità di accedere all’acqua marina".
Lei ha scelto sia foche di Weddell che elefanti marini: come mai due specie diverse?
"Perché hanno abitudini diverse e quindi possono misurare strati di diversa profondità. Gli elefanti marini, per trovare cibo, si immergono fino a 1.500 metri sotto il livello del mare, le foche di Weddell arrivano fino a 500-600 metri. Quindi li si trova spesso in zone diverse, e ciò ci permette – grazie a termometri attaccati agli animali tramite un tag – di avere un monitoraggio più completo".
Come fate ad assicurarvi che foche ed elefanti marini vadano proprio nelle zone che volete monitorare?
"C’è senz’altro il problema che non possiamo controllare dove vadano le foche, né quando decidono di spostarsi. Comunque sappiamo che vanno di preferenza dove c’è molta disponibilità di cibo. E davanti ai ghiacciai ci sono molti nutrienti, che vengono portati in superficie grazie alle acque di scioglimento, più calde del resto dell’acqua marina. Inoltre i biologi hanno notato che le foche amano frequentare quei posti dove la temperatura varia molto. In questo tra noi e le foche c’è una sorta di 'unità di intenti', perché ovviamente anche per i nostri studi sono molto interessanti quelle aree dove la temperatura varia di frequente: perché sono aree dove è presente qualche fenomeno interessante".
Cosa avete scoperto sullo scioglimento dei ghiacciai?
"Sapevamo già che la maggior parte dello scioglimento avviene in fondo al ghiacciaio, ovvero a contatto con l’acqua marina. Anche la parte superiore del ghiacciaio, esposta al sole, si scioglie, ma molto più lentamente perché l’acqua marina si riscalda di più dell’aria. La cosa sorprendente che abbiamo trovato in questa prima misurazione invernale della temperatura marina è che la temperatura dell’acqua più vicina alla superficie è insolitamente calda, nonostante l’inverno antartico e le temperature che in quella zona possono andare da -30 a -80 gradi. Questo è un effetto delle acque di scioglimento che tendono a salire nello strato più alto del mare".
Per misurare le temperature, qual è il vantaggio che una foca offre rispetto a un drone sottomarino?
"Un drone ha bisogno di una batteria. E visto che possiamo raggiungere questa regione solo durante l’estate, la batteria si esaurirebbe presto e non potrebbe essere sostituita. Inoltre il drone stesso si potrebbe perdere, vanificando la raccolta dei dati. Invece con le foche ciò che facciamo è dotarle di un tag per la misurazione nel mese di febbraio. I tag iniziano a cadere verso ottobre-novembre: rimangono sulla testa della foca per circa nove mesi, ovvero un periodo ideale per le nostre misurazioni. L’anno scorso siamo tornati nella stessa zona ma non abbiamo potuto attaccare i tag perché la muta era ancora in corso e quindi non c’era quella pelliccia lunga tra 2 e 5 centimetri che è ideale per fissare i tag alle foche. Quello che notiamo è che i tempi per la muta delle foche stanno cambiando. Potrebbe essere anche questo un effetto del riscaldamento globale".
Oggi che ne è dei vostri 'collaboratori' molto speciali?
"Non lo sappiamo, perché una volta che i tag con il gps e il termometro cadono, per via della muta annuale di foche ed elefanti marini, non abbiamo più modo di tracciarli".