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A Pasqua assoluzione speciale per chi abortisce

Assoluzione pasquale per chi abortisce. Per il terzo anno consecutivo il vescovo di Cremona Lafranconi concede tale facoltà ai sacerdoti. Ricordiamo che la diocesi cremonese comprende 28 parrocchie mantovane della zona Oglio Po. Monica Perugini del Pdci commenta: «E'la solita mossa della Chiesa in campagna elettorale»

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Il vescovo Dante Lafranconi 
Per il terzo anno consecutivo, con apposito decreto, il vescovo di Cremona mons. Dante Lafranconi concede - ai sacerdoti che riceveranno le confessioni nel territorio diocesano - la facoltà di assolvere dalla scomunica chi commette aborto. Tale facoltà potrà essere esercitata da domenica prossima (delle Palme, 16 marzo) sino al 30 marzo (domenica "in Albis"). Normalmente l'assoluzione è facoltà del vescovo stesso, del vicario generale o del penitenziere della Cattedrale.

Ecco il testo del decreto vescovile: «Esortando i fedeli della nostra comunità diocesana a prepararsi in questo sacro tempo quaresimale a celebrare con le migliori disposizioni il sacramento della Penitenza; desiderando rendere più facile l'accostarsi a questo sacramento da parte dei fedeli che hanno commesso peccati particolarmente gravi, puniti con la scomunica (cfr. art. 308 del compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica); con il presente atto: concedo la facoltà ai Sacerdoti che ricevono le confessioni nella nostra Diocesi di assolvere dalla scomunica incorsa per il grave peccato di aborto, di cui al Can. 1398 del Codice di diritto Canonico. Detta facoltà potrà essere esercitata (...) unicamente nell'atto della Confessione sacramentale».
Tale facoltà, come detto, varrà per i sacerdoti della diocesi cremonese, che comprende anche 28 parrocchie mantovane (la zona Oglio-Po).

La scomunica, fino a quando non viene revocata da chi ne ha facoltà, esclude il battezzato dalla comunione dei fedeli, ovvero gli impedisce di amministrare e ricevere i sacramenti. Nel caso dll'aborto, tale "pena" non deve essere dichiarata dalla Santa Sede: viene comminata automaticamente ("latae sententiae"), per il solo fatto di avere commesso il peccato; nella scomunica, peraltro, ricade solo chi è a conoscenza della censura annessa a tale «grave peccato». Ordinariamente, un qualsiasi sacerdote non può assolvere la persona che ha interrotto la gravidanza, o ha collaborato a tale atto; col decreto citato, pertanto, mons. Lafranconi si propone di facilitare chi intenda accostarsi al sacramento della Riconciliazione - vista anche la ricorrenza delle festività pasquali e dunque l'intensificarsi della pratica religiosa - ma magari è frenato dal fatto di doversi rivolgere solo a determinati confessori, spesso sconosciuti. L'esperienza mostra che chi confessa tale colpa sono in genere persone che ne avvertono la gravità, e necessitano di un conforto.
Secondo il commento di diversi sacerdoti, col suo provvedimento il presule non si propone certo di sminuire un peccato grave: secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, l'aborto diretto, cioè voluto come fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale, e causa un danno irreparabile all'innocente ucciso, ai famigliari ed alla società. Gli stessi commentatori sottolineano, invece, come l'obiettivo vero del decreto vescovile sia di mostrare il volto misericordioso della Chiesa, «maestra, ma anche madre amorevole, che accoglie con larghezza di cuore i figli che hanno riconosciuto i propri errori».
Riccardo Negri
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