Quando sono stato la prima volta a New York mi ritrovai nella piazza di Washington Square e lì incontrai un albero, noto come Olmo dell’Impiccato o meglio, dell’Impiccatore, the Hangman’s Elm. Oggi è un albero alto e robusto che si trova in una piazza trafficata, col suo bell’arco, e i giardini dove abitualmente ci si ritrova a giocare a scacchi, a parlare, e a dicembre, sotto un grande albero addobbato a cantare tutti insieme le canzoni natalizie. Quella volta era nel mese di marzo, a casa di un’amica trovai un librettino, New York City Trees, una “guida pratica” per conoscere dove si trovano gli alberi particolari dell’area metropolitana (qui il volume American Paradise da scaricare). Ero abbastanza stralunato, tutta la gente e le infrastrutture della grande città mi sbalestravano, faticavo a orientarmi lungo i grandi viali di Manhattan e percepivo questo costante richiamo ai parchi, al verde. Le mie sirene mute.
Certo le metropoli nordamericane offrono molti svaghi e interessi, a seconda dei gusti, e i musei furono il mio primo rifugio. Scoprii ad esempio i grandi pittori paesaggisti del XIX secolo, nomi che nei libri d’arte che si studiano nelle scuole superiori italiane sono regolarmente assenti. Enormi tele di ghiacciai, montagne, foreste, tribù indiane, fiumi… non avrei mai immaginato tanta bellezza. Una raccolta significativa la potete visionare al MET, il Metropolitan Museum of Art, oggi noto come The Met. Dipinti anzitutto, gli esponenti di quel movimento che è passato alla storia dell’arte come Hudson River School, Thomas Cole, Sanford Gifford, Robert Duncanson, Martin Heade, Frederic Church, Asher Durand e forse il più noto di tutti, Albert Bierstadt. Per i curiosi è disponibile il pdf di un file che ne racconta la storia dall’invitante titolo American Paradise, catalogo di una mostra del 1987-88. Ma anche gli scatti dei primi fotografi avventurieri che magari a dorso di mulo raggiunsero le foreste sulle Alpi interne californiane, La Sierra Nevada, per scoprire quelle enormi gigantomachie che sono le sequoie, o come li chiamavano al tempo Mammoth Trees, gli alberi Mammut. A parte singole eccezioni i pittori paesaggisti vengono considerati una sorta di serie B dell’arte, e anche nelle nostre collezioni, nelle pinacoteche e nei musei civici riempiono le sale, e gli scantinati, ma raramente caratterizzano le immagini di richiamo del grande pubblico. Ed è un peccato.
Gli americani conservano una fascinazione per tutto quel che è selvaggio, distante, remoto, la storia dei pionieri, l’epopea della conquista dei territori selvaggi, oltre ad essere, come sappiamo il primo paese che ha istituzionalizzato la riserva naturale secondo una visione moderna. I 423 parchi nazionali americani ogni hanno ricevono milioni di visite, nel 2020, nonostante la pandemia, sono stati visitati da 237 milioni di persone, meno rispetto ai 327 milioni dell’anno prima, ma è comprensibile; ed è comunque impressionante notare che i primi dati storici, risalente agli inizi del Novecento, conteggiavano 120 e 140mila turisti. Tre parchi superano i 10 milioni di visitatori, con in testa il Great Smoky Mountains National Park, fra North Carolina e Tennessee.
Barbe lunghe e tante cose da vedere
Cercare dunque la natura nel cuore di una città come New York non risulta così assurdo. Anzi anche in Italia abbiamo scoperto questo piacevole turismo leggero e occasionale e oramai le guide agli alberi delle città non mancano. Tornando alle mie camminate arboree, visitai l’olmo di Washington Square, con i suoi trecento anni di storia, che al tempo si considerava davvero l’albero sul quale venivano appesi i traditori al tempo della rivoluzione, ma ulteriori ricerche l’hanno escluso, anzi, l’ultima impiccagione della città risale al 1820, in un cimitero a poca distanza dal nostro albero ma ora non esiste più. L’olmo americano, con la sua imponente altezza, 135 piedi, ovvero 41 metri, è qui. Molti alberi si trovano nel grande polmone verde di Central Park, come il maggiore platano, gli altissimi liriodendri, querce bianche, tassodi, i campioni conservati al Brooklyn Botanical Garden fondato nel 1910, giovincello rispetto ai nostri orti botanici accademici del XVI e XVII secolo, e un intricato olmo nell’altro grande parco, quello di Prospect Park a Brooklyn, messo a dimora nel 1872.
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