Il diavolo della Tasmania è tornato. Il piano australiano per ripopolare il marsupiale carnivoro da anni sull'orlo dell'estinzione comincia a dare i suoi frutti. Altri sette esemplari sono stati rilasciati in natura, fanno sapere gli esperti che se ne sono occupati, in un santuario che si estende su 400 ettari a Barrington, a nord di Sydney. Vanno ad aggiungersi agli individui già liberati nell'ottobre scorso in questa area lontana dal traffico e - si spera - dalle malattie che negli ultimi anni hanno decimato la specie collocata nel 2019 dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) tra quelle "in pericolo".
La speranza concreta è che, dopo ben 3 mila anni e una popolazione ormai ridotta a 20-25 mila esemplari liberi, il "piccolo" diavolo possa tornare a ripopolare le aree protette contribuendo così a ristabilire gli equilibri dell'ecosistema. L'operazione è stata definita "storica" da Tim Faulkner, presidente di Aussie Ark (una delle ong che hanno partecipato al progetto) e paragonabile a quella americana condotta negli anni '90 per reintrodurre il lupo nel Parco di Yellowstone.
Nel 1996 la diffusione di un cancro facciale (DFTD) trasmissibile e letale per i diavoli della Tasmania ne ha decimato la popolazione. Prima dell'arrivo della patologia si contavano fino a 150 mila esemplari in libertà. Ma nell'Australia continentale l'animale era scomparso già da migliaia di anni, complice l'arrivo dell'uomo e del dingo.