In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Vino: export in crescita, ma rallenta la vendita nei supermercati italiani

Vino: export in crescita, ma rallenta la vendita nei supermercati italiani
Lo scenario del mondo vinicolo secondo Wine Monitor di Nomisma: "Il 2022 in chiaro-scuro, ma anche le prospettive sono legate a troppi fattori di incertezza"
2 minuti di lettura

Archiviato un anno in chiaro-scuro, il mondo del vino italiano non vede con troppo ottimismo il 2023. Colpa, dicono gli esperti di Wine Monitor di Nomisma, di numerose criticità che ne minano le prospettive future.

Se l’export rappresenta ancora la locomotiva del settore (basta non fare confronti con la Francia, altrimenti si otterrebbero risultati che evidenziano il gap), preoccupa il calo delle vendite nella grande distribuzione. Questo per quello che riguarda l’anno appena messo in soffitta. Il futuro delle cantine, invece, è tratteggiato dagli esperti che hanno dato vita a Bologna alla nona edizione del Forum Wine Monitor di Nomisma. E siccome i trend non sono entusiasmanti, l’obiettivo è quello di decifrare quali traiettorie intraprendere.

L'andamento delle esportazioni nel 2022
L'andamento delle esportazioni nel 2022 

Per esempio, “se è vero, come era presumibile, che i tedeschi ridurranno i consumi di vino a seguito dell’incerta congiuntura economica – dice Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager Wine Monitor di Nomisma - è anche vero che questi cali non saranno indifferenziati ma riguarderanno soprattutto i consumi fuori-casa e toccheranno meno i vini bio e sostenibili. Anche per quanto riguarda l’origine, saranno soprattutto i francesi a pagare pegno, mentre quelli italiani dovrebbero soffrire meno, al pari dei vini locali”.

 

L’obiettivo è sempre quello dell’oltrefrontiera, quindi, anche perché secondo le stime Wine Monitor, nel 2022 il vino italiano ha raggiunto gli 8 miliardi di euro di esportazioni, ovvero un buon +12% rispetto al 2021. Ma anche la Francia è in crescita, arrivando a 12,5 miliardi di euro di export vinicolo, mentre la Spagna (terzo esportatore mondiale) è cresciuta “solo” del 6%, raggiungendo i 3 miliardi di euro. “Rispetto al posizionamento di prezzo dei vini italiani, il differenziale esistente con quelli francesi permane elevato: il nostro prezzo medio all’export dei vini fermi imbottigliati è risultato inferiore del 40% nell’anno appena trascorso, il medesimo gap esistente già dieci anni fa (e non ancora chiuso)”, si legge nel report.

Poi c’è il capitolo mercato interno: i dati forniti da NielsenIQ mostrano come il 2022 abbia visto una flessione nelle vendite dei vini venduti nel canale della Distribuzione a Libero Servizio soprattutto a volume (-6,4% rispetto all’anno precedente) a fronte di un calo a valori dell’1,8%, seppur crescendo, a livelli di vendita, rispetto a quelli pre-pandemici del 2019.

 

“Sul trend dell’export e delle vendite nel canale GDO in Italia hanno pesato inflazione, cambio euro/dollaro e rallentamento economico – osserva Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma, - ma gli stessi andamenti sottendono anche uno spostamento nei consumi del periodo estivo e di inizio autunno verso il fuori-casa, trainati dalla ripresa del turismo dopo gli anni più critici della pandemia”.

  

Ed è il rallentamento economico la principale minaccia sulle prospettive di crescita del settore vinicolo: solo un incrocio di fattori potrebbe far svoltare la scena. Ovvero, quotazioni del gas e prezzo del petrolio senza ulteriori fiammate, e l’inflazione, che già a dicembre ha mostrato un primo segnale di flessione, in tendenza al ribasso. Questo, osservano gli esperti, porterebbe a minori restrizioni nella politica monetaria europea che, unita agli investimenti previsti grazie alle risorse del PNRR, “fornirebbero quello slancio necessario alla ripresa dei consumi, vino compreso”.