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Inferno russo: la Siberia brucia avvelenando l'aria
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Inferno russo: la Siberia brucia avvelenando l'aria

L'ennesima stagione dei roghi rende l'atmosfera irrespirabile, soprattutto in Yakutia. I valori di particolato hanno raggiunto soglie di 40 volte superiori alle linee guida raccomandate dall'Oms

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L'aria è irrespirabile. Il fumo ovunque, tutto brucia. In alcune città i bambini sono stati allontanati per tempo, mandati da qualche parente in zone più sicure. I grandi restano a combattere, a spegnere come possono le fiamme, ma sembra una guerra persa: la Siberia è un tizzone ardente che non vuole sapere di spegnersi. In quest'estate, l'ennesima in cui la crisi climatica ci manda inequivocabili segnali, oltre alle centinaia di morti per le ondate di calore in Canada e Usa, oltre alle alluvioni devastanti di Germania, Belgio, ma anche Gran Bretagna e Cina, uno dei luoghi più remoti e notoriamente freddi al mondo continua a bruciare.
 

Quasi 1,5 milioni di ettari di foreste sono andati a fuoco in Siberia, soprattutto nella parte est del Paese, in Yakutia. Sono cinque estati, ormai, che va così: la siccità (quella di quest'anno si crede la peggiore da 150 anni) rende taiga e torbiere una miccia perfetta, il fuoco divampa in zone remote, a volte vicino a villaggi, altre in luoghi dove i pompieri possono arrivare solo in elicottero. In alcuni giorni ci sono stati contemporaneamente anche 350 roghi attivi.

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Tutto brucia intorno a città e paesi, il fumo rende l'aria irrespirabile, blocca il trasporto aereo, ma anche quello fluviale e diverse arterie autostradali principali sono state chiuse, come l'autostrada Kolyma, nota come 'Strada delle Ossa'. È un vero e proprio assaggio di apocalisse fra caldo, fuoco e  fumo. "Da un mese non si vede nulla attraverso il fumo" raccontano i pensionati di Teryut, un villaggio nel distretto di Oymyakonsky, disperati in attesa di piogge che non arrivano o che, quando ci sono, non bastano a spegnere tutto.
 


Migliaia di pompieri sono in azione e Mosca ha mandato - anche se soltanto dopo mesi - l'esercito a dare man forte: al momento sembra però impossibile contenere l'avanzata dei roghi che si accendono a macchia di leopardo in un territorio vastissimo.
 
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Se per fortuna le fiamme hanno solo lambito molti dei principali centri cittadini, a preoccupare oggi è soprattutto il fumo, lo smog, che spesso non permette nemmeno di uscire di casa per fare la spesa. Viene descritto come "denso e giallo" e i siberiani si chiedono che effetti avrà sulla loro salute.

I servizi di monitoraggio atmosferico avvertono di alti livelli di particolato (PM 2.5)  e la possibilità che fra quelle colonne di fumo ci siano benzene, acido cianidrico, sostanze tossiche e inquinanti: alle migliaia di residenti delle città principali della Siberia, come Yakutsk, è stato quindi chiesto di rimanere in casa il più possibile, troppo pericoloso uscire. I valori di particolato avrebbero raggiunto soglie di 40 volte superiori alle linee guida raccomandate dall'Oms. Valori molto più pensati anche delle città più inquinate di Cina o India.
 

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Condizioni difficili da immaginare in quella che è considerata come una delle terre più fredde del Pianeta. O meglio, lo era: sebbene d'inverno in città come Yakutsk si possano toccare anche i -40°C, come nella maggior parte della Russia nord orientale oggi le temperature estive sono aumentate invece di almeno 2,5 volte più velocemente rispetto alla media mondiale.

Ciò significa estati calde e incendi e quando si verificano ondate di calore prolungate come quest'anno la regione siberiana, a causa della siccità, diventa una polveriera. Bruciano le foreste fondamentali per tutto il Pianeta nell'assorbimento di CO2 e si scioglie a causa dei roghi quel permafrost che intrappola pericolosi gas serra come il metano. Secondo gli scienziati, questi eventi connessi, sono gli effetti della crisi climatica che l'uomo ha accelerato grazie ad emissioni, deforestazione e altre attività.
 

Il servizio satellitare Copernicus dell'Ue sostiene che gli incendi boschivi nella Repubblica di Sakha hanno già rilasciato 65 megatonnellate di carbonio da inizio giugno, cifra che supera la media del periodo 2003-2020: di questo passo, sarà battuto ogni record, anche quelli dello scorso anno dove la Siberia ha sofferto profondamente per i tanti incendi.

 

Alexey Yaroshenko di Greenpeace Russia ha riferito al Guardian che molto, nella gestione di questa complessa situazione, è anche legato alla propaganda di Mosca: sostiene che per troppi anni si è lasciato credere che la crisi climatica avrebbe portato in Russia semplicemente temperature "più confortevoli", mentre ora l'apocalisse è sotto gli occhi di tutti.

Occhi dei cittadini che forse si stanno "aprendo sulla crisi climatica. A poco a poco, le persone stanno iniziando a capire che il clima sta davvero cambiando e le conseguenze sono davvero catastrofiche. Ma la maggioranza della società e dei politici è ancora molto lontana dal comprendere la reale portata del problema" chiosa l'attivista.