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Il tramonto di cemento sul Mincio

La Gazzetta aveva lanciato l'allarme già nel 2003: il parco del Mincio perde 200 ettari, li guadagna l'edilizia. Quattro anni dopo siamo andati a osservare i tramonti di cemento su una delle zone più suggestive del Mantovano. Dopo Massimbona, un paradiso che si spopola, ecco Goito dove scorre il fiume dei sassi colorati.

4 minuti di lettura
Venti agosto 2003, titolo della Gazzetta: «Il Parco perde 200 ettari. Li guadagna l'edilizia». Il seguito: polemiche sulle varianti. Poi l'urgenza urbanistica ha avuto la meglio sull'emozione, e la pratica ha macinato chilometri, superando anche l'ostacolo sulla carta più complesso, quello del Parco (presidente Ariodante Franchini), grazie ad una compensazione che riassegna a verde l'equivalente dei metri quadrati costruiti. E allora vai con i timbri, vai con le approvazioni, vai con le firme. Ma se carta canta, il mattone urla come una sirena. Consiglio da amico: fatevi un giro a Goito, lungo il Mincio.
Sì, fatevi un giro lungo gli splendidi giardinetti che costeggiano il fiume, risalendolo, oppure fatevi due passi a valle, verso il Maglio, sorpassando villa Giraffa. A poche decine di metri dalle rive, le ruspe, le gru, i muri ancora grezzi ed i sacchi di calce raccontano una storia che tutte le approvazioni amministrative di questo mondo non potranno mai illustrare.

Gli occhi possono far capire, invece, e anche le orecchie possono: stanno costruendo tre nuovi quartieri a poche decine di metri dall'acqua. L'impatto visivo, pur senza discutere la qualità degli insediamenti (che non è giudicabile a priori), è pesante come un macigno. Anzi, come un muro.
Quanto all'impatto sonoro, è sufficiente il ricordo di un vecchio pescatore affezionato del posto: «Andavo a pescare a valle del paese, dopo la Giraffa. Mi incamminavo lungo la strada e sentivo il rumore dell'acqua. Adesso se ci passo mi viene il magone: con il cantiere l'acqua non si sente più, e chissà se con quelle nuove case si sentirà ancora, in futuro».

I TRE PIANI. A Goito sono entrati nella fase operativa tre differenti piani edilizi, frutto delle varianti al Parco di cui la Gazzetta parlò per la prima volta nell'estate del 2003. Il primo ed il secondo, venendo da Mantova, si trovano esattamente prima del ponte, sulla destra. 'Dogana nuova' è fatto da costruzioni nuove di zecca: in tutto circa ottanta alloggi. 'Dogana vecchia', invece, mescola recupero di edilizia già esistente e nuovo: undici casette, cinque appartamenti e cinque sedi per uffici. A ridosso dei due nuovi borghi sarà realizzato un parcheggio alberato. E per consentire ai residenti di arrivare in centro senza passare per la Goitese, sul Mincio verrà calato un ponte pedonale in legno. Anche questo progetto è stato studiato a fondo, approvato in tutte le sedi possibili, dalla Sovrintendenza all'Aipo, passando naturalmente per il Parco del Mincio: il Comune ritiene che possa essere posato nella primavera del prossimo anno. Nel frattempo, ci sono due piloni di cemento armato a ridosso del vecchio mulino.
Nell'area dopo la Giraffa (si chiama 'Buonmercato'), invece, e quindi sulla strada per il Maglio, una volta c'era la sede di un'azienda che tagliava il marmo. Tutto abbattuto: sono in costruzione diciassette monolocali e ventisei appartamenti. Parte di questi alloggi dovrà essere destinata agli studenti universitari che il Comune vuole portare a Goito avviando master di specializzazione proprio alla Giraffa. In proposito sono in corso contatti con gli atenei di Castellanza e Verona, ma non c'è ancora nulla di definitivo.
LE SCELTE DEL COMUNE. Circa l'opportunità di costruire il riva al Mincio, e addirittura in quella che molti tecnici definiscono 'zona esondabile' (cioè a rischio in caso di piena), il Comune di Goito non ha mai avuto dubbi.
Se negli uffici del Parco del Mincio la scelta di autorizzare gli insediamenti è stata, come riferiscono fonti bene informate, sofferta, in municipio non c'è traccia di incertezza. Il sindaco Anita Marchetti (Forza Italia) si assume la responsabilità di «rivoluzionare la vista del paese».
«Certo, io stessa e chi mi ha preceduta, cioè Pietro Marcazzan (oggi deputato Udc), siamo consapevoli dell'importanza di quello che stiamo facendo. Sappiamo che sono interventi forti, ma la nostra intenzione è quella di valorizzare il paesaggio, non di deturparlo.
«Le faccio un altro esempio della nostra volontà di cambiare volto a Goito: in riva al fiume, proprio sotto le campate del ponte della Gloria, abbiamo piazzato una fontana con giochi d'acqua. Sarà splendida, anche se non ci sono state autorizzate le luci. Per il resto, se le autorizzazioni ci sono tutte, vuol dire che abbiamo lavorato bene». Il sindaco non nasconde l'ambizione di far crescere la comunità: «Goito rappresenta uno snodo importante nel nord della provincia di Mantova, e noi siamo decisi ad attirare i cittadini con la forza dei servizi e della qualità della vita. Dogana nuova e Dogana vecchia, ad esempio, avranno moltissimo verde ed un passaggi pedonale che li porterà nel cuore del paese».
A GOITO SI LAVORA. Nel complesso, comunque, Goito ha avviato una politica urbanistica molto aggressiva. Stando ai dati forniti dal Comune, sono in corso venticinque piani residenziali per 422mila metri quadrati, diciotto produttivi per 685mila metri quadrati e diciannove di recupero per 125mila metri quadrati. Nel giro di qualche anno, insomma, il paese cambierà. E molto: vedremo come.
I SASSI COLORATI. Agli innamorati del Mincio resta una consolazione. I nuovi materiali edilizi sono molto più economici della materia prima usata dalla 'vecchia scuola', i ciottoli del fiume. Ciottoli colorati come Arlecchino: quelli che calpestiamo sulle strade del centro storico della città, quelli che reggono molte vecchie case di campagna. Con il nuovo corso edilizio non correranno pericoli. Le pietre nere, gialle e bianche resteranno in compagnia dei cavedani.
Enrico Comaschi


Due piloni in attesa del ponte di legno

Uno degli aspetti più rilevanti dei nuovi insediamenti ('Dogana vecchia' e 'Dogana nuova') a monte di Goito, subito prima del ponte della Gloria, è che la costruzione del nuovo quartiere sarà accompagnata da un secondo ponte sul fiume. Si tratterà di un ponte riservato ai pedoni e progettato per minimizzare l'impatto ambientale e non a caso, rileva il sindaco Anita Marchetti, «il progetto ha richiesto parecchio tempo». Il ponte sarà interamente in legno ed è atteso per la prossima primavera: finora, comunque, ha suscitato più di un malumore. La scorsa primavera per piantare i due piloni in cemento che sosterranno la campata è infatti stato messo in secca il naviglio destinato a portare l'acqua al vecchio mulino e poi a ritornare nel Mincio. Risultato: invece del corso di acqua fresca c'è uno stagno maleodorante. La chiusura del naviglio fa mancare l'acqua anche per un canaletto in cemento che era stato costruito per raccogliere gli scarichi degli edifici intorno a via Vittorio Veneto. «Quando piove - racconta un residente - non va neanche male perché il canaletto si pulisce. Ma se non piove per qualche settimana l'ambiente non è certo gradevole» (e.c.)
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