ROMA. Sos dei medici di famiglia: «Tre pazienti su 10 con sintomi rifiutano il tampone». Così «la diffusione del virus è facilitata dalla mancata registrazione della positività e dal ricorso a test “fai da te”». A delineare il fenomeno per è Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), secondo il quale per l'“ondata estiva” di infezioni da Sars-CoV-2 molta responsabilità hanno i tamponi fai da te che «hanno banalizzato il testing». E aggiunge: «Le persone che fanno i tamponi a casa se non hanno un lavoro dipendente o hanno scarse tutele, in presenza di pochi sintomi controllabili con i farmaci, in molti casi non denunciano la malattia per non dovesi isolare. E questo ovviamente fa correre il virus, in particolare con la contagiosità delle varianti Omicron». Prosegue Scotti: «Ormai ogni giorno, negli studi dei medici di famiglia, si discute con pazienti che hanno sintomi riconducibili al Covid, che chiedono terapie, ma si rifiutano di fare il tampone in farmacia, da noi o in strutture pubbliche per non dovere essere costretti all'isolamento in caso di positività. Direi che questo atteggiamento riguarda il 30% delle persone che sintomatologia sospetta».
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