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Nei guai era finito un 26enne In casa aveva gli oggetti rubati

Una settimana dopo i raid del 2012 la polizia aveva denunciato un 26enne, marocchino e senza fissa dimora, ritenuto responsabile di almeno uno degli atti vandalici compiuto ai primi di marzo.

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MANTOVA. Abili nelle spaccate sulle auto in sosta, ma sbadati nel custodire i loro effetti personali. A terra, a fianco di una delle vetture danneggiate e saccheggiate nel marzo di tre anni fa in tre diversi assalti notturni, la polizia aveva trovato un oggetto «dall'elevato valore investigativo».  E così perlomeno uno dei due energumeni semi-incappucciati che all'epoca avevano fatto esplodere in città la psicosi vandalo era finito sotto indagine con l'accusa di furto e danneggiamento. Nei guai era finito un marocchino di 26 anni, E. A. A., clandestino e senza fissa dimora. Probabilmente suoi gli effetti personali rinvenuti dalla questura durante uno dei sopralluoghi successivi ai tre raid. Identificato e fermato, durante un controllo nella sua abitazione di fortuna (un magazzino abbandonato) gli agenti avevano trovato una ventina di cd e una chiavetta Usb, oggetti trafugati da due delle vetture prese di mira nei tre raid. Ma non è tutto: nell'ambito degli stessi accertamenti la polizia gli aveva trovato addosso anche otto grammi di hashish. Arrestato per detenzione ai fini di spaccio è stato processato alcuni giorni dopo: 10 mesi, pena sospesa. Ma quello che più importa è che il giorno dopo la sua identificazione e il processo gli assalti notturni erano cessati dopo le 72 ore di scorribande.

 

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