Villa Monica: il mare e la laguna nel piatto a Pordenone
Lara De Luna
Un hotel e il suo ristorante che portano nella provincia friulana l'eleganza e la qualità della grande cucina di pesce. Seguici anche su Facebook
Aggiornato 2 minuti di lettura
Pordenone. Apparentemente un luogo lontano, lontanissimo, per chiunque venga dal sud, eppure a poco più di un’ora dall’aeroporto di Venezia e a meno di mezz’ora di macchina da Trieste, è nel cuore del triveneto, tra panorami segnati dai vigneti, in un territorio di frontiera e quindi ricco, per definizione. Qui, solo apparentemente in provincia, si trova Villa Monica. La sala
Un albergo, questo di Prata di Pordenone, che racchiude in se l’eleganza di un ristorante “istituzionale” e il Savoir favore e il calore di un locale a conduzione familiare. La sala è accogliente, lo spazio tra i tavoli ben calibrati, anche nella veranda appartata che da sul giardino esterno. Tovagliato bianco, stoffa ben stirata e l’attenzione a tutto ciò è che stoviglia da ristorante di fine dining, senza che lo sia. A ogni signora sarà offerto il gancio per appendere con comodità e senza affanni la propria borsa: dettaglio solo apparentemente trascurabile, piuttosto il segno di una macchina ben oliata e attenta al cliente nella sostanza, più che nell’apparenza. A gestire la sala il proprietario - in veste di maitre - e la sua famiglia: nonostante l’affluenza, i ritardi nel servizio non si contano, perché non ci sono.
La carta è quella di un ristorante di pesce di ottimo livello, e se non l’avete letta all’ingresso del ristorante, vi verrà diligentemente raccontata al tavolo ogni volta che lo richiederete. Cambia, spesso, segnale che il pesce, i molluschi è tutto ciò che viene servito a tavola è veramente fresco e soggetto alle disponibilità del pescato. “Oggi non sono riuscito a fare io tutti i dolci perché eravamo alle prese con le moeche” è una frase tipo che potrebbe tranquillamente capitarvi di sentire. Una cena che si rispetti, va iniziata con il gran crudo: ostriche ( a richiesta), tartare di salmone selvaggio - perfetta nella temperatura e nel condimento, sentirete solo il sapore del pesce e nient’altro-, scampi e branzino.
Continuare, si ma come? Per gli appassionati di molluschi e crostacei, la scelta obbligata è continuare con gli assaggi - bene scegliere piatti da dividere tra i commensali- delle varie proposte. A partire dai tartufi di mare e i canestrelli, per poi continuare, quando presenti, con moeche e le masenete. Cotte alla perfezione, golose, risultano la versione lusso di un piatto di patatine: smettere di mangiarle, una dopo l’altra, sarà pressoché impossibile. E chi potrebbe, poi, mai rinunciare a delle Cappe sante marinate?
I primi piatti imperdibili, sono assolutamente i risotti. Da lasciarsi consigliare su quello del giorno, ma quando presente non si può perdere quello con il nero di seppia con scampo (ricetta abbinabile anche a un piatto di pasta, se si preferisce) o il più classico, nobile e decisamente saporito “risotto allo scampo imperiale”. Per chi non fosse ancora sazio, o avesse scelto di non affrontare la degustazione di pesce antecedente al primo piatto, la scelta può e deve cadere sulla frittura di pesce: sbagliato abbinarla a latitudini più basse di questa, qui è ben fatta, croccante al punto giusto, e soprattutto asciutta come poche altre.
Il fiore all’occhiello di questo ristorante è il carrello dei dolci. Altrove praticamente un animale mitologico sparito nei migliori ricordi, qui è presente è sempre aggiornato. Quando possibile, cioè quasi sempre, è interamente preparato in sede; altrimenti la proprietà si affida a un pasticcere locale di fiducia. La Millefoglie con Crema Chantilly non manca mai ed è assolutamente il fine pasto perfetto; per chi volesse un qualcosa di più delicato, tra gli evergreen, la spuma di ricotta da accompagnare con composte fatte in casa di frutta di stagione. Ad accompagnare il tutto, vini del territorio per una carta davvero ben fornita, in cui spaziare dal Friuliano alla Ribolla Gialla, passando per Prosecco di qualità e molto altro ancora.
Decisamente non un ristorante “di provincia” nel senso dispregiativo nel termine, ma un locale che dimostra come e quanta qualità si può fare anche fuori dalle solite rotte e lontano dalle città più grandi.