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Tutto il succo che c'è: lo misura l'algoritmo salvando le arance dallo spreco

Tutto il succo che c'è: lo misura l'algoritmo salvando le arance dallo spreco
Un metodo sviluppato dall'Università Ca’ Foscari Venezia in collaborazione con Agricola Luisa applica l'intelligenza artificiale alla classificazione degli agrumi grazie alla capacità di definire il valore di succosità
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Salviamo le arance: quintali di agrumi vengono sprecati ogni anno ancora prima di arrivare sul banco per sapere l'esatta concentrazione di succo nel frutto. Sembra un dettaglio ma è un numero che fa la differenza. Secondo il regolamento europeo sulla commercializzazione della frutta arance, limoni e mandarini per poter essere venduti devono dimostrare di avere una quantità minima di succo. Per le arance varia dal 30% al 45%, mentre per limoni e mandarini si passa dal 20% al 40%. Se non superano l'esame possono tornare a bordo del tir. Per le aziende che lavorano nel settore l'unica tecnica che si è rivelata efficace per conoscere la quantità esatta presente in un certo lotto è piuttosto empirica: bisogna spremerne centinaia. Ora grazie a un brevetto sviluppato dall'Università Ca’ Foscari Venezia in collaborazione con Agricola Luisa sarà sufficiente chiedere a un software che applica l'intelligenza artificiale alla classificazione delle arance. Il programma, ospitato in un dispositivo che si integra nei comuni macchinari per la selezione della frutta, permette di definire il valore di succosità di ogni singola arancia a partire da un numero esiguo di campioni.

Con un software, arance ai raggi X. "Il metodo che abbiamo sviluppato può prevedere la percentuale e il peso del succo di ciascun frutto utilizzando un numero molto limitato di arance. – spiega Pietro Riello, tra gli autori del brevetto e docente del Dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi dell'ateneo veneziano - Finora nessuno studio aveva collegato la quantità di succo con le caratteristiche fisiche e varietali dell’agrume ed era quindi necessario distruggere una grande quantità di frutti per poterlo scoprire: un metodo non sostenibile, né scalabile a livello industriale".

Grazie a una serie di prove di spremitura e di misure volumetriche i ricercatori hanno elaborato un modello di succosità definito in base a varietà, origine e grado di maturazione del lotto. Questi profili vengono poi trasferiti sul software di riconoscimento. Il brevetto applica metodi matematici e machine learning per sostituire la brutale prova empirica con una classificazione statistica che limita i danni collaterali.

La Fao ha stimato che ogni anno metà dei raccolti di frutta e verdura sono persi o sprecati spesso ancora prima di arrivare nel carrello della spesa. Il brevetto sviluppato da Ca' Foscari ha richiesto sei anni di ricerca e l’analisi di oltre 5 mila arance di varie origini per tracciare una carta di identità delle diverse cultivar e definire parametri oggettivi e verificabili anche sui grandi numeri.

Scegliamo le arance per il succo. Secondo una recente indagine di Coltura&Cultura in Italia il livello di succosità delle arance è il fattore X che può orientare le scelte dei consumatori, ancora più dell'area di provenienza o del grado di dolcezza del frutto. E questo vale sia per le varietà da consumo che per quelle da spremuta.
Secondo i dati dell'ultimo Focus arance di Ismea, che ha fotografato l'andamento dell'ultima campagna delle arance italiane, le vendite sono aumentate di oltre il 10% negli ultimi mesi, un po' sull'onda lunga del boom delle richieste di agrumi registrata durante il primo lockdown nel marzo scorso. A fare da contraltare a questi dati incoraggianti sugli acquisti delle famiglie c'è il parziale blocco della ristorazione che rappresenta circa il 20% delle vendite. In questo scenario l'industria dei succhi ha ruolo determinante perché ritira e lavora ingenti quantitativi di arance, soprattutto frutti medio-piccoli.