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"Da Barcellona a Genova con l'aiuto di tutti: via la plastica e salviamo la Posidonia"

Edoardo Brodasca
Edoardo Brodasca 
Edoardo Brodasca si è inventato un lavoro totalmente green, unendo gli studi in comunicazione e la passione per la biologia marina, per promuovere la sostenibilità ambientale e la valorizzazione dell'ecosistema oceanico
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"Make love not CO2". L'immagine del profilo di Edoardo Brodasca su WhatsApp è una medaglia rotonda che celebra l'attivismo ecologista. Una scelta di vita e un mestiere che si è inventato questo professionista "green", cresciuto a Genova e poi trasferitosi a Barcellona, impegnato oggi a tempo pieno in progetti di sensibilizzazione per la protezione dell'ambiente e degli oceani. Una sua "creatura" è il Posidonia Green Project focalizzato sul fragile ecosistema oceanico, dal quale è poi nato il Posidonia Green Festival la cui ultima edizione si è svolta di recente proprio a Barcellona e Genova.

Non si è fermato qui. Ha preso l'onda giusta sfruttando le possibilità e la libertà del nomadismo digitale e, con lo studio creativo Slow Future che ha preso forma tra Barcellona e la Valle di Susa sulle montagne piemontesi, ha dato vita a Surfstainable, un movimento di surfisti e ocean lovers che promuove azioni come la pulizia delle spiagge o ricerche in catalogazione di dati scientifici sullo stato di salute degli ecosistemi marini.


"Le mie origini sono genovesi e il mare ha condizionato le mie scelte di vita - racconta Brodasca - ho sempre frequentato il nostro Mar Ligure fin da bambino sia con gli amici che con i famigliari o da solo anche, mio padre mi ha sempre insegnato a rispettarlo e a viverlo in modo sostenibile. Crescere a Genova ha significato per me anche scoprire degli esempi virtuosi come l'Area Marina Protetta di Portofino, che ho visto nascere alla fine degli anni Novanta. Erano territori che frequentavo in barca sempre con mio padre e il fatto che venissero tutelati mi confermava che erano luoghi speciali, di grande valore e pregio naturalistico e paesaggistico. La costa appare in tutta la sua bellezza: piccole insenature con la vegetazione che lambisce il mare e le falesie sommerse che scendono ad elevate profondità, favorendo una ricchezza di microhabitat difficilmente riscontrabile in Mediterraneo. Negli anni a venire, occupandomi di ambiente, il rapporto con l'ente dell'Area Marina è stato fondamentale per sviluppare i progetti dei festival che ho organizzato a Santa Margherita e a Recco".
Dodici anni fa Brodasca è sbarcato a Barcellona dove ha dato avvio al Posidonia Green Project e all'omonimo festival per promuovere la difesa della Posidonia oceanica. "Sicuramente Barcellona e la Catalogna sono esempi virtuosi nel campo della sostenibilità ambientale. Anche lì si è fatto e si sta facendo molto per tutelare le aree naturali più fragili. Basti pensare che l'assessore dell'ambiente della Generalitat de Catalunya è l'ex direttore di Greenpeace. Quindi è evidente che c'è un'idea chiara dietro. Rispetto all'Italia devo dire che in Spagna ho trovato maggiore supporto dalle istituzioni pubbliche. È possibile costruire un processo lineare con continuità nella progettazione, mentre nel nostro Paese ogni anno si deve rimettere tutto in discussione, e questo compromette il lavoro di tutti".


Con gli amici Riccardo Pietrantonio e Emilio de la Forest de Divonne, appassionati di surf e vela, Brodasca ha dato vita a Slow Future, agenzia "nomade" che si occupa di comunicazione e creatività prevalentemente su temi legati all'ambiente. Non solo mare, ma anche la montagna. Una delle "sedi" è uno chalet nel borgo di San Sicario, tra le montagne innevate dell'alta Val di Susa. Con lo stesso team Brodasca sta seguendo la campagna Waving Meadow che denuncia il rischio di estinzione della Posidonia oceanica, quella vasta prateria ondeggiante che nutre e fornisce ossigeno alle acque del Mediterraneo. Grazie al sostegno di partner come l'Istituto Idrografico della Marina Militare, si stanno realizzando alcuni interventi come la sistemazione di segnali visivi sulle coste delle aree protette e nelle aree in cui è presente la Posidonia, o la creazione di nuovi ormeggi sostenibili per preservarla. Come ricorda il direttore dell'Istituto Idrografico della Marina Massimiliano Nannini, l'ancoraggio è infatti una delle principali cause di riduzione e perdita di questi ecosistemi. Proprio nell'area di Portofino sono stati vietati di recente gli ancoraggi per proteggere la Posidonia oceanica di ponente in particolare nel tratto di mare che va dal Cenobio dei dogi sino alla Tonnarella di Camogli.


"La rotta è giusta - dice Brodasca - siamo nella decade degli oceani, ci sono rimasti 10 anni per evitare che gli ecositemi marini raggiungano quel punto di non ritorno che a catena genera ricadute sull'interno Pianeta. Un mare sano e vivo rappresenta un elemento centrale per l'equilibrio della terra. Purtroppo abbiamo poco tempo.


Quando parliamo di marine litter dobbiamo pensare che la plastica è direttamente legata all'industria del petrolio, la produzione massiva di oggetti monouso è enorme e in continua espansione. Si stima che circa ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscano in mare, 53 mila tonnellate solo nel Mar Mediterraneo, l'equivalente di un camion di spazzatura ogni minuto. La plastica rilascia sostanze altamente tossiche e che frammentandosi diventa cibo per la fauna marina causandone molto spesso la morte. Nel mio lavoro ogni giorno mi pongo il problema di come contribuire alla riduzione del consumo e della produzione di platica monouso".

Il lavoro di Brodasca è sensibilizzare, usare i dati scientifici per fare leva sull'opinione pubblica e le istituzioni, ma anche agire, concretamente. "Con Posidonia Green Project stiamo collaborando con centri di ricerca ed università sia in Italia che in Spagna e siamo entrati nel movimento internazionale Break free from Plastic. Il nostro metodo di lavoro è ormai rodato: prima di salire a bordo di un nuovo progetto, ci avvaliamo sempre di uno studio dell'argomento, una ricerca e un confronto con le linee guida sostenibili di quello specifico settore, poi ci chiediamo se per noi e per la società il nostro lavoro ha un valore etico ed è in grado di essere o generare un fattore di cambio, dopodiché entriamo nel vivo della progettazione. L'obiettivo che ci prefiggiamo è quello di far arrivare questi contenuti attraverso una visione creativa e artistica come catalizzatore di pratiche virtuose".