Scarpe fatte con plastica recuperata dagli oceani o materiale vegano per fare un'ulteriore passo verso la sostenibilità. Sistemi di prova di capi e oggetti prima dell'acquisto definitivo, per evitare sprechi di risorse. Integrazione con la tecnologia e le app per ridurre i consumi inutili e promuovere acquisti e comportamenti virtuosi che aiutino l'ambiente.
Scarpe da ginnastica ottenute dagli scarti della frutta
In generale, moltissimo i marchi dello sport-wear stanno cercando di fare per rivoluzionare la produzione, l'uso dei materiali e il ciclo di vita di scarpe sportive e sneakers, nuovi metodi per cercare invertire la tendenza che finora vedeva gran parte delle 24,2 miliardi di paia di scarpe prodotte ogni anno nel mondo finire in discarica dopo l'uso. Se nel globo esistono già diversi progetti per il recupero delle scarpe, come in Italia quello di Esosport finalizzato a raccogliere scarpe, palline, pneumatici ed altri materiali per riciclarli e trasformarli per esempio in pavimentazioni per parchi giochi e piste di atletica, negli ultimi tempi tutti i grandi brand sportivi stanno sposando nuovi sistemi di economia circolare e riciclo.
Nike per esempio porta avanti diversi progetti che hanno seguito nel tempo quel "Reuse a Shoe" del 1993 che ha portato al riutilizzo di 33milioni di scarpe da ginnastica. Oggi promuove, anche attraverso l'app, studi sia sul riciclo sia sulla possibilità in alcuni store di prenotare dei test di prova dei prodotti per poi ordinari o restituirli. Esistono programmi per invitare il cliente a depositare le proprie scarpe usate in negozio avviandole così a una catena di riciclo. Attraverso il programma Refurbished si estende per esempio il ciclo di vita di tre tipi di calzature, anche con gradi di usura diversi, ritirando e ricondizionando a mano i prodotti da immettere nuovamente nel mercato. All'interno del programma di sostenibilità Nike "Move to zero", verso l'eliminazione degli sprechi e il riuso dei materiali, c' anche l'uso di nuove tecnologie come per esempio Flyleather che permette di realizzare scarpe utilizzando il 50% di pelle riciclata. In generale, la tendenza è a usare sempre meno plastica vergine e realizzare prodotti a impatto zero.
L'insospettabile riuso della gomma da masticare
Sulla stessa onda è Adidas, altro marchio famosissimo che spinge l'acceleratore sulla sostenibilità puntando nel 2021 a più del 60% di tutti i prodotti realizzati con materiali sostenibili. Fra questi per esempio il poliestere riciclato, che dal 2024 diventerà il materiale primario nelle produzioni che saranno sempre più green, come garantito dalle etichette "Primeblue" e "Primegreen". Già famose sono poi le scarpe che l'azienda ha lanciato fatte con plastica recuperata dagli oceani insieme all'organizzazione Parley for the Oceans, oppure la visione "vegan" delle Stan Smith fatte con un materiale alternativo alla pelle, o ancora i test sull'Ultraboost DNA Loop, sneaker in poliuretano termoplastico (TPU) che può essere riciclata a fine vita e che, una volta riconsegnate dal cliente dopo l'uso, vengono trasformate facilmente in un'altra scarpa.
Il Vestito Verde: lo shopping online è più green
Stesso concetto per Puma, un'altra delle aziende di abbigliamento sportive impegnate nell'ambiente e che ha recentemente lanciato un'intera collezione di abbigliamento sportivo realizzata per esempio grazie al riciclo di bottiglie di plastica raccolte a Taiwan. Pensata e strutturata da Puma in collaborazione con First Mile, una organizzazione che opera in diversi Paesi nella raccolta dei rifiuti plastici e la sensibilizzazione sul problema dell'inquinamento da plastica, Puma ha trasformato gli scarti in poliestere riciclato utilizzato per la collezione di scarpe e abbigliamento Puma X First Mile e lo scorso anno, grazie a questa iniziativa, si è arrivati a togliere da mari e spiagge 40 tonnellate di bottiglie di plastica, quasi due milioni di pezzi che inquinavano diverse aree di Taiwan e che oggi in sostanza vengono indossati.
In termini di sostenibilità ambientale si muove anche Decathlon che punta a implementare l'eco-ideazione dei propri prodotti, la manutenzione e l'offerta di servizi di noleggio per evitare sprechi di risorse. Insieme agli obiettivi delle 4R (Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Riparazione) a breve partirà anche il progetto chiamato "Test&Buy" con lo scopo di evitare gli sprechi e l'acquisto di articoli sportivi sbagliati o inadeguati che portano a un inutile consumo di energia e materie prime impiegate per produrli.
In questo caso i clienti potranno fare un test dei prodotti della validità di 7 giorni al termine dei quali sarà possibile tenere il prodotto oppure restituirlo. Quello che inizialmente acquistato tornerà indietro seguirà diversi percorsi a seconda che sia ancora interamente nuovo o usato, potrebbe passare per esempio per un semplice servizio di lavaggio ed essere rimesso in vendita oppure entrare nel circuito 2Life (dedicato al riutilizzo dei resi) ad un prezzo diverso. Lo scopo di Decathlon è infatti "ridurre il sovraconsumo di merci in vista di un modello di sport maggiormente orientato alla sostenibilità" fa sapere l'azienda, favorendo una cultura del riutilizzo. Un altro passo verso un cammino a zero sprechi.