Per essere ancora più in sintonia con il suo nuovo progetto, è tornato a vivere in campagna. A Lisors, in Normandia, centro di un migliaio di abitanti che attira turisti, ogni estate, con le rovine della sua chiesa romanica scoperchiata, non dissimile dalla nostra San Galgano.
Nella vecchia casa di famiglia, Quintin Sanniè ha installato il quartiere generale della nuova avventura che rappresenta – a un passo dai 60 anni - la sua terza vita lavorativa. Nella prima è stato consulente per la comunicazione di aziende innovative negli anni Novanta, nella seconda è diventato una sorta di leggenda tra le start up tecnologiche francesi. Assieme a un ingegnere e a un designer, nel 2007 ha lanciato Devialet, in breve diventato il marchio di apparecchi stereo più ricercato a livello globale, dove hanno investito imprenditori del livello di Xavier Niel (Iliad), Jacque-Antoine Granjion (vente-privée.com) e Bernard Arnault (Lvmh). Una idea basato su un modulo di amplificazione analogica (e relativa qualità del suono) con un modulo digitale che fornisce più potenza.

Ora, nella terza vita, si è inserito a pieno titolo nel mainstream della transizione ecologica. Il nuovo progetto si chiama Greenback, la prima agenzia al mondo che fornisce una valutazione con relativo rating dello stato di salute dei terreni agricoli, fornendo anche indicazioni su come migliorare salute del suolo, resa e resilienza.
Non è un caso che, chi è andato a trovarlo nel piccolo borgo non lontano da Rouen e dalla Senna, nel suo ufficio ricavato dall’antica cappella di famiglia non ha potuto non notare nella libreria in bella vista “Primavera silenziosa”, uno dei testi di riferimento dell’ambientalismo anni Settanta della scienziata americana Rachel Carson che per prima denunciò al grande pubblicò i danni dell’uso massivo di ddt. Guarda caso il libro uscì nel 1962, l’anno di nascita di Sannié.
"Fiori di campo e terreni salvati dal degrado: così l'agricoltura preserva gli impollinatori"

Ovviamente, quasi sessantanni dopo Greenback utilizza tutte le competenze e la tecnologie che nel frattempo la rivoluzione digitale ha messo a disposizione. I tecnici che vanno sul campo – è proprio il caso di dirlo - raccolgono dati misurando campioni di terra e utilizzano algoritmi per analizzare lo stato del suolo su aspetti come la biodiversità e l'inquinamento.
Sannié ha raccontato nelle sue interviste che l’idea gli è venuta durante un viaggio nella Silicon Valley, alla ricerca di co-investitori per la sua Devialet. Da figlio e nipote di contadini, nella sua trasferta ha cominciato a visitare fattorie, soprattutto quelle aperte alle produzioni biologiche e che cercavano di tronare ai tradizionali metodi di produzione, con meno chimica possibile. Ma senza arrivare a grandi risultati, né finanziari ma nemmeno ambientali.

Da qui l’idea alla base di Greenback: le aziende agricole hanno bisogno di nuovi strumenti sofisticati per misurare la qualità del suolo. Non solo chi le gestisce, ma anche chi da loro si rifornisce: le catene della ristorazione, così come i colossi alimentari o la grande distribuzione vuole essere certa della provenienza dei prodotti per evitare danni di immagine e per rassicurare gli investitori, sempre più severi in termini di tutela ambientale e della salute.
Per non dire che i terreni costituiscono pur sempre un valore importante e sono una fonte di ricchezza e di scambi commerciali. Ma non si possono moltiplicare come gli investimenti finanziari: a maggior ragione vanno tutelati.