A tavola con Dante, Ciacco e il conte Ugolino. Cucina lo chef Baronetto
di Diego Longhin
"Dante col libro della Commedia, tre regni e la città di Firenze" di Domenico di Michelino
Nel suo nuovo libro dedicato al sommo poeta, il giornalista Marco Bonatti ne segue le orme anche gastronomiche raccontando "i commensali, il cibo e la santità, i frutti della terra e i nutrimenti celesti". E il cuoco del Cambio trasforma le storie in ricette, dai tajarin alla Beatrice alla torta paradiso
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Gli smanettoni dei fornelli andranno subito al fondo, dove sono raccolte le ricette del menù dantesco studiato con lo chef Del Cambio di Torino Matteo Baronetto. Piatti che richiamano l’Inferno e il Paradiso, dai tajarin alla Beatrice alle triglie Malebolge, arrivando al culmine con la Torta Paradiso. Una degna conclusione quando si tratta di seguire le orme, anche gastronomiche, del sommo poeta. Suggestioni di una cucina che non conosceva le patate, il pomodoro e il granoturco, che arrivano in Europa dopo le scoperte di Colombo.
Nel 1300 il cibo “serviva più a rappresentare uno status sociale, differenziandosi dai molti che avevano fame. Per questo doveva essere abbondante. Ed era un modo anche per far festa”, racconta Marco Bonatti, giornalista torinese, per 30 anni direttore del settimanale La Voce del Popolo, appassionato di Dante. Una passione profonda “che non mira a un rigore scientifico, ma a dare spunti, sensazioni, indicando nuove strade per poter godere appieno della Divina Commedia”. Tanto che per gli smanettoni di cui sopra, forse, sarebbe meglio partire dalla prima pagina. Sì, per una volta leggete tutte le istruzioni, così da poter zigzagare insieme all’autore tra i versi alla ricerca di tutto ciò che è cucina. Non è la prima volta che Bonatti ripercorre Inferno, Purgatorio e Paradiso.
La copertina del libro di Marco Bonatti
Nel 2020, per Edizioni Terra Santa ha già scritto Dante a piedi e volando. La Commedia come racconto di viaggio. Ora per lo stesso editore, è appena uscito in libreria Dante a tavola. Avventure del cibo e del gusto nella Commedia. Anche questo un curioso e divertente viaggio, ma culinario. “L’idea è venuta durante una vendemmia. Mentre si sorseggiava un bicchiere, si parlava di Divina Commedia. Mi chiedono: 'Ma ci sono dei riferimenti al vino?'. Mi sono messo subito a studiare la cosa, allargando però il campo”, racconta lo scrittore. “Nel libro ho scelto di indagare intorno alle avventure del cibo seguendo 4 piste: i commensali, il cibo e la santità, i frutti della terra, i nutrimenti terrestri e celesti”, spiega. I più noti commensali? Ciacco, il goloso dannato, Forese Donati nel Purgatorio, oppure il Conte Ugolino, a modo suo, e “i barattieri, antichi lupi di Wall Street che non mangiano, ma sono cucinati, bolliti come cotechini e arpionati dai diavoli”, indica Bonatti. Poi ci si imbatte in un Papa che sta in Purgatorio perché amava troppo le anguille di Bolsena. Golosità che si pagano.
Il pane e il vino, elementi fondamentali dell’eucarestia, hanno riferimenti continui nell’opera, così come non manca uno degli elementi classici: la mela. Sì, proprio quella del peccato originale, un riferimento costante per Dante e la dottrina cristiana. “Il problema, però, non è la mela, ma l’aver passato il segno, l’aver disubbidito”, precisa Bonatti. Una riabilitazione del frutto proibito? Forse. Leggere per capire. Per Dante, comunque, “il peccato di gola è meno grave di altri, sia nell’Inferno sia nel Purgatorio, basta osservare la posizione in cui sta”. Ma lui era goloso? “In realtà mangiava poco e niente, era mingherlino e anche un po’ scontroso. Si capisce quindi che per lui era sì un peccato, ma lo viveva con distacco, non era preso più di tanto, non come per la lussuria e la superbia”, sottolinea Bonatti. Allora perché tutti questi riferimenti al cibo? “Perché la Divina Commedia non è un testo riservato a un élite, è un testo popolare, e attraverso il cibo e il vino si raccontano molto meglio le grandi storie”.