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Le emissioni continuano a salire. Gli esperti: "Subito addio al fossile, o non le fermeremo"

Le emissioni continuano a salire. Gli esperti: "Subito addio al fossile, o non le fermeremo"
Nonostante il lockdown non si è fermata la produzione di CO2: siamo al livello più alto mai registrato
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Salgono in continuazione, nonostante gli sforzi annunciati e quelli fatti. I livelli di emissioni di anidride carbonica in atmosfera continuano ad essere estremamente preoccupanti. Veniamo da oltre un anno di misure di lockdown legate alla pandemia da Covid-19, di limitazioni agli spostamenti, di restrizioni per le industrie, di diminuzione del traffico veicolare, di cambiamenti a livello di produttività: eppure le emissioni crescono e, come raccontano gli ultimi dati dell'osservatorio Mauna Loa alle Hawaii, a maggio hanno raggiunto un picco per il 2021, con una media mensile di 419 parti per milione (ppm), il livello medio più alto da quando le misurazioni sono iniziate 63 anni fa.


Ad aprile, inoltre, sono state toccate punte giornaliere con record che hanno superato le 420 ppm. Per dare una idea: negli anni Sessanta, quando entrava nel vivo un periodo di forte crescita industriale dopo gli anni della seconda guerra mondiale, i livelli erano intorno alle 320 ppm. Da allora la crescita delle emissioni, che insieme ai gas serra contribuiscono agli effetti della crisi climatica globale surriscaldando il Pianeta, non si è mai fermata, come ricordano gli scienziati del Noaa e dello Scripps Institution of Oceanography che continuano a monitorare i valori.


Le prime misurazioni delle emissioni di CO2 raccolte costantemente nel tempo risalgono, nella stazione di Mauna Loa, al 1958 grazie all'opera dello scienziato Charles David Keeling dello Scripps Institution. Questo istituto, insieme al Noaa e ad altri enti di ricerca, ha calcolato per maggio una media mensile di 418,92 ppm (mentre il Noaa stima 419,13 ppm), valori altissimi e superiori a quelli del maggio 2020, in cui era ancora in corso la prima fase di grande lockdown legato al Covid: allora le parti per milione erano 417.


Nonostante il Covid e la lotta ai combustibili fossili guidata dall'Europa, inoltre, nel 2021 per ben due volte i livelli giornalieri hanno superato le 420 parti per milione.


Secondo il geochimico Ralph Keeling dello Scripps Institution of Oceanography "abbiamo ancora molta strada da fare per fermare l'aumento, poiché ogni anno si accumula più CO2 nell'atmosfera. In definitiva, abbiamo bisogno di tagli molto più grandi e sostenuti e che durino più a lungo rispetto alle chiusure legate al Covid del 2020". Con lui, altri scienziati, come Pieter Tans del NOAA, sostengono che "se vogliamo evitare cambiamenti climatici catastrofici la massima priorità deve essere ridurre a zero l'inquinamento da CO2 il prima possibile".

 
La causa principale degli enormi quantitativi di CO2 che andiamo ad aggiungere in atmosfera sono soprattutto quelle azioni che sulla Terra hanno a che fare con lo sfruttamento di combustibili fossili a base di carbonio, da quelli usati per i trasporti sino all'energia elettrica, per produrre cemento, per l'agricoltura intensiva e diverse altre pratiche. Più si accumula CO2, più il calore in uscita dalla superficie del Pianeta rimane intrappolato, provocando un costante riscaldamento dell'atmosfera.


Secondo gli esperti il fatto che nemmeno durante una sorta di stop globale legato alla pandemia da coronavirus siamo riusciti a diminuire le emissioni dovrebbe preoccuparci seriamente per il futuro. Ci sono fluttuazioni stagionali dei livelli di CO2, per esempio legati al ruolo delle piante e al loro assorbimento, ma i dati registrati nel 2020 e a inizio 2021 non portano nessuna indicazione positiva. Sembra infatti che nonostante gli accordi di Parigi, il Green Deal, i preparativi in vista del Cop26 e i tanti impegni presi a livello globale, l'umanità non faccia abbastanza né per ridurre i livelli di CO2 , né per aiutare il ruolo fondamentale di oceani e foreste che assorbono la gran parte dell'anidride carbonica.

Dopo pochi mesi dai primi lockdown, c'erano stati segnali incoraggianti, con il mondo che nel 2020 aveva emesso il 5,8% in meno di CO2 rispetto al 2019, un calo che appariva significativo ma che oggi fa pochissima differenza sul totale di anidride carbonica accumulata in atmosfera.

 "Finché continuiamo a emettere anidride carbonica continuerà ad accumularsi nell'atmosfera" ricorda Ralph Keeling, che è figlio di quel Charles D. Keeling che per primo iniziò le rilevazioni di CO2 sul vulcano Mauna Loa.

Dunque, sebbene siano state fatte diverse previsioni e stime sulle percentuali di emissioni da diminuire, gli scienziati che osservano i livelli in atmosfera avvertono che c'è un solo modo per impedire alla CO2 di crescere: azzerare le emissioni nette annuali, dicendo addio ai combustibili fossili e passando a tecnologie pulite, come eolico o solare. Servono cambiamenti drastici: non costruire più centrali a carbone, dismettere quelle presenti, vietare la vendita di veicoli a diesel e benzina (entro il 2035), installare ovunque sistemi di energie rinnovabili. Forse, solo così facendo, limiteremo il surriscaldamento. Ci riusciremo?

Le previsioni, secondo quello che attualmente si sta facendo nel mondo, dicono di no: le emissioni totali annue tenderanno ad aumentare a un ritmo ancor più veloce mentre i Paesi usciranno dalla pandemia ed è prevista una  combustione globale del carbone che si avvicina al suo massimo storico per via di una nuova ondata di attività industriale, soprattutto in Asia.