Quasi 800.000 posti di lavoro in Italia nell'economia "green" entro il 2025. Purché si riescano a realizzare i giusti investimenti in riduzione dei consumi energetici, fonti rinnovabili, economia circolare, rigenerazione urbana e mobilità sostenibile. La previsione, per una volta uno shock positivo, è dei consulenti di Ernst Young (EY). "Partendo dai fondi Ue previsti per perseguire l'obiettivo della neutralità carbonica, i progetti sostenibili nei diversi settori sono destinati a crescere con una conseguente richiesta nel mercato di nuove competenze", puntualizza Massimo Antonelli, Ceo di EY Italia. "Un punto cruciale - precisa - non è solo come realmente aumentare l'occupazione nel settore green, ma soprattutto come fare per perseguire questa crescita nel lungo periodo. Sarà quindi fondamentale potenziare l'attrattività degli investimenti privati e pubblici, orientati a progetti con obiettivi di business strategici e sostenibili, anche come abilitatori di crescita nel medio-lungo termine". È essenziale insomma che si inneschi quel circuito virtuoso che porti la domanda ad assecondare l'offerta, e che questa venga finanziata almeno all'inizio con sostanziosi contributi pubblici.
In tutto il mondo, la rincorsa alla sostenibilità sta già portando a un significativo ampliamento del mercato del lavoro specializzato, sia diretto che indiretto. "Malgrado per pochi settori si prevedano contrazioni, nel complesso è sicuro che la spinta ambientalista porterà ad un sensibile incremento netto dell'occupazione", conferma Yvon Le Maho, direttore del Centre National de la Recherche Scientifique dell'Università di Strasburgo, che ha rappresentato la Francia al G7 sulla transizione ecologica e la biodiversità di Napoli e poi è venuto a Roma per parlare alla conferenza internazionale intitolata Current Issues in Climate Research organizzata dall'Accademia dei Lincei, uno dei più importanti eventi scientifici in Italia fra quelli preparatori alla Cop26 di Glasgow.
"Uno degli impatti della lotta al cambiamento climatico e il suo impatto sia sugli ambienti naturali che su quelli costruiti, sarà proprio la valorizzazione di un nucleo di scienziati e operatori di tutto il mondo fortemente specializzati e motivati. Tanto per fare un esempio, i lavoratori nei vigneti dovranno rendersi conto degli adattamenti e delle modifiche al loro lavoro da fare in conseguenza dei cambiamenti climatici già in corso. Poi, certo, avremo anche bisogno di lavoratori meno specializzati per piantare foreste o costruire le infrastrutture in cemento delle centrali eoliche, ma tutti dovranno essere adeguatamente responsabilizzati perché lavorano alla costruzione di una nuova era".
Si parla oltretutto di lavori ben pagati, a tutti i livelli: come si legge nello US Energy and Employment Report, in America i salari medi nelle industrie solare ed eolica sono circa 24 e 26 dollari all'ora rispettivamente, un terzo in più della media nazionale. E' cruciale, dal punto di vista retributivo, che questo nuovi lavori siano "unionized" - discorso cruciale in America - e cioè nascano con dipendenti sindacalizzati e sotto la sorveglianza dei sindacati stessi. Lo stesso presidente Joe Biden in un recente discorso ha detto: "Quando sento la parola "clima" io penso alla parola "posti di lavoro" ben pagati sotto la sorveglianza dei sindacati. Possiamo creare milioni di posti molto ben retribuiti e con essi generare una forte crescita economica alzando contemporaneamente gli standard di vita della popolazione nel nostro Paese e in tutto il mondo". Buona parte dei fondi del più recente provvedimento legislativo varato dal Congresso, ben 2.300 miliardi di dollari per le infrastrutture, sono dedicati alla costruzione di impianti ecosostenibili e in grado di contrastare il riscaldamento globale.
Da un capo all'altro del Pianeta, fioriscono centinaia di iniziative "verdi" ognuna con la sua ricaduta occupazionale spesso significativa. "Stiamo effettuando importanti investimenti nella produzione di energia fotovoltaica nel Sud Europa", ci spiega ad esempio Scott Lawrence, partner di Glennmont, uno dei più grandi fondi europei di gestione degli investimenti nel settore delle rinnovabili. "E' in fase avanzata di implementazione una serie di impianti fotovoltaici in Italia, Portogallo e Spagna, aree che l'azienda considera strategiche nelle fonti rinnovabili", aggiunge Lawrence. "Tramite la società operativa Bnz, noi puntiamo ad avere una base installata di impianti per più di 500 MW di potenza solo in Italia entro il 2024 e a ridurre le emissioni di CO2 nel Paese per un equivalente di 380.000 tonnellate, con una ricaduta occupazionale stimata di più di 4.500 posti di lavoro fra diretti e indotto". Il primo impianto italiano, precisa ancora, "sarà aperto prossimamente in provincia di Viterbo. Altri seguiranno presto in tutto il centro-sud del Paese".
Insomma le competenze "green" diventeranno sempre più pervasive: "Saranno richieste - riprende Antonelli di EY - per più del 60% dei posti di lavoro che saranno creati in Italia nel prossimo triennio e, secondo le nostre previsioni, i trend di crescita dell'occupazione si concentreranno nei settori di public utilies (energia, gas, acqua ambiente): in questa nuova era, abbiamo di fronte grandi sfide ma anche l'opportunità unica di disegnare e costruire un futuro più sostenibile per il Paese, le aziende e le persone".
La posta in gioco del resto è cruciale: come osserva il Financial Times in un editoriale, "non bisogna assolutamente tradire le aspettative in materia di green jobs: se non si materializzerà un'adeguata sostituzione dei posti persi per la transizione, quelli provenienti dai settori fossili, la delusione sarà fortissima e potrebbe portare a bruttissime conseguenze sociali".