Contratto medievale, il tessile sciopera
Corrado Binacchi
3 minuti di lettura
Un contratto scaduto da sette anni e che, secondo i sindacati, ha urgentemente bisogno di essere 'ammodernato' nella parte normativa, quella delle regole. Alcuni punti cruciali, come la maternità, l'apprendistato e la malattia, non possono essere più rimandati. Certo, c'è anche l'aspetto economico, fermo alla fine del 2004. In ballo, è la posizione unitaria di Cgil, Cisl e Uil, c'è il futuro del settore dell'artigianato tessile. Il negoziato è bloccato, e a sostegno della vertenza i sindacati di categoria hanno proclamato, per domani, giovedì 10 maggio, uno sciopero nazionale di otto ore.
I sindacati sono consapevoli che chiamare a raccolta i lavoratori delle micro-aziende e dei laboratori artigiani (cinquemila gli addetti nel Mantovano) non è così facile come con le grandi aziende del comparto. «Ma la partita è troppo importante _ affermano Silvano Saccani, segretario della Filtea-Cgil e Enea Fontanesi, del dipartimento artigianato della Cgil _ e serve una mobilitazione massiccia. L'artigianato può essere una risorsa per il Paese, e può contribuire in modo determinante alla ripresa e alla presenza del settore moda nel mondo. A condizione, però, che sia in grado di esprimere attenzione e rispetto del ruolo dei lavoratori. Servono, insomma, un nuovo modello di relazioni sindacali, una nuova cultura del lavoro e rispetto della dignità dei lavoratori».
Il contratto scaduto. I contratti dei settori tessile-abbigliamento, calzature, pelli e cuoio, occhiali e lavanderie, sono scaduti alla fine del 2000 e sono stati rinnovati, ma solo per la parte economica, fino al dicembre del 2004. Puntu numero uno, le retribuzioni. La richiesta dei sindacati, per il quadriennio 2005-2009, è di un aumento del 9% sugli stipendi lordi, un incremento che copre l'inflazione. «La busta paga media di un lavoratore del settore _ spiegano i sindacalisti _ è di circa 850 euro netti al mese, da moltiplicare per 13 mensilità».
La piattaforma. I punti chiave della proposta dei sindacati, presentata un anno fa, sono nove. Un nodo fondamentale è la maternità. «Siamo l'unica categoria _ afferma il sindacato _ che non vede riconosciuto nei contratti dell'artigianato il valore sociale della maternità. Una realtà che la dice lunga rispetto a chi, nel Paese, vuole tutelare davvero le donne lavoratrici-madri». L'obiettivo è portare dall'80 al 100% della normale retribuzione il trattamento economico durante il periodo di astensione obbligatoria. Capitolo malattia. L'obiettivo è ottenere il pagamento dei primi 3 giorni di per malattia anche in caso di assenze inferiori ai 9 giorni. C'è poi la partita dei diritti sindacali, per favorire anche nelle aziende più piccole le assemblee con i lavoratori. «Ma ci sono anche altri nodi cruciali _ concludono Saccani e Fontanesi _ come l'applicazione della legge che riguarda l'apprendistato, gli orari di lavoro, che le imprese vorrebbero gestire unilateralmente, e la bilateralità. Le associazioni artigiane fino ad oggi hanno rifiutato di entrare nel merito dei vari temi, perché con questo contratto il sistema vuol giocare una partita più ampia a scapito dei lavoratori».
LA SCHEDA. La giornata di sciopero coinvolge i dipendenti delle aziende artigiane dei settori tessile e abbigliamento, calzature, pelletterie, occhiali e lavanderie. Un comparto molto ampio, che occupa oltre 150mila addetti (43mila solo in Lombardia) che contribuiscono con la loro creatività, qualità e professionalità ad affermare il made in Italy in tutto il mondo. «Solo nel Mantovano _ spiega Enea Fontanesi, del dipartimento artigianato della Cgil _ i lavoratori e le lavoratrici coinvolti sono circa 5mila, mentre il numero delle aziende coinvolte è stimato in circa mille».
La zona della provincia di Mantova dove è più elevata la concentrazione di aziende e di laboratori artigiani del comparto tessile (con un numero di addetti che varia da poche unità fino a 15) è l'Alto Mantovano, con il nucleo centrale all'interno del distretto della calzetteria e dell'intimo di Castel Goffredo. «Ma vanno segnalate anche molte imprese _ prosegue Fontanesi _ che lavorano nel Destra Secchia, in particolari stirerie, corsetterie e laboratori di confezioni. C'è poi l'area del Viadanese, dove sono concentrate diverse realtà artigiane dove si producono soprattutto cuscini, spazzole e pennelli».
Per sostenere la mobilitazione nei giorni scorsi tutte le strutture delle organizzazioni sindacali di categorie, Filtea-Cgil, Femca-Cisl e dUilta-Uil, sono state impegnate in un'estesa campagna di assemblee per informare e coinvolgere i lavoratori sulle ragioni che stanno alla base della protesta. E domani la giornata dello sciopero sarà caratterizzata in tutta Italia da una forte presenza di presidi, manifestazioni fuori dalle associazioni artigiane e incontri con gli assessori regionali alle attività produttive. «Occorre dare voce e visibilità a chi in questi anni, non certamente per propria responsabilità, non ha avuto il contratto _ sostengono i sindacati _ siamo stati impegnati per contrastare i ritardi del rinnovo del contratto voluto dalle controparti. In gioco ci sono diritti e valori fondamentali che riguardano migliaia di lavoratrici».
I sindacati sono consapevoli che chiamare a raccolta i lavoratori delle micro-aziende e dei laboratori artigiani (cinquemila gli addetti nel Mantovano) non è così facile come con le grandi aziende del comparto. «Ma la partita è troppo importante _ affermano Silvano Saccani, segretario della Filtea-Cgil e Enea Fontanesi, del dipartimento artigianato della Cgil _ e serve una mobilitazione massiccia. L'artigianato può essere una risorsa per il Paese, e può contribuire in modo determinante alla ripresa e alla presenza del settore moda nel mondo. A condizione, però, che sia in grado di esprimere attenzione e rispetto del ruolo dei lavoratori. Servono, insomma, un nuovo modello di relazioni sindacali, una nuova cultura del lavoro e rispetto della dignità dei lavoratori».
Il contratto scaduto. I contratti dei settori tessile-abbigliamento, calzature, pelli e cuoio, occhiali e lavanderie, sono scaduti alla fine del 2000 e sono stati rinnovati, ma solo per la parte economica, fino al dicembre del 2004. Puntu numero uno, le retribuzioni. La richiesta dei sindacati, per il quadriennio 2005-2009, è di un aumento del 9% sugli stipendi lordi, un incremento che copre l'inflazione. «La busta paga media di un lavoratore del settore _ spiegano i sindacalisti _ è di circa 850 euro netti al mese, da moltiplicare per 13 mensilità».
La piattaforma. I punti chiave della proposta dei sindacati, presentata un anno fa, sono nove. Un nodo fondamentale è la maternità. «Siamo l'unica categoria _ afferma il sindacato _ che non vede riconosciuto nei contratti dell'artigianato il valore sociale della maternità. Una realtà che la dice lunga rispetto a chi, nel Paese, vuole tutelare davvero le donne lavoratrici-madri». L'obiettivo è portare dall'80 al 100% della normale retribuzione il trattamento economico durante il periodo di astensione obbligatoria. Capitolo malattia. L'obiettivo è ottenere il pagamento dei primi 3 giorni di per malattia anche in caso di assenze inferiori ai 9 giorni. C'è poi la partita dei diritti sindacali, per favorire anche nelle aziende più piccole le assemblee con i lavoratori. «Ma ci sono anche altri nodi cruciali _ concludono Saccani e Fontanesi _ come l'applicazione della legge che riguarda l'apprendistato, gli orari di lavoro, che le imprese vorrebbero gestire unilateralmente, e la bilateralità. Le associazioni artigiane fino ad oggi hanno rifiutato di entrare nel merito dei vari temi, perché con questo contratto il sistema vuol giocare una partita più ampia a scapito dei lavoratori».
LA SCHEDA. La giornata di sciopero coinvolge i dipendenti delle aziende artigiane dei settori tessile e abbigliamento, calzature, pelletterie, occhiali e lavanderie. Un comparto molto ampio, che occupa oltre 150mila addetti (43mila solo in Lombardia) che contribuiscono con la loro creatività, qualità e professionalità ad affermare il made in Italy in tutto il mondo. «Solo nel Mantovano _ spiega Enea Fontanesi, del dipartimento artigianato della Cgil _ i lavoratori e le lavoratrici coinvolti sono circa 5mila, mentre il numero delle aziende coinvolte è stimato in circa mille».
La zona della provincia di Mantova dove è più elevata la concentrazione di aziende e di laboratori artigiani del comparto tessile (con un numero di addetti che varia da poche unità fino a 15) è l'Alto Mantovano, con il nucleo centrale all'interno del distretto della calzetteria e dell'intimo di Castel Goffredo. «Ma vanno segnalate anche molte imprese _ prosegue Fontanesi _ che lavorano nel Destra Secchia, in particolari stirerie, corsetterie e laboratori di confezioni. C'è poi l'area del Viadanese, dove sono concentrate diverse realtà artigiane dove si producono soprattutto cuscini, spazzole e pennelli».
Per sostenere la mobilitazione nei giorni scorsi tutte le strutture delle organizzazioni sindacali di categorie, Filtea-Cgil, Femca-Cisl e dUilta-Uil, sono state impegnate in un'estesa campagna di assemblee per informare e coinvolgere i lavoratori sulle ragioni che stanno alla base della protesta. E domani la giornata dello sciopero sarà caratterizzata in tutta Italia da una forte presenza di presidi, manifestazioni fuori dalle associazioni artigiane e incontri con gli assessori regionali alle attività produttive. «Occorre dare voce e visibilità a chi in questi anni, non certamente per propria responsabilità, non ha avuto il contratto _ sostengono i sindacati _ siamo stati impegnati per contrastare i ritardi del rinnovo del contratto voluto dalle controparti. In gioco ci sono diritti e valori fondamentali che riguardano migliaia di lavoratrici».
I commenti dei lettori